▪️Capitolo IX

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Sollevo di scatto il busto, respirando irregolarmente. Demonizzare il sonno, forse è questo quello che dovrei fare. È così frustrante essere vittima di questi maledetti incubi, specialmente quando essi si ripetono, tali e quali ogni volta.

La voce di Ecs, la mia caduta nel pozzo oscuro, il cielo, le nubi, dei palazzi alti, il suolo, un cartello e poi l'esplosione. Questa è la concatenazione degli eventi, questo è il mio nuovo incubo.

Risvegliarsi con accanto una ragazza che si improvvisa koala è alquanto strano: Emery stringe il morbido cuscino come se fosse la cosa più importante al mondo; i capelli, ora più crespi di quando si è addormentata, le coprono metà del viso, lasciando intravedere solo in parte le guance pallide. Il make-up del giorno precedente è colato fino al piccolo neo che è situato sotto l'occhio sinistro. Alle orecchie porta dei tappi per attutire i suoni, mentre le unghie smaltate di nero sono avvinghiate alla federa.

Ripensando al discorso che abbiamo fatto ieri mi viene da sorridere. Dopo circa tre ore di sonno ci siamo svegliate ed abbiamo ripreso a parlare di noi, dei nostri interessi. Ho appreso diverse cose sul suo conto, ad esempio divorava e divora libri con ingordigia; il suo sport preferito era esplorare l'esplorabile e, se possibile, scoprire il nuovo.

Amava scrivere, mi ha confessato, tentava di evadere dalla realtà noiosa attraverso storie fantastiche e surreali. Condivideva questo passione con Beth: erano pappa e ciccia fin dalla tenera età, certo avevano avuto alti e bassi, ma il loro legame era troppo forte per potersi spezzare. Si erano conosciute in seguito al trasferimento di Emery nella piccola città in cui viveva la bionda. «Mio padre disse che era destino che ci trasferissimo lì» mi aveva spiegato, sbadigliando, «sai... alla fine ci credevo davvero anche io.»

Che buffo, entrambe pazze fino al midollo, entrambe figlie uniche, entrambe Original. A proposito del suo potere, non posso ancora affermare di sapere esattamente quale sia. Quando, prima di riaddormentarci, glielo avevo domandato, aveva sviato il quesito, sghignazzando.

Mentre sguscio fuori dal letto, individuo un quaderno sospetto sopra al lenzuolo. Lo afferro, non riconoscendo la copertina del mio diario. Cacchio! L'ho lasciato in salotto, quindi questo quaderno...

Appartiene a Sean, ovviamente. E questo mi fa immediatamente ricordare il modo in cui si era chiuso in camera, allontanandoci. L'aver scoperto che Ecs è molto più pericoloso di quando avessimo creduto, ci ha destabilizzati, ma lui... C'è qualcosa che non so, ne sono sicura.

Ma che novità, io non so mai nulla. È già tanto se sono cosciente di esistere, credo. Ci mancherebbe solo scoprire che tutto questo non è altro che uno stupido sogno e che in realtà il mio ipod non è mai morto, lasciando presupporre quindi che io sono solo una semplice Shannon qualunque, non una mens agens, non l'obiettivo di uno psicopatico dagli scopi ancora occulti.

Mi scappa un risolino stupito. Da quando mi considero tutt'altro che banale?

Cammino facendo attenzione a dove metto i piedi fino ad arrivare alla rampa di scale. Sporgendomi un poco mi accorgo che la sala è vuota, così recupero con facilità il mio diario, che era stato abbandonato per terra.

Butto un occhio sul pendolo vicino al camino e mi stupisco di leggervi che al momento sono le sette e un quarto di sera. Ma quanto ho dormito? Sarà l'effetto Emery o l'effetto Ecs.

«È tardi eh?» Adam è in piedi, con la schiena appoggiata al muro. «Avete dormito tanto, ma non è così strano se ci pensi... Contando il fatto che vi siete svegliate verso le quattro del mattino e riaddormentate alle sei...» Il suo sorriso ha un che di forzato.

«Emery è ancora persa tra le braccia di Morfeo...» rispondo, osservando curiosa la sua tenuta ben poco da casa. «Un momento, come sai che ci siamo svegliate?»

The Mirror of ShadowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora