Let the human in.

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Roma, 24 Aprile

Domenica


Non ho mai pensato di avere una vita appassionante, una vita che valesse la pena vivere. Gli anni sono passati, mi sono sfuggiti dalle mani mentre non facevo nulla per afferrarne le redini. Sono passati anni, pesanti sul mio morale e  nessuno sapeva nulla.

Ho passato depressione ed ansia quando ancora non sapevo dargli un nome.

Ho fatto danni, tanti danni, per qualcosa che non sapevo riconoscere nel nome dell'ansia da abbandono. 

Ho creato. Ho dato vita a qualcosa che mi rendesse meno me stessa. (1)

Nessuno doveva sapere.


Ho vissuto nella paura di nuovi incontri solo per paura di perdere. Ho pensato che cosa la gente potesse fare per distruggermi un po' di più. Ed ogni volta era terribile.

Ho scoperto nuovi lati di me, e li ho accettati. Ho compreso che dopotutto nascondere la realtà mi rende solo un po' più robot, un po' meno veritiera, un po' più preoccupante. Ho sopportato cantando, ballando quand'ero sola. Ho amato. Di nuovo.

Me ne sono vergognata.

Sono tornata ad amare, lo nascondo anche a me. Le paure che hanno fatto di nuovo capolino. Ed è sempre stata la mia altalena di emozioni: un breve e intenso periodo di pensieri felici e fantasie invincibili, un'infinità di rancori e malinconie. 

Ho amato la realtà del mio animo, ho esternato me stessa e forse per la prima volta. Finirà tutto così presto, eppure mi sento nuova. Probabilmente di qui a giorni dirò l'opposto, renderò queste parole vane, ma boh...

Ne vale la pena zittire i pensieri?









(1) E forse nessuno potrà mai riconoscere, riconoscersi, capire cosa quest'ultima frase possa significare. Fidatevi, un significato lo ha.

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