Vi prego di leggere la nota alla fine del capitolo è importante. Buona lettura.
Il suo odore mi arrivò privo di vergogna alle narici, iniziai a tremare dalla paura e pensai che quella sarebbe stata la fine, mia e di tutti gli altri.
Avevo un'ansia tremenda e timore per Aaron e gli altri lupi.
Conosco bene i miei fratelli, sono cattivi e meschini, so di cosa sono capaci e so che senza neanche pensarci, senza alcun apparente motivo potrebbero farli fuori tutti.
Era tanto tempo che non sentivo il loro odore così vicino, così prepotente.
Le orecchie, che fino a qualche momento prima erano alzate, reattive e pronte a un qualsiasi suono, cominciano ad abbassarsi anch'esse spaventate e cerco di non pensare che alle mie spalle si trova uno dei coyote più forti e più pericolosi dell'intero territorio.
Mio fratello Ron è conosciuto per la sua freddezza e insensibilità, potrebbe sgozzare un bambino usando solo una delle tante unghie affilate che si ritrova attaccate alle zampe e potrebbe squarciare il collo di un lupo Alpha adulto in pochi secondi, con i canini affilati che ha dentro la bocca.
Azar non è sicuramente da meno, ma ha decisamente più riguardo nei confronti di chi si trova davanti e prima di reagire, in un qualsiasi modo, riflette.
Non sono mai andata molto d'accordo con i miei fratelli, forse perché mi vedevano come un piccolo cane, magrino e indifeso, che non sa come procurarsi il cibo da solo.
Anche per questo, quando andavano a caccia non mi portavano quasi mai con loro.
È capitato forse qualche volta e l'unica cosa che avevo fatto era stato guardarli dalla cima di un'altura."Guarda un po' chi c'è. Oltre che ad essere scappata di casa adesso sei diventata anche una traditrice?" Mi ringhia Ron nell'orecchio così che solo io potessi sentire le cattiverie che aveva da dirmi.
Ad occhi spalancati e tremolante io mi chiusi sempre di più in me stessa, come un riccio, per cercare di scampare anche solo un po' da quelle parole tanto vere quanto pugnalanti.
Gli altri lupi, anche se sorpresi, iniziarono ad ululare e abbaiare senza mai fermarsi, non capì il perché lo stessero facendo, forse per scacciarli via.
Ma con i coyote non funzionava così, dovevi attaccarli, prima che loro attaccassero te.
Il cervo era scappato a gambe levate non appena aveva visto l'oscurità incompresa negli occhi di Ron e in quel momento ero così invidiosa di quel animale maestoso che era fuggito via senza pensarci più di una volta, senza troppi dilemmi.
Ero invidiosa di lui, perché io non ci ero riuscita.
In tutto quel trambusto di ululati, mugolii e abbai, Ron non faceva altro se non urlarmi dietro cattiverie su cattiverie facendomi sentire uno schifo.
E mi sentii così piccola in mezzo a tutti quei lupi di grossa stazza che un bagliore mi accecò la vista, togliendomi la percezione dello spazio immenso della foresta.
Dopo pochi secondi mi ritrovai nuda in mezzo alle foglie secche d'autunno, sporca di fango e piena di lividi, causati dalle zampe di mio fratello che, neanche me ne ero accorta, avevano iniziato a calpestarmi senza pietà.
Aprii gli occhi per pochi secondi cercando Aaron tra la foschia e gli alberi, ma non lo trovai.
Prima di perdere i sensi, sentii una voce che pregava Ron di smettere e poi delle braccia sollevarmi da terra, successivamente buio totale.Venni risvegliata da un secchio d'acqua gelido sul corpo, che mi fece riprendere i sensi in men che non si dica.
Gli occhi mi si erano seccati così tanto che non riuscivo nemmeno ad aprirli.
"Caramellina, tutto bene?" È la voce di Aaron.
Allora non mi ha abbandonata.
Cerco di annuire ma non riesco a muovere nessuna parte del corpo, mi sento indolenzita e ho molto freddo.
L'unica cosa che riesco a percepire è il pavimento gelido contro la schiena e il battito del cuore che mi rimbomba nelle orecchie.
Piano piano muovo le gambe e le braccia, ma ancor prima di poter pensare di rialzarmi un conato mi risale per la gola e mi fa sputare sangue.
Riapro gli occhi sconvolta e li richiudo subito dopo per colpa del dolore alla giugulare, un'altro coagulo rosso fuoriesce dalla mia bocca e mi fa sentire come squarciata dall'interno.
La sensazione schifosa e bruciante che sto provando è tutta una conseguenza delle botte che ho preso, non so neanche quanto tempo prima, da mio fratello Ron.
E inconsciamente penso a quanto sono stata stupida a non rimanere a casa perché se non mi fosse venuta la brillante idea di seguire Aaron e gli altri non sarebbe successo nulla di tutto questo.
Sono sicura al cento per cento che se non fossi andata in quella maledetta foresta i miei fratelli non si sarebbero interessati minimamente.
Se sto una merda è solo colpa del mio orgoglio e della mia testardaggine.
Sono una scema e ogni giorno che passa lo capisco sempre di più.
"Gesù, Riley!" Sento la voce della mamma di Aaron che mi arriva soffusa alle orecchie e inizio a piangere mentre sputo e butto fuori la mia intera anima.
"Bambina! Ma che è successo?" Urla disperata e non fa altro che peggiorare la situazione, poiché la testa inizia a girare nuovamente.
A un certo punto due braccia mi sollevano e mi lasciano sospesa per aria, muovo i piedi perché l'ultima cosa che voglio è vomitarmi addosso.
Una mano poi mi alza il viso dal mento e uno straccio mi tappa la bocca, bloccando il flusso rosso.
"Respira." Una voce sussurra e io obbedisco.
I piedi ondeggiano nell'aria e le braccia che mi stringono mi infondono calore.
Due pollici mi sollevano le palpebre e a fatica riesco ad aprire gli occhi, li sento secchi e appiccicaticci.
Con il muco al naso cerco di annusare e capisco che intorno a me c'è un'intera folla, le persone mi aiutano: alcuni tenendo il sangue del naso fermo altri mi bagnano gli occhi con lacrime di rugiada, altri ancora mi spalmano pomate sui lividi.
E sospesa mi sembra di sentirmi già meglio, la testa tra le nuvole talmente tanto, che neanche mi accorgo che vengo appoggiata al suolo e coperta da un mantello di lana.
Ancora non ci vedo troppo bene, ma riesco almeno a distinguere le forme.
"Tieni il fazzoletto fermo sotto al naso, finché non senti che si è fermato del tutto, okay?" Wanda mi consiglia e io annuisco stanca e frastornata.
"Portala via."
Aaron mi solleva e con un braccio sotto le ginocchia e uno dietro le spalle si avvia alle scale, in completo silenzio.
Le sale così velocemente che mi sembra di star volando.
Apre poi una porta, quella della nostra camera molto probabilmente, e ci si infila sempre senza spiaccicare parola.
Io con il cuore in gola vorrei chiedergli di tutto, ma ho paura che sia così arrabbiato con me che se anche provassi ad aprire bocca me la richiuderebbe con uno schiaffo.
Mi adagia sul letto e poi si allontana, io strofino gli occhi così da vederlo nitido e chiaro e la prima cosa che noto è un enorme taglio sulla schiena.
Il mio cuore fa un balzo e senza pensarci mi alzo per correre verso quella ferita profonda e ancora piuttosto fresca, ma cado sulle ginocchia come un sacco di patate.
Non avevo tenuto conto delle gambe indolenzite e cosparse di macchie violacee.
Il pavimento è durissimo e anche se non mi sento metà del corpo, lo scontro avvenuto ha fatto comunque parecchio male.
Fortunatamente nella stanza c'è un Alpha alto due metri e cinque, con due spalle grandi come un armadio e le braccia possenti che mi raccoglie da terra.
"Stai ferma." Mi ammonisce con tono serio, le punte delle sopracciglia a sfiorarsi e le rughe sulla fronte corrugata mi fanno intuire che è in modalità pensierosa.
Annuisco perché non voglio incidere, peggio di come ho già fatto, sul suo umore.
Ma devo assolutamente sapere come si è procurato quella ferita, sono troppo ansiosa e preoccupata per aspettare.
Così con un filo di voce e il cuore in gola chiedo: "Che ti è successo alla schiena?"
Stoppa per un secondo i suoi movimenti, poi riprende sbuffando.
Capisco subito che non ha voglia di parlarne ma io merito, anzi, devo sapere ciò che è accaduto.
"Aaron..." lo richiamo sperando in un suo cambio di idea ma l'unica cosa che si limita a fare è avvolgere una benda al suo braccio sinistro.
Sospiro e, stavolta lentamente, mi alzo dal letto diretta al bagno.
"Dove vai?" Ringhia voltando il capo più velocemente della luce.
Mi spaventa questo suo comportamento, è un lato che non avevo mai visto.
Si, avevo già potuto vederlo arrabbiato ma non si atteggiava così, non era una rabbia silenziosa.
Se ne sta muto, mentre di solito piuttosto che stare zitto mi urla contro le peggiori cose.
"In bagno." Rispondo non curante e apro la porta.
Prima che anche solo possa urlare, la voce di Aaron sorpassa la mia in altezza di tono, spezzando la quiete della stanza.
"Ferma!"Buonasera lettori, so che è un ritardo veramente lunghissimo sta volta ma sapete come sono fatta ormai.
Spero vi possa piacere anche se non è troppo lungo ed è un capitolo di passaggio.
Volevo chiedervi un piccolo favore: ho pubblicato un storia nuova riguardante la ship Kookv, quindi vi chiedo gentilmente di passare a dargli un'occhiata.
La storia di chiama 'La statua nel dipinto" ed è una one shot d'amore passionale a lieto fine.
Se vi piacciono i Bts e la storia dell'arte vi consiglio di passare a leggerla.
Grazie a tutti quelli che lo faranno, per me è super importante.
Un'altra cosa di cui devo assolutamente parlarvi è del fatto che 'Dominated by an Alpha' è arrivata a 101 mila visualizzazioni e io non so che dire.
Sono letteralmente senza parole, sono troppo stupita e felice per aver raggiunto un tale traguardo che mai mi sarei aspettata.
Grazie, grazie mille a tutti davvero.
Al prossimo aggiornamento e scusate eventuali errori.Vostra (nuova),
Kim Vendetta.
STAI LEGGENDO
Dominated By An Alpha
Lobisomem"Ti farò cosi male che neanche immagini..." ringhiò lui al mio orecchio. Mi aveva placata sul pavimento,freddo, stringendomi polsi sopra la testa con le sue grandi,anzi enormi mani. Avvicina la faccia al mio collo e lo bacia,un bacio salivoso, visci...