Capitolo 2

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Vivere a Brooklyn. Un sogno o un incubo? Dipende dai punti di vista. In questo caso, il punto di vista di un diciassettenne Australiano trasferitosi a New York appena 3 settimane prima per via del lavoro di sua madre. Audrey Cole, una donna sulla quarantina che era nata a New York, si era trasferita in fretta e furia in una cittadella sperduta dell'Australia e aveva partorito Michael Cole, suo figlio. E con suo intendo solo suo, nessun padre, nessun cognome paterno: solo Michael e Audrey. Il perché la Newyorkese pentita fosse tornata in patria non era dato saperlo, solo il fatto che dopo aver messo tanti soldi da parte, aveva iscritto suo figlio nel più prestigioso liceo di Manhattan: la Saint Jude. Michael era poi il ragazzo che piaceva a tutte: biondo, con gli occhi azzurri, alto 1.80, labbra sottili e sorriso meraviglioso. Ovviamente allenava il suo fisico e sapeva di piacere alle ragazze: questo gli permetteva di comportarsi da spaccone, di potersi divertire, ed effettivamente, era ciò che aveva sempre fatto.
<<Michael ieri ha chiamato la scuola, domani dobbiamo andare a una riunione per conoscere i rappresentanti dei genitori>> disse Audrey con noncuranza mentre continuava a lavare i piatti.
<<Dobbiamo?>> chiese il ragazzo che interruppe il messaggiare sul cellulare con i suoi amici.
<<Dobbiamo, Michael. Incontrerai tutti quelli che saranno i tuoi compagni, anzi ti chiedo di indossare qualcosa di elegante>>
<<Ma certo mamma>> sbuffò l'australiano alzandosi con rabbia dal divano <<vuoi dirmi anche cosa devo indossare?>>
Anche Audrey interruppe ciò che stava facendo, e si voltò verso suo figlio per guardarlo negli occhi
<<Beh.. Sì! A dir la verità sarebbe proprio carino se indossassi una camicia bianca e un pantalone che non sia il tuo solito jeans scolorito! Ho impiegato tutte le mie forze per portarti in questo liceo, e tu non rovinerai anco..>>
Il ragazzo la interruppe <<Che stupido mamma, hai ragione! Devo completamente aver dimenticato la parte in cui ti chiedevo di cambiare Paese e di rovinarmi la vita!>>
Audrey restò in silenzio, scioccata dalle parole del suo bambino: certo, Michael quando si arrabbiava era parecchio stronzo, ma con lei stava esagerando. Erano ormai tre settimane che si comportava in questo modo.
<<Ti chiedo di capirmi>> riprese lei a voce più bassa <<Adesso non posso parlartene, ma ti giuro che non sono stata una pazza>>
<<Okay mamma, io vado>> disse, si diresse verso la porta di casa e da un piatto prese le chiavi del loro suv rosso usato.
<<Dove stai andando?>> fece Audrey , ma Michael era già sceso di casa sbattendo la porta alle proprie spalle. Abitavano un loft all'ultimo piano di un palazzo, ma scese comunque per le scale,si alzò il cappuccio del suo felpone largo blu e arrivato all'auto alzò il volume della radio il più possibile, poggiò con violenza la fronte sul manubrio e urlò. Poi, tra le lunghe file di taxi, si addentrò per le vie di New York, senza una meta.

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