Capitolo 1

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Mi svegliai a causa del mio cellulare che non smetteva di squillare da qualche minuto. Mi girai dall'altra parte del letto e vidi Giorgia, la mia migliore amica, dormire beatamente. Mi chiesi come facesse a dormire ancora dopo tutto il caos creato dalla mia suoneria. Dopo qualche secondo presi il mio cellulare dal comodino e risposi.
"Mmmh..."
"State ancora dormendo, vero?"
"Esatto, che vuoi?"
"Che voglio? Ma sai che ore sono Giulia?" Alzai gli occhi al cielo e controllai l'ora al cellulare. "Andrè, sono le 11:00 e quindi?" Sentii mio cugino sbuffare e qualcuno alle sue spalle ridacchiò. "Con chi sei?"
"Ma ti pare la cosa più importante in questo momento? Ti ricordi che giorno è oggi?"
"Si Andrea, è il 15 maggio e...o cazzo! La finale!" Esclamai spalancando gli occhi. Tra cinque ore io e Giorgia saremmo dovute essere a Torino.
"Alleluja! Muovetevi altrimenti farete tardi."
"Si, ci vediamo dopo, un bacio."
"Ciao. Ah, ti saluta Alessio." Disse e sentii ancora una volta qualcuno ridacchiare.
"Salutamelo." Chiusi la telefonata e poggiai il telefono sul comodino. Presi un respiro profondo e cominciai a scuotere Giorgia.
"Giò, alzati è tardi.." Dissi  con voce calma. "Giò..." Dissi ancora una volta alzando leggermente la voce e scuotendola un po' di più. Sbuffai vedendo che non dava alcun segno di vita e mi alzai dal letto. Presi un cuscino e glielo lanciai in faccia urlando. Che pazza isterica che sono.
"Ma che cazzo? Lasciami dormire, stronza!" Disse girandosi dall'altra parte.
"Te lo sogni, mia cara. Sono le 11:00 ed abbiamo solo cinque ore per essere a Torino in tempo per la finale." Dissi togliendole il lenzuolo di dosso. Non appena finii di parlare spalancò gli occhi.
"Le undici, LE UNDICI!? Perché  non mi hai svegliata prima, cavolo!?"
"Perché mi sono appena alzata anch'io, genia."  Alzò gli occhi al cielo e si diresse velocemente in bagno mentre io presi le valigie. Andai sbadigliando in salone e notai che i miei genitori non c'erano. Mandai un messaggio a mia madre e le dissi che io e Giorgia saremmo partite dopo un quarto d'ora.
"Il bagno è libero, muoviti!" La sentii urlare. Mi diressi verso il bagno e mi lavai il viso. Mi asciugai e mi cambiai. Quel giorno faceva molto caldo, quindi mi misi una semplice canotta e dei pantaloncini di jeans. Mi fermai un attimo allo specchio per osservarmi.

Devo ammetterlo, non mi faccio poi così tanto schifo come un tempo. Certo, non sono la ragazza più bella al mondo, anzi, però mi accetto per ciò che sono. Non molto alta, corporatura normale, viso leggermente tondo, occhi leggermente a mandorla marroni e capelli castani con ciocche blu che tanto amo. Ce n'è voluto di tempo per convincere i miei genitori a tingermi i capelli, ma alla fine ce l'ho fatta. Li ho dovuti convincere anche per farmi dei piccoli tatuaggi che ho sparsi sul mio corpo, ovvero due piccole ali, un 'disegno' che rappresenta New York (sempre molto piccolo), una nota musicale e delle frasi che per me hanno un significato molto profondo.

"Giulia, muoviti cazzo!" Le urla di Giorgia mi fecero risvegliare dal mio momentaneo stato di trance. Mi pettinai i capelli ed uscii dal bagno.
"Finalmente." Sospirò. "Allora, andiamo?" Mi chiese prendendo la sua valigia. Annuii, presi la borsa e la mia valigia ed uscimmo di casa.
"Amica mia, si parte!" Disse Giorgia entusiasta mettendo un braccio attorno alle mie spalle. La guardai e le sorrisi.

Lei è poco più alta di me, magra, con dei lunghi capelli color biondo scuro ed occhi marroni. Ci conosciamo dalla prima elementare e da allora siamo inseparabili. Progettiamo questo e tanti altri viaggi insieme ormai da anni. Abbiamo entrambe 19 anni e, dopo esserci diplomate, abbiamo deciso di prenderci un 'anno sabbatico' prima di andare all'università. Durante quest'anno abbiamo lavorato come cameriere in un ristorante ed ora, finalmente, ci siamo decise ad andare a Torino, dove studieremo tra qualche mese. Lei studierà alla facoltà di architettura, mentre io a quella di scienze della formazione. Approfitteremo di questi giorni in cui staremo a Torino per la partita per cercare un appartamento da poter affittare quando ci trasferiremo a gennaio. Anche se manca ancora molto tempo vogliamo già dare un'occhiata. A proposito di calcio, siamo entrambe grandissime tifose della Juventus, sin da piccole, ma non abbiamo mai avuto occasione di andare allo stadio. Abbiamo entrambe delle cotte per dei giocatori, ma meglio non parlare di questo. La partita che vedremo, però, sarà quella di ritorno della finale di Coppa Italia della primavera contro il Milan. Mio cugino è Andrea Favilli e ci ha invitate a Torino per vedere la partita. Ovviamente abbiamo accettato senza esitare. Oltre a lui conosciamo molto bene anche Alessio Di Massimo che Andrea una volta ha portato con sé quando tornò qui a Pisa. Staremo a Torino per cinque giorni durante i quali visiteremo lo stadio e la città.

Dopo aver messo le valigie in macchina, salimmo. Erano le 11:30 e, se non ci fossero stati problemi, saremmo arrivate in tempo per la partita, che sarebbe iniziata alle 16:00. Giorgia impostò il navigatore e partimmo. Accesi la radio e cominciammo a cantare 'No Hero' di Elisa che è, in un certo senso, la nostra canzone, dato che io gliel'ho dedicata al suo compleanno.

Dopo tre ore e mezza di viaggio finalmente arrivammo a Torino. Erano le 15:15 ed eravamo in ritardo, come al solito. Andammo al bed & breakfast dove avevamo prenotato il giorno precedente, lasciammo le nostre valigie e ci cambiammo. Arrivarono le 15:45 e ci dirigemmo allo stadio in macchina. Quando arrivammo di fronte allo Juventus Stadium le gambe cominciarono a tremarmi. Era enorme e davvero magnifico, mi mancava davvero il fiato. Lo avevo visto più volte, ma solo in foto ed ora essere a pochi passi da esso mi creava molta agitazione. Giorgia provava lo stesso, così mi prese la mano, prendemmo un forte respiro ed entrammo.

 La partita era già cominciata da qualche minuto. Ci sedemmo ai nostri posti e, quando vidi mio cugino, lo salutai facendogli un cenno con la mano e lui mi sorrise. Per qualche minuto non prestai attenzione alla partita ma mi guardai semplicemente intorno. Cercavo di osservare ogni centimetro dello stadio e l'adrenalina cresceva in me a dismisura. Quando il mio sguardo cadde sulla tribuna d'onore stavo per urlare. Non credetti ai miei occhi, infatti li sbattetti più volte prima di capire che loro erano davvero lì. Iniziai a dare ripetutamente dei piccoli colpi al braccio di Giorgia che però non mi calcolava minimamente.
"Giulia smettila, so che sei agitata, lo sono anch'io, ma calma." Disse sbuffando.
"No no no, tu non hai capito forse.."
"Ma capito cosa?" Mi chiese alzando un sopracciglio. Mi girai verso di lei e feci uno dei miei sorrisi da ebete che solo in situazioni estremamente importanti esce fuori.
"Ma mi spieghi cosa.."
"Guarda là." Dissi facendole cenno di guardare la tribuna d'onore. Quando li vide spalancò gli occhi e si voltò verso di me
 "Oh cazzo." Sussurrò incredula.

Those boys|Á.M.|P.D.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora