Che palle.
Era una bella giornata fuori: la neve si era sciolta e, nonostante il freddo di dicembre, il sole splendeva. Pensai che uscire sarebbe stata una bellissima idea, se...
Se non avessi dovuto studiare storia per il giorno dopo!
Mi ero presa all'ultimo, e mi ritrovai così il giorno prima a dover studiare 40 pagine per il giorno dopo, e ne avevo studiate a malapena quindici.
Guardai dalla finestra e vidi Ale uscire dal portone del suo palazzo, di fronte al mio.
Sbuffai. Era interrogato anche lui, ma a lui ovviamente bastava una letta generale e si ricordava tutto!
Presi il cellulare e feci per scrivergli, ma lui mi precedette chiamandomi.
"Ale." misi in viva voce e sottolineai con l'evidenziatore le cose importanti.
"Ali. Sono sotto casa tua, esci?"
"Sto studiando storia." tornai a guardare fuori dalla finestra e lo vidi seduto su una panchina.
Sbuffò. "Che palle. Sono cose semplici, dai! Ci facciamo una passeggiata..."
"Perché invece non vai a casa a studiare anche te, visto che sei interrogato?" sorrisi leggermente. Non l'avrebbe mai fatto.
"Scherzi? Mi conosci, sai che darò una ripassata questa sera se tutto va bene. Dai Ali, fallo per me. Porta i libri e andiamo al parco. Ti prometto che studieremo. Poi con me hai sempre preso bei voti" immaginai il suo sorriso sornione.
Mordicchiai il tappo dell'evidenziatore con i denti e pensai.
Era vero, con lui avevo sempre preso bei voti perché gli interessava davvero aiutarmi. Ero una dei pochi ai quali si interessava, soprattutto in ambito scolastico.
Ah, se non si era capito, eravamo in classe assieme.
Scegliemmo entrambi il liceo scentifico, e chiedemmo di stare nella stessa classe.
La maggior parte dei bei miei voti li dovevo al mio migliore amico.
"Va bene. Cinque minuti e scendo."
"Brava amore, ti aspetto."
Amore...
Scossi la testa e mi proibii di pensarci. Ero abituata, mi dava sempre nomignoli del genere, per questo le cotte temporanee di Alessandro mi odiavano, perché a me affibiava tutti i nomignoli del mondo, mentre a loro no.
La cosa mi divertiva parecchio, soprattutto quando arrivavano a scrivermi dicendomi di stargli lontano. La prima volta che successe mi arrabbiai, poi continuarono a scrivermi una dopo l'altra e cominciai a fregarmene e mi mettevo a ridere insieme ad Ale mentre leggevamo quei messaggi di pazze schizofreniche...
E poi lui le lasciava.
Presi la borsa e ci misi il libro di storia. Andai in cucina e non trovai mia madre, solo mia sorella minore, Angelica: "Angi, dov'è la mamma?"
"Boh" rispose.
"Grazie" ironizzai. "Dille che sono uscita."
Presi le chiavi dal cestino nel mobiletto accanto alla porta e aprii la porta.
"Ma non devi studiare storia?" chiese, con sguardo inquisitorio.
Alzai gli occhi al cielo. Mia sorella stava passando il periodo delle cuffiette, del ciuffo emo e dell'eyeliner con i brillantini, e della rompicoglionaggine.
"Vado al parco con Ale, a studiare." sbuffai e feci per uscire.
"Fattelo!" le sentii dire mentre chiudevo la porta.
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Nothing's still the same
RandomNella grigia città di Milano due ragazzi, Alice e Alessandro, sono migliori amici da quando ne hanno il ricordo. Hanno passato insieme, nella stessa classe, asilo, elementari, medie e superiori; fino al quarto anno. Questo legame indissolubile, pe...