In tutte le guerre e in tutte le battaglie, che vengano vinte o perse, alla fine di ogni combattimento si fanno molti resoconti, che comprendono la conta dei morti, la valutazione delle strategie e delle mosse effettuate, l'analisi delle decisioni corrette che hanno portato alla vittoria o, viceversa, degli sbagli che hanno condotto ad una tragica sconfitta. Ebbene, anche la guerra contro la paura, condotta per lunghi mesi da Annalisa e Luigi, fatta di molti fatti e azioni, portò inevitabilmente conseguenze ed effetti, più o meno vantaggiosi. Certamente l'obiettivo primario era stato raggiunto ed ora, grazie alla vittoria, Annalisa e Luigi erano sicuramente più sereni e vicini; purtroppo, però, altri problemi erano rimasti irrisolti, come quello della madre di Luigi o delle amiche colleghe di Annalisa.
Entrambi i disturbi arrecavano, ovviamente, degli compensi dei nel rapporto che si era creato e così, di comune accordo, dopo l'ennesima discussione generata da due caratteri forti che avevano, sebbene diverse, due opprimenti preoccupazioni, i due alleati, durante il pranzo del 21 Giugno,-ora parlavano anche durante i pranzi, vi rendete conto!!-, decisero di affrontare i due nemici in due combattimenti differenti e solitari ma volti entrambi alla realizzazione di uno scopo comune: la felicità. Il giorno seguente Luigi sarebbe andato al cimitero per chiarire i fatti accaduti con sua madre-sì, si può fare pace anche con i morti, basta essere sinceri e certi della propria volontà-, e Annalisa avrebbe messo a punto due cosette con le sue care amiche colleghe. Il 22 Giugno Luigi uscì di casa assieme ad Annalisa, circa per le 7.20, dopo essersi alzato con lei, averle dato il buongiorno e aver preteso, comunque, che lei gli lasciasse il bigliettino sul tavolo a cui ormai si era abituato, e si diresse a piedi, sebbene fosse distante, verso il cimitero mentre Annalisa andò al lavoro: le due strade si divisero ma per raggiungere uno scopo comune. Contemporaneamente, mentre Luigi stava scegliendo con accuratezza i fiori da portare alla madre, Annalisa varcava la soglia dell'ufficio e si preparava alla battaglia; appena entrata fu circondata immediatamente da battutine e altre sciocchezze mentre Antonella la guardava triste, triste per la sua condizione che, quel giorno, fortunatamente, sarebbe sparita.
Appena le frecciatine terminarono, Annalisa prese coraggio, si mise al centro dello spogliatoio e, sotto lo sguardo pietrificato di tutte le colleghe, gridò:" Pensate che sia sciocco, vero? Pensate che sia stupido, che faccia un lavoro inutile e che creda in emozioni e sentimenti che ormai, qui, nel vostro mondo, non esistono più perché sono state rinchiuse in un vaso simile a quello di Pandora per fare si che nessuno sia più felice, vero? Eh, mi dispiace deludervi, care amiche, ma sappiate che potrete parlare con me soltanto quando avrete anche voi un uomo che scrive cose del genere" e si mise a leggere una poesia che Luigi le aveva dato proprio per l'occasione:<
fra fiori e zanzare,
fare l'amore
nel letto del sole,
amore indomito
rimbomba nei cuori,
la notte ci culla,
fino all'albor.Oggetto divino,
passione pagana,
verso splendente.Parola brevissima,
eterna esistenza;
amore.>>
Mentre tutte le colleghe di Annalisa si chiudevano vicendevolmente le bocche rimaste aperte, quasi impietrite, a causa di quei pochi versi- e poi mi chiedono come facciano le parole a ferire più delle azioni-, e si avviavano verso l'uscita, scusandosi con Annalisa una dopo l'altra per il loro comportamento, Luigi, invece, si trovava in una cimitero ancora vuoto, con i fiori in mano ed un dubbio colossale che lo bloccava, lì, all'ingresso: non si ricordava dove fosse sepolta sua madre Elvia. Questo fatto si sarebbe risolto, se ci fosse stato un altro umano al suo posto, semplicemente domandando al custode; al contrario, però, lì non c'era un uomo qualsiasi ma una persona che, intorno a quella dimenticanza, faceva ruotare moltissime domande ed innumerevoli significati: "come mai non lo ricordo? Sarà colpa dell'incidente o sono stato talmente tanto ingrato con lei prima dell'incidente da non essere stato nemmeno attento al suo funerale? Non è che magari a lei non piaceva questo posto e si è voluta trasferire in un luogo meno umido?". Arrivato all'ultima domanda, capì che era veramente da stolti comportarsi così, ed allora decise di chiedere semplicemente al custode; trovò sua madre, depositò in maniera precisa e quasi maniacale i fiori, fece una chiacchierata raccontandole tutto ciò che gli era successo e scusandosi per il passato, pulì la fotografia della lapide con un panno e poi si diresse a casa. Tornando indietro, mentre si trovava nella via principale, si guardava intorno, non limitandosi a guardare ma osservando il maggior numero di dettagli possibili e, così, notò qualcosa di strabiliante: sotto l'insegna di un ristorante in cui un cameriere magro magro chiuso dentro la sua giacca e cravatta apparecchiava i tavoli, vi erano due fidanzati che si stavano baciando in modo strano come se quello fosse l'ultimo bacio prima di una partenza e Luigi non ne capiva in perché; si fermò un paio di minuti lì, appoggiato alla ringhiera di quel giardino sul lato opposto della strada e, negli attimi in cui svolgeva queste riflessione, un signore alla guida di una macchina utilitaria si sentì male al volante, finendo inevitabilmente sul marciapiede e investendo a tutta velocità il ragazzo che stava attraversando la strada. Si, proprio così, quel ragazzo che sembrava dovesse partire, fu investito a pochi metri dalla sua ragazza. Se quel bacio fosse durato poco di più, probabilmente, i due innamorati sarebbe stati più felici. Luigi si allontanò spaventato ancor prima che arrivasse l'ambulanza e, una volta arrivato a casa, decise che era giunta l'ora di dare una svolta: si era reso conto, infatti, come non gli era mai successo prima di allora, che il fatto del " carpe diem" non fosse proprio una stupidaggine e così, appena arrivata Annalisa, la fece sedere e le disse: "Stasera ti porto a cena fuori, vorrei baciarti ora, qui ed ora, per sempre, ma voglio che tu abbia la normalità, la cena del primo appuntamento con il bacio finale". Annalisa lo guardò fisso, e poi ancora, ancora per pochi secondi ed infine asserì:" La normalità non conta in un mondo di pazzi", si avvicinò a Luigi e lo baciò dolcemente, come, forse, avrebbe dovuto fare molto tempo prima. Fallirono, in quegli istanti, tutte le tecniche, le strategie e i piani ma l'obiettivo fu raggiunto comunque: entrambi erano felici, uno con l'altra.
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Ed ora volevo rivivere
RandomImmagina: svegliarsi di colpo, cercare se stessi e non ritrovarsi in quel corpo, in quegli' occhi, nel nome con cui tutti ci chiamano; guardare dalla finestra e scoprire che il mondo è il nostro peggior incubo. Iniziare ad aspettare, aspettare fino...