Capitolo 1

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Alexander, durante la sua vita, aveva provato, tra le altre cose, molte droghe che gli avevano procurato un'adrenalina inimmaginabile. Alcune volte era come guardare le cose al di fuori del proprio corpo, altre come volare ed essere completamente un'altra cosa rispetto alle persone, alle cose che lo circondavano. Ricordava ancora quella volta che, a quindici anni, fatto di Dio solo sa cosa, si era introdotto nella sua scuola e aveva coperto le pareti dell'ufficio del preside di parole decisamente poco carine, per poi distruggere completamente la stanza. Il giorno dopo era stato espulso, di nuovo.

Ma mai nulla, nessuna droga, nessuna situazione, niente di niente, riusciva ad eguagliare l'adrenalina che provava a stare su un palco, guardando decine di migliaia di persone che cantavano le sue canzoni, insieme a lui, che urlavano il suo nome, che erano lì per lui. E ogni fottutissima volta Alexander dava tutto sé stesso, di quel poco che gli rimaneva, perché
loro erano lì per lui, e quindi anche lui doveva essere lì per loro.

Quella sera a Praga non fu da meno. Era come se potesse, solo con la sua voce, andare vicino ad ognuno di loro e sussurrargli le parole che stava cantando nell'orecchio, come fosse una cosa solo tra loro due, come se esistessero solo loro in tutto l'universo.

Quando l'ultima strofa della canzone di chiusura lasciò suadente le sue labbra e la musica cessò, un enorme boato nacque da parte di tutti e presenti e i gemelli insieme a Casper lasciarono gli strumenti e si avvicinarono al cantante per poter salutare e ringraziare di persona le proprie fan.

Mentre insieme annunciavano la pausa che avrebbero preso fino a gennaio, Alex scorse con la coda dell'occhio Simon in prima fila, insieme a sua moglie Odette e alla piccola Delia, intenta a giocare con le ciocche castane dei capelli della madre e gli sfuggì un sorriso. La piccola, infatti, aveva reso noto più volte a lui e alla sua famiglia che, una volta che avesse avuto l'età, avrebbe sposato Alex “come la regina delle Fate le aveva ordinato di fare”. Alcune volte trovava l'immaginazione della bambina disarmante, non riuscendo a capirla. Da bambino non aveva mai avuto la capacità, come neanche la possibilità, di immaginare cose che non fossero di un altro mondo, troppo impegnato a cercare di sopravvivere nel suo. Sarebbe stato interessante passare più di un mese a contatto con quella testolina, nonostante i bambini non fossero proprio la sua cosa. Aveva sempre paura di non saperli prendere, non avendoci mai avuto a che fare e non essendo proprio il prototipo del normale fratello maggiore.

Si accorse di essersi perso tutte le parole di Casper, ma nessuno ci fece caso perché tutti erano ormai abituati alla sua poca loquacità fuori dal palco, anche se tecnicamente non lo erano ancora.

Le luci si spensero e, tra le persone che ancora urlavano, scesero da palco ed entrarono nei loro camerini.

Guardandosi allo specchio si ritrovò nella stessa situazione in cui praticamente si trovava ogni singola volta dopo un concerto. I capelli biondi-blu erano intrisi di sudore, che li faceva attaccare al volto, leggermente più arrossato rispetto alla sua carnagione pallida. Le pupille erano leggermente più dilatate del solito per via delle forti luci del palco e aveva perso una delle palline del piercing al naso, che stava per sfuggirgli.

Sbadigliando entrò nel bagno per farsi una doccia veloce, come sospettava stessero facendo anche gli altri tre. Si asciugò rapidamente i capelli che ormai gli arrivavano pochi centimetri sopra le spalle e si infilò un paio di pantaloni strappati neri, con una larga felpa dello stesso colore.

Uscì dal camerino nello stesso momento in cui lo fece Casper che, vedendolo, gli si gettò addosso.

<<Sono distrutto. Annientato. No, basta, ammazzami>> pregò con voce lamentosa mentre il gatto che si portava ovunque, Oliver, un piccolo esemplare dal pelo nero e gli occhi azzurri, usciva dal suo camerino e si andava a strusciare sulla gamba del biondo.

Broken Emeralde (boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora