Capitolo 7

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Era una di quelle rara volte, nella vita di Alexander, in cui stava dormendo, dormendo davvero, con tanto di sorriso idiota e leggeri mormorii confusi. Da quando non gli capitava, ormai? Tra concerti, impegni improvvisi, incubi e ansia era fortunato se riusciva a dormire per più di cinque ore filate. Al massimo.

Erano ormai le undici e mezza di mattina quando, dopo dieci minuti buoni di schiamazzi e urletti eccitati, un uragano rosso entrò nella camera di Alexander, sbattendo sonoramente la porta. Il biondo si lamentò e si coprì la testa con le coperte, ancora in dormiveglia, ma non aprì gli occhi.

Il rosso allora, con un sorrisetto crudele, indietreggiò fino alla porta per prendere la rincorsa. Si buttò sul biondo ad angelo, ridendo, facendogli sfuggire un gemito di dolore.

<<Il sole è alto nel cielo, gli uccelli cantano e tuo marito è finalmente qui con te dopo interminabili settimane. E tu dormi!>>

<<Non vedo Benedict Cumberbatch da nessuna parte>> si limitò a sussurrare il biondo, ancora nascosto sotto lo spesso piumone.

Casper cadde sul pavimento a gambe all'aria con un verso scioccato e decisamente poco etero. Il cantante rise, ormai sveglio, e si tolse le coperte. Guardò per un minuto buono il rosso, che nel frattempo si era rialzato, e quello ricambiò il suo sguardo serio. Poi gli saltò a collo nella sua migliore presa a koala, rischiando di far cadere entrambi col culo a terra. Delle risate trattenute interruppero il raro momento diabetico tra i due.

<<Che schifo, prendetevi una camera>> esclamò Travis, fintamente irritato.

<<Questa è camera di Alexander, genio>> ribatté Stefan.

Alexander si staccò dal rosso e guardò i due gemelli che, dal nulla, avevano preso a battibeccare come dei bambini di cinque anni su chi avesse torto, chi fosse il genio, chi avrebbe avuto bisogno di lezioni anti-sarcasmo e altre cose di cui il cantante non riuscì a tenere il filo.

Gli scappò una leggera risatina prima di prendere anche gli altri due in un veloce abbraccio.

<<Mi siete mancati>>

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Il resto della giornata trascorse velocemente e fu bello per il cantante ritrovarsi nuovamente ventiquattro ore su ventiquattro in presenza degli altri tre.

Dopo pranzo parlarono con Simon delle domande generali che sarebbero state poste il giorno dopo durante l'intervista e su cosa avrebbero dovuto focalizzare maggiormente la loro attenzione. A quanto sembrava, le voci di una loro uscita dalla scena si erano diffuse a macchia d'olio e l'agente pensava che semplici annunci via internet non sarebbero bastati a chiarire il malinteso. Dopodiché l'uomo uscì per andare a lavoro, rivolgendo ai quattro uno sguardo di minaccia, al quale loro risposero col medesimo sorriso angelico. E poi la casa fu tutta per loro.

Passarono il pomeriggio nella stanza dei giochi di Simon, tra playstation, Just Dance e ridicoli programmi trash. Travis si dilettò per un po' in cucina provando a fare dei popcorn ma, dopo l'ennesima fornitura bruciata, optarono all'unanimità per il cibo spazzatura che non necessitava di essere preparato in alcun modo. Non volevano mica far saltare in aria la casa.

Stavano giocando a obbligo o verità, per lo più interessati a far fare agli altri cose imbarazzanti, quando il campanello suonò.

<<Mica avete ordinato qualcosa?>> domandò Stefan. Mancavano ancora un paio di ore al ritorno di Simon e delle sue due donne.

<<E' per me>> si affrettò a dire il diciottenne e, sotto lo sguardo curioso degli altri tre, si alzò e corse alla porta, rischiando di cadere un paio di volte dalle scale. L'aprì affannato.

Broken Emeralde (boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora