S I X T E E N .

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La mia mente è come offuscata, non riesco a sentire nessun altro rumore tranne il battito incessante del mio cuore.
Aaron continua a guardarmi con lo sguardo di fuoco, super eccitato, pronto a qualsiasi cosa.
Mi fissa negli occhi così insistentemente come a cercare di capire cosa voglio fare ora che siamo arrivati a questo punto.
E non lo so nemmeno io.
Ho troppa paura per abbassare lo sguardo e guardare il suo inguine.
Ho troppa paura e anche troppa vergogna.
Non ho mai toccato un pene e non ho idea di come si faccia, so solo che lui vuole che io lo tocchi.
Vuole che lo accarezzi, vuole che lo faccia sentire bene.
Riesco a percepire tutta la sua agitazione e eccitazione, la sento attraverso  tutti i sensi.

"Caramellina, dì qualcosa!" Sussurra frustrato lui per poi aggiungere subito dopo:
"Va tutto bene?"
Domande a cui io rispondo muovendo la testa su e giù mimando un 'si', perché non riesco più a ritrovare la voce.
Sento la gola secchissima e le gambe, fradice, sono ancora nella stessa posizione di 5 minuti fa.
Provo a muoverle ma sento il corpo di gelatina, così mi arrendo e inizio a fissare Aaron, ancora sdraiata sul lenzuolo.
Lui sbuffa, poi dopo essere sceso dal letto si avvia verso la cassettiera dalla quale estrae un paio di pantaloni, che indossa subito dopo.
Ora si sta incamminando verso la grande porta in legno della camera e prima di aprirla si gira verso di me, fulminandomi con i suoi pazzeschi occhi blu, ora quasi infuocati.
Realizzo solo in quell'istante che sta fuggendo per evitare una stupida come me.
Sono proprio una sciocca!
Sta per chiudere la porta ma all'ultimo momento, non so con quale forza, mi tiro su in fretta e furia per poi dire un "no!" quasi sussurrato, che lui sembra sentire, dal momento che si ferma sull'uscio con le orecchie tirate.
Dopo pochi secondi aggiungo un "aspetta" sempre molto flebile.
Alzo anche un braccio come per attirarlo a me.
Aaron si gira e il suo sguardo è di nuovo cambiato.
Wow, è passato dall'essere felice e tranquillo, a eccitato, ad arrabbiato per poi tornare calmo e sereno.
Non riesco ancora a capacitarmi del suo bipolarismo, è impressionante!
Chiude lentamente la porta dietro di se per poi muovere qualche passo nella direzione del letto.
"Ti sei decisa a parlare!" Sbuffa lui ma sul volto ha il velo di un sorriso.
"Scusami" balbetto io incapace di controllare le mie emozioni.
È inutile, in sua presenza il mio cuore scalpita e  impazzisce.
Non capisco il perché, o forse non voglio capire.
In fondo so che Aaron mi piace ma non riesco ad accettarlo, non riuscirò mai ad ammetterlo a me stessa.
Non può piacermi!
Eppure...è così evidente...
No! Devo smetterla di pensare a queste cose!
Basta, basta, basta!
Un colpo di tosse mi fa tornare alla realtà, che non ricordavo essere così imbarazzante!!!
Dio santo, mentre pensavo lo stavo fissando spudoratamente e mi è scivolato di mano il lenzuolo con cui mi ero precedentemente coperta il seno, che ora è quindi appoggiato sui miei fianchi.
Lo riprendo subito, riportandolo nella posizione che aveva fino a qualche minuto prima arrossendo, se si può, ancora di più.
"Perché ti scusi?" Dice lui prendendo un lungo respiro iniziando a parlare nuovamente: "perché mi hai praticamente lasciato lì con una erezione da risolvere, fregandotene altamente di me oppure perché non riuscivi a spiaccicare una parola dopo che ti ho fatta venire oscenamente sulla mia faccia?"
Dice tutto questo con un tono malizioso e anche un po' cantilenante per poi sorridere sghembo alla fine della frase.
Mentre mi imbarazzo ancora di più, mi nascondo sotto le coperte iniziando a parlare.
E con il tono affievolito per colpa delle coperte dico: "La seconda".
Poi ripensando bene alla sua domanda mi affretto ad aggiungere "oh, anche la prima o-ovviamente".
Lo sento ridacchiare e mi sento proprio una cretina.
"Sei così adorabile, Riley" ridacchia lui.
Adoro come il mio nome scivola sulla sua bocca.
Guardo quelle sue grosse labbra che ora sono leggermente lucide e bagnate.
Sussulto quando la sua mano mi tocca la caviglia ,rimasta scoperta, e le sue dita lunghe circolano esperte su di essa.
E in quel momento vengo travolta da una folata di puzza nauseante, che mi fa girare la testa.
Annuso l'aria, cercando di capire da dove viene per poi capire, estremamente a disagio, che sono io.
Sicuramente riesce a sentirlo anche lui.
Oddio..
"Posso andare in bagno?" Chiedo con le guance rosse.
Lui annuisce silenziosamente prima di lasciare la mia caviglia.
Lentamente mi avvicino al bordo del letto, faccio scivolare le gambe sul bordo e appena appoggio i piedi per terra e mi alzo cado copiosamente in avanti.
Le gambe hanno ceduto sotto tutto il mio peso, come se fatte di mollica.
Se si può, arrossisco ancora di più, ma stavolta per la rabbia.
Mi chiedo perché devo essere così maldestra in tutto ciò che faccio, insomma mi ha appena leccata e l'unica cosa che sono riuscita a fare è stata annuire come una completa deficiente.
Mi viene da piangere dalla disperazione.
Con le mani mi tiro su e la mia nuca picchia contro qualcosa di duro e anche un po' pungente.
Poco dopo scopro di aver urtato il mento di Aaron, che si stava abbassando per aiutarmi.
Ancora più imbarazzata mi scuso e scappo in bagno correndo più veloce di un fulmine con la coda tra le gambe.
Entro nel bagno e chiudo la porta appoggiandomi contro il legno freddo con la schiena.
Disperata mi porto le mani ai capelli e li tiro con tutta la forza che ho, maledicendomi da sola per essere così cretina.
Nella mia mente correvano solo frasi del genere:
Sei una idiota, ma ti pare! Oh mio Dio non gli ho chiesto nemmeno scusa! Cazzo...
E molte altre contro la mia completa stupidità.
Passano alcuni minuti di totale silenzio, neanche Aaron si muove, magari anche lui sta pensando a cosa sia successo.
Mi siedo sul bordo della vasca e rifletto su cosa dire appena esco di qua. Mentre sto ragionando la puzza di pochi minuti prima si scontra nuovamente col mio naso, così decido di sciacquarmi.
Appena ho finito mi appoggio al water e i pensieri ricominciano a inondarmi la mente.
Ripenso al momento di intimità appena vissuto: al modo in cui lui sapeva benissimo dove e come toccarmi, come muoveva le mani e la bocca facendomi sentire completa e viva in un modo in cui mai ero stata.
Alla lentezza e alla bravura nei suoi gesti, al suo modo di fare e di agire.
Oh santo Dio. No, no non va bene così, inizio a sentire lo stesso formicolio al ventre di poco fa e mi viene quasi da piangere. Non so spiegare perché ma so solo che è così.
Pochi secondi dopo sento dei piccoli brusii di sottofondo, come dei respiri profondi e lunghissimi.
All'inizio non capisco bene da dove provengano ma poi avvicinandomi alla porta del bagno mi rendo conto che provengono esattamente dalla stanza accanto.
Silenziosamente appoggio l'orecchio alla porta e il mio senso super dotato mi rivela cosa siano quei suoni ritmici e un po' ovattati.
Spalanco gli occhi in un momento di pura sorpresa.
Un forte grugnito mi fa sussultare e tremare.
Come una pazza sto appoggiata a quella superficie liscia di legno ad ascoltare Aaron che si da piacere toccandosi copiosamente dopo avermi leccato laggiù...
E Dio, non riesco a trattenermi: la mia mano viaggia da sola fino alla maniglia e la abbassa aprendo di colpo la porta.
La scena che mi ritrovo davanti agli occhi è qualcosa di magnifico ma anche spaventoso.
Aaron è completamente perso in se stesso: ha la schiena inarcata, il respiro affannoso che fa muovere su e giù il suo addome coperto da una maglietta slabbrata.
Le costole sbucano da sotto la pelle mostrandosi da sotto il tessuto.
La mano destra è completamente avvolta intorno al suo membro che stringe e friziona velocemente, ed è talmente grande da coprirlo quasi interamente, l'unica cosa che sbuca ritmicamente è la cappella, rosa e gonfia.
Con l'altra invece si tocca impaziente e in modo  ossessivo il petto e i capezzoli passandoci sopra le dita, oppure stringe forte il lenzuolo sotto di se.
Le gambe sono ancorate al materasso attraverso i piedi, piantati in fondo nell'imbottitura.
Le sue cosce sono muscolose e maestose ai miei occhi.
La parte più bella, però, è il suo volto: rosso per l'eccitazione, con le sopracciglia contratte, la bocca socchiusa e i denti stretti.
Ha il respiro affannoso, come se avesse appena corso per tutto il bosco. La testa è spinta all'indietro, cosa che mette ancora più in mostra il suo collo perfetto.
Noto subito il pomo d'Adamo che si muove andando su per poi tornare subito giù quando deglutisce.
Ma la cosa che più mi colpisce, trafiggendomi come una tempesta di ghiaccio in pieno petto, sono i suoi occhi, gelidi e rossi per il continuo sforzo, fissati nei miei.
È da quando ho aperto questa porta che ha continuato a osservarmi.
Ogni tanto li chiudeva gemendo leggermente ma poco dopo li riapriva immobilizzando lo sguardo su di me.
E io non so come mi sento, un misto di emozioni che mi portano a impazzire.
Mi avvicino al letto, col cuore che batte all'impazzata, mantenendo lo sguardo su di lui, sul suo volto.

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