Terzo capitolo

263 22 3
                                    

pagina di diario 26 - due mesi dopo

flashback

Da un po' di tempo non facevo altro che star da solo, rintanato a casa, a cercare soltanto di relazionarmi con l'alcool e col fumo. La mia casa era ormai diventata peggio di un luogo per drogati o di una delle tante discoteche di Los Angeles e mi rendevo conto che forse dovevo reagire anziché starmene al letto tutto il giorno. Mi riusciva bene reagire alle circostanze, no? Chi meglio di me sapeva farlo? Dopo tutto quello che era successo sul campo non doveva esserci nulla in grado di bloccarmi. Eppure non era così.. le cose semplici mi confondono da sempre. La quotidianità di un giorno semplice riesce ad insabbiarmi. Non ho mai creduto che scappare dai problemi fosse la soluzione, ma solo adesso, dopo numerose perdite e parecchi eventi spiacevoli, mi rendo conto che non è proprio così. Ad un certo punto ti rendi conto che lasciar andare ciò che non puoi più trattenere è l'unica soluzione. Stavo camminando lungo la grande strada che si presentava avanti a me, e com'ero solito fare anche da bambino, iniziai a contare i numeri scritti sulle porte dei vari edifici, sussultando non appena mi scontrai con una ragazza. Portava in braccio un piccolo beagle nero ed indossava un camice bianco con un targhettino dove stava scritto il suo nome, intuii che fosse un infermiera o qualcosa di molto simile.

« Mi spiace, non volevo. »

Dissi, abbassando lo sguardo e guardando con una leggera fretta da destra verso sinistra, rimanendo a compiere quel movimento per qualche minuto. Fu davvero l'unica cosa che riuscii a dirle, o almeno sino a quel momento. Beh? Cosa avete da pretendere? È già tanto che io l'abbia fatto: da come sto e da come "non vanno" le cose nella mia vita avrei solo dovuto mandarla a quel paese. In realtà la mia vita non era mai "andata".

« Sono Bradley, mi puoi chiamare Brad, e perdonami.. ma davvero non ti ho vista. »

Sinceramente parlando non sapevo in quel momento da dove avessi preso il coraggio di continuare a dirle qualcosa. Forse per il fatto che non la conoscevo ed anche perché non meritava un brutto trattamento solo perché la mia vita faceva schifo.

Che ti prende, Brad? Finiscila di essere gentile che non lo sei più da molto. Questa è l'ultima volta che non ti incazzi con qualcuno, intesi? La gente la devi trattare di merda, la devi. Stop.

La mia voce interiore mi stava torturando ancora ed odiavo ammetterlo ma aveva tremendamente ragione. La vulnerabilità ti rende un bersaglio facile.

« Oh ma non c'é nessun problema, Brad.. »

Rimasi fermo a guardarla quando disse a rallentatore il mio nome come a volerselo fissare in testa.

« ..capita a tutti di essere distratti ed io sono la distratta numero uno, Elettra. »

E allora? A me sinceramente non me ne fotte un cazzo di come sei.

Il mio ego sconfinato continuava ed io cercavo sempre di più di mantenere la calma e di non dargli ascolto almeno questa volta. O forse semplicemente non avevo davvero la forza di farlo. Deglutii, fortemente imbarazzato da tutta la situazione che si era venuta a creare. Quando mai una ragazza che avevo urtato per strada si era preoccupata di rispondermi in quel modo? Mi avevano sempre mandato tutti a fanculo dopo una scena del genere, e dato il modo nuovo in cui questa ragazza reagì, non riuscii a far a meno di sorridere.

Brathe #1 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora