O N E .

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Fa freddo. Ho freddo. Sono sola, disperatamente sola.
Piove, l'acqua scorre sul mio manto marrone sporco e ruvido, striscia sulle orecchie dandomi fastidio, entra nel mio naso tondo e nero e mi entra nella pelle.
Brividi mi attraversano il corpo, brividi di freddo e sgomento.
Mi tremano le zampe, per questo mi sdraio sotto un albero per tentare, anche solo un po, di ripararmi dalla pioggia.
Mi sono persa, è da giorni che vago per ritrovare la strada di "casa", cioè una villa abbandonata.
Io non ho un branco, i miei genitori sono morti e i miei fratelli non so dove siano. So solo che mi hanno abbandonata.
Sono una lupa solitaria,triste e malconcia.
La neve è fredda sotto di me e mi sta bagnando ancora di più il pelo.
Tremo tutta.
Sento che sto per cedere.
Ma prima che possa chiudere gli occhi annuso l'aria e scopro che qui, oltre a me, c'è qualcun'altro.
Non è uno, bensì sette e tutti maschi.
Sto ancora sdraiata con gli occhi socchiusi, per non farci entrare la neve e le orecchie drizzate per sentire qualunque tipo di rumore.
Vorrei poter leggere le loro menti ma mi pare impossibile.
Noi lupi abbiamo il dono di poter leggere i pensieri e i sentimenti altrui ma solo ed esclusivamente se è il maschio a volerlo. Quindi anche se una femmina non vuole ma il maschio si, ella è costretta a fare una cosa che in realtà non vorrebbe neanche fare.
Se invece a volerlo è la femmina ma non il maschio la cosa non avviene.
Però, se entrambi lo vogliono la cosa può assolutamente avvenire.
Si stanno avvicinando, vedo le loro grosse sagome attraversare la fitta nebbia.
Sento un forte odore, che mi pizzica il naso: è l'odore di un capo. Di un Alpha.
Incomincio a tremare di più ma non per il freddo, bensì per la paura.
Chiudo i grandi occhi marroni e cerco di rilassarmi.
Respiro pesantemente.
Un naso mi annusa la faccia, il collo, le orecchie, il dorso e anche l'intimità.
Dopodiché si ferma su una delle mie zampe posteriori e la lecca. Un forte dolore mi attraversa il corpo e guaisco.
Sento il lupo abbaiare alla figura nera davanti ai miei occhi. Gli dice: è ferita.
Un altro lupo ulula: è una femmina!
Un altro ancora: mmh si!
Alla fine però sento un forte ruggito da parte del maschio Alpha : smettetela! Subito! Lei non può venire con noi! Non sappiamo da dove viene! Il suo branco potrebbe dichiarare guerra!
Quello dal pelo marrone scuro dice: come? E vuoi lasciarla qui? Ferita e sola? Sei pazzo! È pur sempre della nostra razza!
L'Alpha ringhiò di nuovo.
Apro di più gli occhi e cerco di alzarmi. Ho paura. Tutti mi circondano. Da ogni lato.
In confronto a loro sono una formica.
Io vengo da una razza di lupi di taglia medio-piccola, invece loro assomigliano di più a grossi massi massicci.
Io sono bassa e ho una corporatura snella. Anche da umana sono cosi: bassa e magra.
Loro sono alti e muscolosi.
Chi sei? Mi chiede uno dal pelo fulvo,come quello di una volpe.
Non rispondo.
Non perche non volessi ma perche non riesco neanche a dire una parola che ricado come un sacco sulla soffice neve.
La zampa mi brucia e alcune foglie bagnate entrano nella ferita, infettandola.
Guaisco dal dolore.
Cazzo è ferita! Aiutiamola!
Dice quello del pelo grigio.
Va bene cazzo! ringhia l'Alpha.
Dopo poco sento che qualcuno, non vedo chi perche non ho forza per aprire gli occhi, mi solleva posandomi su una schiena larga quanto il tronco di una sequoia.
Socchiudo gli occhi e vedo del pelo nero. Mi solletica il naso perciò starnutisco.
Aw quant'è pucciosa! Ulula uno dei sette.
Che schifo! Cazzo non starnutirmi addosso! Ringhia l'Alpha.
Guaisco per scusarmi e cerco di non starnutire nuovamente.
Il mio ventre è schiacciato contro la schiena massiccia di questo grosso lupo nero, le zampe a penzoloni e la testa schiacciata sul suo pelo.
Guardo le zampe del lupo sotto di me e trovo il loro movimento davvero rilassante. Le unghie affondano nella neve a ogni falcata e i polpastrelli sono ricoperti da una leggera scia, umida e bianca.
E con la lentezza e la sicurezza della camminata di quell'ammasso di pelo nero mi addormentai frastornata e tremendamente stanca.
• • •
Un ululato mi risvegliò all'improvviso. Aprì i miei grandi occhi marroni e mi ritrovai nella stessa identica posizione in cui ero stata messa.
Il lupo ora era fermo e stava parlando a un altro lupo femmina.
Sentivo solo i loro ruggiti, abbai e odori.
Tra gli odori scorgevo quello di una femmina incinta altre cinque normali e una decina di maschi vecchi e giovani tra cui alcuni cuccioli.
L'abbiamo trovata nel bosco,mamma. Era sola e è ferita. Non volevo prenderla ma mi hanno costretto...mi dispiace so che ti ho deluso e che ora dovrei fare come papà ma...per me è difficile lo sai sono ancora troppo giovane e-
Viene interrotto da quella che presumo fosse sua mamma:
Ma sei pazzo? Hai fatto bene a prenderla! Povera, li fuori da sola con tutti i pericoli che ci sono! E per di piu ferita! Susu mettila giù, con cautela mi raccomando.
Il giovane Alpha ascoltò la madre e mi poggiò per terra, delicatamente.
Ma prima di allontanarsi da me mi annusò il sedere.
Porco.
La vecchia, ma saggia, lupa si avvicinò a me e anche lei mi annusò, ovviamente.
Ma in lei non c'era malizia solo maternità e protezione.
Ehi ciao mi chiamo Wanda piacere. Riesci a parlare, a dirmi il tuo nome?
Mi chiese.
M-mi chiamo R-Riley...
Risposi scainando dal dolore.
La ferita faceva male.
Che bel nome! Riesci ad alzarti?
Mi chiese Wanda.
Negai con la testa.
Allora riesci almeno a trasformati?
Le dico che ci avrei provato e cosi feci.
Pensai al mio corpo da umana, a me con dei piedi e dei pollici opponibili.
Quello che successe dopo avvenne in una frazione di secondo.
Un lampo mi attraversò il corpo ricomponendo le ossa e trasformando lo svariato pelo in lunghi capelli marroni.
Talmente lunghi da arrivare sotto il ginocchio.
Mi ritrovo nuda, tremante e vulnerabile in mezzo a un salotto ampissimo.
I capelli bagnati mi si appicicano al viso e ora che sono umana la ferita fa ancora piu male.
Devi assolutamente leccare la ferita Aaron! Se no morirà! Lei non è come noi! Forza! Non esigo contraddizioni.
Dice Wanda a suo figlio, che ringhiando si avvicina a me ancora lupo.
Ora sono ancora più piccola.
Mi sento una briciola di pane, che sta per essere mangiata da una cornacchia.
Mi guarda il viso e espira aria calda, che mi finisce sul volto spostando una ciocca caduta, per caso, sul mio piccolo nasino.
Percorre la mia figura con gli occhi e poi li fissa sulla mi ferita.
Si avvicina di piu e accuciandosi accanto a me cerca di infondermi il suo calore.
Poggia una zampa sulla mi coscia tremante e con la lingua percorre il contorno della ferita.
Brucia. Mi lamento e mi dimeno.
Lui righia mostrando i denti, cosi presa da un'incontrollabile paura incomincio a tremare ancora di più.
La stai spaventando!
Urla Wanda.
Lui allora smette di mostrare le due file di denti perfettamente bianchi e continua la sua "medicazione".
Lentamente succhia la pelle dolente e completamente rossa.
Mi scappa un urlo.
Mi avvicino a lui e mi aggrappo al  folto pelo nero del suo addome, stringendolo con le mie piccole mani.
Si irrigidisce ma continua a leccare.
Dopo dieci minuti di lamenti, strizzate d'occhi e leccate la ferita si ricucisce come se nulla fosse successo.
Aaron si alza e va verso sua madre, ormai ritrasformata in umana.
È una bella donna: capelli bianchi e occhi marroni avrà una cinquantina d'anni.
Vedo una luce e dopo la figura massiccia di Aaron incombere su quella della madre, bassina.
Quest'ultima si avvicina a me e mi copre con un asciugamano, aiutandomi ad alzarmi.
"Ciao Riley, come sei carina! Vieni,ti accompagno in bagno."
Mi portò in una stanza con un letto matrimoniale enorme e tondo, con un bagno altrettanto spazioso e accogliente.
"Lavati, asciugati e aspetta l'arrivo di mio figlio, dice che vuole parlarti."
Disse la donna sorridendo.
Annuì e sinceramente mi sorpresi di quella gentilezza.
Sono un'estranea eppure mi hanno aiutata.
• • •
Dopo essermi lavata e asciugata sono uscita dal bagno e mi sono seduta sul letto. Non avevo vestiti con me.
L'ultima volta che mi sono trasformata è stato sei giorni fa.
Guardo fuori dalla finestra e con felicità scorgo, dietro le nuvole, la luna completamente tonda.
Mi dirigo verso essa e appoggio la mia mano sul vetro con l'intento di toccarla anche se per finta.
I lunghi capelli accarezzavano il mio esile corpo coprendolo e riscaldandolo.
Chiusi gli occhi e per un momento pensai a mia madre e a quanto le piaceva pettinare e lavare la stoffa marrone sulla mia testa.
Diceva che erano morbidi come la seta e che profumavano di violetta e lavanda.
Ora invece profumano di vaniglia e cocco.
Ero ancora intenta a far scorrere le dita sulla finestra che non mi accorsi che Aaron era entrato in camera, completamente nudo, come l'ultima volta che lo vidi.

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