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Alzai la testa verso il volto della ragazza vestita di bianco. Sembrava serio e preoccupato. Vecchio. Il suo seno si era nuovamente riempito, il suo corpo aveva ripreso le forme morbide che aveva prima dell'arrivo di Ambrose. Infilai il mento nel collo della felpa, con le mani nelle tasche senza neppure ascoltare quello che stava dicendo. Non mi ero mai sentito così perso dentro me stesso come quando avevo attraversato il buio ricolmo di semisfere sospese e il corridoio oscuro per tornare alla collina. La mia essenza altalenava tra esaltazione e frustrazione in un continuo trasfigurare senza forma. Vedevo pezzi di verità e non una verità completa, mi sembrava di arrivare a una meta, poi venivo risucchiato via, tornando al punto di partenza, senza riuscire a tenere il controllo di quella che era per davvero la mia volontà. Non avevo una volontà.
Scossi la testa in risposta alla domanda che indirettamente mi ponevano gli sguardi delle tre figure. Chiusi gli occhi, senza dire una parola. Cercavo di accantonare il ricordo di ciò che era accaduto. Proteggevo la mia scelta con il silenzio o qualcosa del genere. Salvare qualcuno non aveva senso. Non sarebbe cambiato nulla, si sarebbe solo protratto un altro egoismo personale. Il mondo non avrebbe sentito la mancanza di Ambrose e al mondo non eravamo utili né io, né tutti quelli che sarebbero arrivati quella notte. Rappresentavamo la stupidità della vita, una speranza che, come tutte le inutili speranze, non sarebbe mai arrivata a niente di concreto. Eravamo evanescenti. Il ruolo che ci spettava era quello di spettri che non appartenevano più al mondo. Che, forse, non gli erano mai appartenuti.
Vidi il grande braccio piegarsi lentamente, fino a portare la piattaforma dall'aspetto di una mano al terreno. La ragazza vestita di nero, la Pura Verità, scese, raggiunse il ragazzo, gli mise una mano sulla spalla mentre lui immergeva con apparente disperazione la faccia tra le mani. Improvvisamente mi sembrò di sentire freddo.
Ambrose fu accompagnato in una lenta passeggiata verso la torre. Si voltò per un'ultima volta a guardarmi, a guardare il buio che era stato la sua vita. Forse rimpianse qualcosa, forse la morte gli era servita di più che l'esistenza stessa. Poi la ragazza lo spinse dentro, con tatto, quasi con compassione.
Dopo un lungo tempo inciso dalle crepe di un silenzio funebre, scese lei sola dalla torre marcescente. Le lunghe gambe sfilarono in un'andatura veloce, illuminata dal chiaro della pelle liscia e tesa sulle curve di donna. Mi voltai. Mi allontanai dalle due mani di rampicanti mentre la ragazza riprendeva la sua posizione e il braccio si rialzava poco per volta da terra.
Trascinai i piedi verso il confine del prato, là dove poco prima c'era stato il corridoio oscuro. Sul taglio netto del buio pendevano gli ultimi steli di erba turchese. Mi sedetti lì, con il fondo dei jeans sulla terra e le caviglie, sovrapposte l'una all'altra, immerse nel vuoto.
Dove si sta spingendo il tuo sguardo? Che cosa vedi, attraverso il buio?
Un oscuro futuro. Chiusi gli occhi per vederlo meglio.
* * *
Aveva i capelli scalati di media lunghezza, gli occhi piccoli e vicini tra loro, dietro un paio di occhiali da vista dalle lenti azzurre altrettanto piccole e rotonde. Indossava un paio di pantaloni bianchi troppo stretti, una camicia aperta sul collo, rosa con le righe sottili grigie che si deformavano aderendo al fisico flaccido, un paio di ridicoli mocassini bianchi alla moda portati senza calze e un maglione poggiato sulle spalle con le maniche riversate in avanti e i polsi annodati fra loro. Sul taschino della camicia, in un sottile ricamo viola, c'era una coppia di iniziali. Aveva almeno una quarantina d'anni. Stipulava polizze assicurative sulla vita. Quel genere di cose per cui una volta morto danno un corrispettivo in denaro alla tua famiglia.
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Zenith
ParanormalColleterno è una lugubre cittadina con un cimitero abbarbicato su una delle colline che lo circondano. Tra le sue stradine male illuminate e solitarie Sico, un ragazzo di sedici anni, si aggira in moto in una notte d'estate per tornare a casa. Colle...