Capitolo Sette.

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  Stesa sul letto della mia cameretta, ripensai a quel giorno. Non potevo ancora crederci, e potete giurarci, che se qualcuno mi avesse detto che potessero comparire delle ali a qualcuno, l'avrei preso per pazzo. Quando nella foresta ho ritirato per la prima le ali, è stato un dolore indescrivibile, simile a quello quando invece sono uscite, poco tempo prima. Ritornare a casa non è stato affatto semplice. Prima di tutto non sapevo dove cazzo mi trovassi, e poi non ce la facevo più a volare. Mi faceva male tutto il corpo, manco avessi corso le Olimpiadi. Dopo un tratto a piedi decisi di arrampicarmi su un albero per vedere almeno la mia posizione dall'alto. E grande scherzo del destino, mi trovavo a circa 4 chilometri da casa. Era l'unica, rispetto alle altre case vicine, più approssimata alla foresta. Anche la sua altezza mi ha permesso di notarla. Quindi ringrazio i miei genitori per aver avuto la brillante idea di costruire una casa grande. Così stanca ma incoraggiata a proseguire, mi incamminai verso sud, dove si trovava la mia cas... 'ehy ma aspetta un attimo. Come diavolo so che quello è il sud?'. Ero totalmente confusa. 'Forse , dato che gli uccelli migrano sempre verso sud, e quindi hanno una specie di bussola incorporata, questo potrebbe succedere anche a me no?' Non fa una piega, dato che ho le ali tipo come quelle di un pipistrello, forse è una cosa congenita. 'Devo far chiarezza su questo argomento.' Mi scrissi mentalmente di fare delle ricerche e avanzai per ritornare a casa e chiarire questa faccenda.

 Dato che la scuola era chiusa per le vacanze di natale, decisi di incontrarmi con Aaron e Dace al parco. Era una spazio immenso di verde diviso in varie aree. C' era l' area per i bambini, con giostre e giochi, l' area per i cani, dove i padroni portavano i loro amici a quattro zampe a fare una passeggiata, c' era poi il viale degli innamorati e l' area in cui si riunivano tutti i ragazzi per passare il tempo. Ma la mia area preferita era assolutamente 'il varco'. Era conosciuto solo da poche persone, ed era soprannominato così perché si diceva che fosse il varco per entrare in un mondo fantastico. Si lo so, sa tanto di bambino. Il nome venne dato infatti dal figlio del primo presidente del New States. Il piccolo era pieno di immaginazione e così volle lasciare per forza una sua impronta chiamando quel posto 'il varco'. Questo era il mio posto preferito in assoluto per una ragione: oltre ad essere un posto abbastanza silenzioso e riservato, i muri del varco erano ricoperti da murales. Io non ero appassionata di arte ma quei murali mi attiravano come poche cose. Alcuni mi ispiravano. Io andavo lì, mi sedevo e cominciavo ad osservarli e pensavo. In molte occasioni, le mie idee migliori mi sono venute proprio in quel posto. Ed è proprio lì che incontrai i miei due amici, seduta sotto a un salice, di fronte ad un murales che rappresentava un ragazza con un buco a posto del cuore, e poco lontano vi era un ragazzo con una mano in quella di una ragazza, e l' altra che teneva un cuore. Sembrava così realist...-Ciao bimba!- Aaron mi abbracciò da dietro e appoggiò il suo mento sulla mia testa.- Che fine hai fatto ieri? Nessuno ti ha più vista. Dace era molto preoccupata e anch'io... - Sospirai. Tipico di Dace parlare di me con Aaron. - Le ho detto che stavo bene Ti ha fatto preoccupare inutilmente...- mi girai e lo abbracciai forte. Lui è la mia roccia. Senza Aaron sarei davvero persa. Quella mattina indossava una giacca rossa e un jeans sbiadito. Ma era bello nella sua semplicità. 'un giorno diventerà un bell'uomo' pensai. -Bimba che succede? Ha per caso a che far con quel ragazzo... Stephan, giusto?- 'Ah... sa di Stephan. Giuro che ucciderò Dace appena la vedo. -Te l' ha detto vero?- gli domandai sapendo già la risposta. Alzai lo sguardo e lo guardai. Aveva la mascella serrata e mi guardava profondamente con le sopracciglie aggrottate. -Mi ha detto che ci ha provato con te. Ti ha riportato la collana di tuo nonno- la toccò lievemente, quasi avesse paura di romperla- e poi ha fatto lo stronzo. Giuro che gli spacco la faccia appena lo vedo.- Strinse la presa intorno a me. Aaron si preoccupa sempre troppo per me. -Ehy non preoccuparti- gli appoggiai una mano sulla guancia,e lui in risposta girò la testa e me la baciò- l' ho messo a posto io il ragazzo. È solo una testa di cazzo. - gli sorrisi per cercare di calmarlo. Notai che che a poco a poco si stava rilassando. Mi guardava ancor negli occhi e vidi che si stava avvicinando al mio viso, come per dire qualcosa, quando ci interruppe Dace. -Ehy piccioncini non mi salutate? - mi staccai dal mio amico che aveva un espressione quasi arrabbiata, e andai a passo di carica verso la mia amica spiona. -Avevi detto che non gliel'avresti detto!- sussurrai tra i denti per simulare un sorriso. Venne vicino a me e mi abbracciò -ieri era molto preoccupato per te e mi ha fatto parlare. Sai quanto può essere persuasivo il ragazzo.- mi sussurrò velocemente ad un orecchio prima di andare ad abbracciare Aaron, e sentii perfettamente il momento in cui le sussurrò a voce bassissima 'hai scelto proprio il momento giusto per arrivare,eh Dace?- 'ma di cosa stanno parlando? Quei due mi nascondono qualcosa...' Assottigliai gli occhi decisa a scoprire di più ma lasciai perdere non volendo perdere tempo prezioso. Ci sedemmo tutti e tre sulla panchina. Dace prese la sua borsa e ne cacciò fuori un piccolo stereo portatile. Lo accese e la nostra mattina incominciò con le note di 'I am free' dei Blue Dragons, una band che al momento spaccava. Iniziammo a parlare del più e del meno, fino a quando vollero sapere che cosa fosse successo il giorno prima. Mi limitai dicendo che avevo chiamato i miei e che mi ero fatta venir a prendere. Entrambi scrollarono le spalle e annuirono, capendo. Solo Aaron mi lanciò uno sguardo che diceva chiaramente 'se vuoi, io ci sono'. 'Lo so bene amico mio.', pensai. E così passammo il resto della mattinata a parlare e a divertirci.  

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