Secondo capitolo - I parte

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mio milionesimo acido e monotono giorno sulla terra; io sono l'unico amico di me stesso; 9:37 a.m.;

{ Acido, arcigno, aspro, astioso, livoroso, malevolo, maligno, acre; acidità s. f. [dal lat. tardo acidĭtas -atis]. - 1. a. L'esser acido; qualità, sapore di ciò che è acido. b. In chimica: proprietà di una base di unirsi a uno o più equivalenti di un acido; acidòṡi s. f. [der. di acido 1, col suff. -osi]. -

Io sono acido. Sono un acido. Sono un stato tossico dovuto a un abnorme accumulo di esperienze acide nel sangue o a un'abnorme perdita di amore alcalino dal sangue. Io sono acido muriatico; destinato ad essere l'unico amico di me stesso. }

Ma voi ci riuscireste ad andare a lavoro solo con due ore di sonno? Non sto certo parlando di oggi ma mancano più o meno due mesi ed io non sono psicologicamente pronto a tornare in quell'ambiente. Vi presento il ragazzo più coglione del mondo ed aggiungetelo pure agli altri aggettivi precedenti che mi rappresentano. La mia vita è sempre stata una merda, un po' monotona, forse anche priva di senso da quando mamma è andata via. Da quel giorno la mia esistenza è totalmente sottosopra. Non riesco più a distinguere il giorno dalla notte; quando si dorme o quando si sta svegli o che semplicemente è da pazzi alzarsi senza aver dormito un secondo.
Ogni mattina apro l'armadio e puff: è sempre la solita storia. Non faccio un cambio stagione da parecchi anni e chissà quante felpe pulite ci saranno assieme alla mimetica sporca. Non ho voglia di fare nulla, voglio solo fumare sino a distruggere i miei polmoni e provare nuovamente l'ebrezza di uccidere qualcuno. Ricordo ancora anni fa quando per errore uno dei miei compagni colpì due vittime innocenti: una donna ed un bambino. Lui scioccato, impallidito, dominato dalla paura e dal senso di colpa; io impassibile, freddo, apatico. La cosa non mi toccava minimamente. Sarà strano da dire e vi capisco, ma per me l'unica cosa positiva del mio lavoro è la libertà di poter sparare al nemico che mi si palesa davanti tutte le volte che mi rispediscono in quell'inferno.
Col tempo ci fai l'abitudine, diventa normale, non ti scalfisce più.

Nè questo, nè nient'altro.

Tralasciando tutto ciò, credo che adesso prenderò una maglietta ed andrò a fare lo spavaldo per strada, perché tanto è inutile rimanere a fissare queste carte.
Il congedo per adesso non mi serve. Penso manderò un altro po' di gente giù nell'Ade, sapete che intendo, vero? Tipo in versione 'eroi greci'. E poi anche se volessi presentare una richiesta del genere, prima che me l'accettino dovrebbero sicuramente passare degli anni, perciò, tanto vale non far nulla.

Perfetto, eccolo qui un altro dei tanti giorni della mia vita in cui mi sono alzato col piede sbagliato. Non faccio altro che desiderare di non svegliarmi più per sempre.
Così, cercando di scavalcare per l'ennesimo giorno il solco della mia infelicità, presi la mia maglia e dopo averla infilata cercai di darmi un aggiustatina prima di uscire. Riposi le mie Marlboro rosse dentro la mia tasca destra posteriore dei jeans e con un colpo di testa mandai a fanculo il mio ciuffo verso l'altra parte.

Che palle questi capelli. Non fanno altro che crescere e...
Ma perché faccio così?
Forse è per questo che non ho amici da anni o forse è anche perché parlo da solo. Credo che sia per entrambe le ragioni. Mi faccio questi complessi quasi ogni mattina e se ve lo state chiedendo, sì, è una routine abbastanza distruttiva.

Così, chiusi la porta ed iniziai a camminare lungo la strada deserta che percorrevo ogni giorno per raggiungere il Caffè dell'espresso più buono della città.

Brathe #1 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora