Capitolo 3

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«Non sapevo fossi stata all'estero» esordisce Mike quando siamo completamente soli

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«Non sapevo fossi stata all'estero» esordisce Mike quando siamo completamente soli. La ragazza che stava sgridando quando sono arrivata deve essere andata ad occupare il tempo in qualche altro modo.

«Hai frequentato la scuola lì?» continua quando non rispondo. Annuisco, prendendo di proposito la parola "scuola" come molto vaga.
«E sei tornata a Seul per iscriverti all'università?» Accidenti! Avrei voluto evitare di dirlo, cercando di portare il discorso su altri argomenti, ma con a questa domanda non posso sottrarmi.
«In realtà no... sono qui per un master»
«Quindi sei già laureata. Scusa la domanda, ma quanti anni hai? Credevo fossi più piccola» Le sue parole mi fanno immediatamente pensare a quelle di Haewon il mio primo giorno: "Credevo fossi più grande". Effettivamente nel mio curriculum non ho specificato la mia età e non c'era neanche una mia foto, quindi deve aver pensato, ovviamente, ad una ragazza decisamente più grande.
«Ne ho...» esito un po', ma poi mi lascio andare e dico sicura «Ne ho diciotto, da due mesi». La bocca di Mike assume la forma di una "O" e mi fissa con gli occhi spalancati.
«Sei un genio e lavori qui!» è l'unica cosa che dice, stupito. Rido per la sua reazione e scuoto la testa.
«No, non lo sono! Sono solo molto motivata in quello che faccio»
«Come no» dice inarcando un sopracciglio «E io non sono gay»
«Dico sul serio!» sbotto, ancora divertita dalle sue parole «Studiare mi è sempre piaciuto e non è che avessi molti amici con cui passare il tempo».
Sono sempre stata abbastanza solitaria. Apprezzavo –e apprezzo tutt'ora- una buona compagnia, ma per la maggior parte del tempo non riesco a sopportare la presenza di qualcun altro. Ho bisogno di spazio, non solo da un punto di vista fisico, ma anche da uno mentale: come posso lasciare che la testa vaghi incondizionata in un afflusso di pensieri di ogni genere se qualcuno mi trascina verso conversazioni di cui non mi importa nulla? Ho avuto parecchi amici, durante le superiori, mai tutti contemporaneamente, perché credevano di trovare qualcuno con cui poter passare 24 ore al giorno e finivano per essere respinti la maggior parte delle volte. Si aspettavano da me qualcosa che non potevo offrirgli e che non avevo mai promesso, rimanendone delusi di conseguenza.
Mike apre la bocca per dire qualcosa circa la conversazione precedente, ma il rumore della porta trasparente che si spalanca lo distrae dalla. Dal canto mio, un'ondata di fastidio si sprigiona nella pancia: il ragazzo dell'ascensore cammina sicuro nella nostra direzione con una busta tra le mani. Non mi lascio sfuggire il quasi impercettibile cenno di curiosità nel volto quando mi vede nella stanza.
«Non mi aspettavo che venissi tu, se proprio devo dirtelo, Junhoe » commenta lo stilista, ammirando com'è vestito. «Bel giacchetto» dice poi «Forse mi hai dato un'idea» e sparisce a qualche metro da me per cercare tra la pila di vestiti.
Questo Junhoe, nel frattempo, lascia la busta sul tavolo che mi affianca e mi incita a guardarci dentro con un gesto della mano, visibilmente poco interessato al fatto che io lo faccia o meno.
«Non ringraziarmi» parla risaputo nel momento in cui estraggo un piatto sigillato di qualcosa con un buon odore. Il mio stomaco emette un altro rumore poco elegante e mi lecco il labbro inferiore immaginando il sapore che questo piatto possa avere. Sono via dalla Corea da molto tempo e a volte non ricordo se alcuni cibi io li abbia mai assaggiati.
«Non avevo comunque intenzione di farlo» ribatto scocciata dal suo atteggiamento «E' stato merito di Bobby se non perderò i sensi oggi». Mi riprometto di ringraziarlo la prossima volta che lo incontro; non era tenuto a ricordarsi della mia pancia brontolante e non immagino cosa abbia fatto per costringere Junhoe a compiere un atto di gentilezza verso una persona che neanche conosce.
Il ragazzo si lascia sfuggire un suono di stizza e si allontana a controllare i capelli in uno specchio adibito al trucco.
«Bobby non te lo ha portato fino a qui,» mi guarda per un secondo attraverso lo specchio «ma sarà sicuramente felice della tua gratitudine. Potrete farvi una foto di certo» dice dopo essere tornato a specchiarsi.
Non ho il tempo di ribattere che Mike esordisce con: «Di che parlate?»
«Di quanto sia stato premuroso Jiwon a ricordarsi che non ho mangiato» mi rifaccio sorridendo sorniona e Junhoe rotea gli occhi prima di darmi le spalle. Prende i vestiti che ha in mano Mike e si dirige a cambiarsi.
«Che tipo» commento a bassa voce in modo che possa sentirmi solo lui. Lo stilista ridacchia e prende una sedia per affiancarmi.
«Vedo che ti sta simpatico» ascolto a malapena Mike mentre afferro le mie bacchette e il piatto con l'intento di placare il fastidioso languore. Mi concedo qualche verso di approvazione e annuisco convinta assaporando ogni boccone.
«Per carità, non renderci partecipi di questa oscenità»sbotta Junhoe dopo essersi cambiato «sembrava quasi di ascoltare un porno». Rispondo con una smorfia non appena ho mandato giù tutto, ma non resto indifferente alla visione che ho davanti: indossa una maglia bianca a righe nere su dei pantaloni, anch'essi neri, con degli strappi al livello delle ginocchia. Al completare il tutto, una giacca in pelle nera molto simile a quella che indossava, ma più stile Grease. Dire che sta bene è un eufemismo.
«Allora? Che dite?» domanda, girando su se stesso per osservarsi meglio allo specchio.
«Mmh» rispondo soltanto, le labbra arricciate e continuando ad osservarlo, fintamente indecisa.
«Lo prendo per un "sei estremamente figo"»
«Secondo me st...» inizia Mike, ma riesco ad attirare la sua attenzione facendogli l'occhiolino «Secondo me» tossicchia «staresti meglio con qualcos'altro. Non so, non ti valorizza»
«Scherzate? E poi, sono io a valorizzare i vestiti» scuoto la testa contrariata del suo egocentrismo e mi alzo sorpassandolo per dirigermi alla serie di vestiti nell'angolo della stanza. Tiro su una maglia e un pantalone abbastanza a caso e dai colori sgargianti e glieli lancio, ritornando a sedere.
«Assolutamente bellissimi!» esulta Mike, tenendomi il gioco. «Forza, provali».
Non troppo convinto, Junhoe si porta i vestiti dietro e io e lo stilista ridacchiamo in silenzio aspettando di vederlo. Esce poco dopo e la scena è più che esilarante: la maglia, oltre ad essere di un terribile color giallo canarino, ha frange sfilacciate di diversi colori e sparse un po' come capita, mentre i pantaloni sono semplicemente osceni, in diverse sfumature di rosa. Lo guardiamo entrambi per qualche attimo, ma il secondo dopo siamo costretti a tenerci la pancia per le risate troppo forti. Mi lascio cadere sul pavimento per rannicchiarmi a ritmo degli spasmi muscolari e sento Mike battere una mano sul tavolo.
«Ah-ah» commenta Junhoe, dopo aver finalmente capito che lo stavamo prendendo in giro «Mai pensato di fare gli MC?»
Mike ed io abbiamo il tempo di riprenderci mentre Io-Valorizzo-I-Vestiti-Junhoe rimette i suoi indumenti.
«Io andrei» annuncia, ma lo stilista lo blocca subito.
«Fermo là, non hai provato il pigiama» mi giro a guardarlo e mi ricordo improvvisamente di una cosa: «In tutto questo c'entra anche un cane gigante?»
«E tu come fai a saperlo?» domanda Junhoe, sorpreso.
«Lavoro anche io qui, sai» rispondo infastidita.
«Devo averti scambiata per la figlia viziata del capo» un sorrisetto di scherno compare sul suo volto e stringo forte il piatto ormai vuoto che ho tra le mani, alzandomi con l'intenzione di lanciarglielo. Un secondo prima che io apra bocca per replicare, il telefono nella mia tasca destra inizia a suonare e mi costringe a darmi una calmata.
Da: Boss
Sunhee, ho bisogno di due tute d'astronauta. Corri
«Il lavoro chiama!» annuncia Mike per calmare la tensione nell'aria. Lascio la presa ferrea sul piatto e rilasso le spalle, sfoggiando il mio sorriso migliore.
«Allora a dopo, Mike. Spero tu riesca a sopportare tanto ego in una sola stanza» Junhoe, alle mie parole, avanza verso di me a passi lunghi e decisi, ma Mike arriva prima.
«Ricordati Sunhee, il tempo non aspetta per nessuno!» mi guida gentilmente verso la porta trasparente e contemporaneamente mi scherma con il suo corpo dal biondo.
Lui, che non aveva mai sentito il mio nome, dice spaccone: «Che nome di merda»
«Disse JunHOE!*» riesco a rispondere, prima che Mike mi sbatta fuori dalla stanza.

Lancio le chiavi sul tavolo vicino alla porta e chiudo quest'ultima per poi poggiarmici un momento, esausta. Trovare i due vestiti d'astronauta è stato più che omerico, ma di parte è anche il fatto che mi sia rifiutata di controllare nel negozio online di Mask&Fun. Troppo imbarazzo per un solo giorno. Sistemo i due costumi nella piccola cabina armadio vicino all'entrata, così che domani possa ricordarmi di portarli.
Levo le scarpe e mi dirigo a tentoni verso il divano, lasciandomi cadere su di esso di faccia. Soffoco un urlo nel cuscino quando mi ritorna in mente Junhoe e quell'atteggiamento da fighetto. Andasse al diavolo! Il mio lavoro non prevede doverlo sopportare e semplicemente non lo farò. Per quello che mi ha detto Mike, le riprese del nuovo video musicale dureranno ancora qualche giorno e poi ciaociao. Non ho niente contro gli altri membri del gruppo (di cui tra l'altro conosco solo Jiwon), ma una persona come lui non posso sopportarla, non se, oltre questo, devo correre ovunque per le richieste di Haewon.
Il mio sguardo cade distrattamente sul portatile che giace sul tavolino di fronte al televisore e un istinto di curiosità mi prende in pieno. Conoscere bene per chi stai lavorando può risultare un vantaggio se si fa un buon uso delle informazioni, mi dico, provando a convincere me stessa che non ci sia nulla di male nel saperne qualcosa di più. Cambio posizione sul divano fino a ritrovarmi seduta e mi porto il computer sulle gambe, ancora chiuso. Passo una mano sulla sua superficie, indecisa sul da farsi. Ma perché così tanti problemi? Sono informazioni di dominio pubblico, quindi anche io posso averle, se voglio.
Apro con questa consapevolezza il computer e aspetto diligentemente che si accenda prima di digitare sul motore di ricerca "iKON". Mordicchio un'unghia nell'attesa e clicco sul primo video musicale che appare, dal titolo "Rhytmh Ta": non riconosco il primo che canta e neanche il successivo, ma individuo nel gruppo sia Jiwon che Junhoe. Quando quest'ultimo inizia a cantare rimango stranamente sorpresa nel sentire una voce così bella, bassa da far accapponare la pelle dalla goduria. E' un peccato che lui, invece, sia una tale testa di cazzo, considerato anche il suo aspetto oggettivamente piacevole. Riascolto la canzone almeno altre tre volte prima di costringermi a mollare tutto per fare una doccia.
Il giorno seguente arriva in un lampo e le ore di sonno di questa notte non sembrano essere state sufficienti a rimettere in sesto le mie forze. Striscio fuori dal letto e mi appresto alle consuete pratiche igieniche giornaliere. Per la colazione aspetterò di arrivare a lavoro: Haewon ha detto a tutti di mangiare esclusivamente lì a turni in maniera da evitare qualsiasi spreco di tempo. Mi concedo un paio di sbadigli in metro, a quest'ora deserta, e la fine del tragitto sembra arrivare troppo in fretta. Trascino le due tute d'astronauta pentendomi di non averle lasciate nell'ufficio del capo direttamente ieri sera e le sollevo per bene solo una volta giunta a destinazione.
«Vedo che non abbiamo dormito molto stanotte» dice una voce alle mie spalle «Incontro d'amore?» Mike entra nell'ascensore con me e preme il quinto tasto e poi il sesto, quello in cui sono diretta. Scuoto la testa alla sua domanda e mi lascio scappare un altro sbadiglio.
«Devi farli provare?» cambio conversazione indicando i due costumi nelle mie mani.
«No, Jiwon e Hanbin non ne vogliono sapere» fa spallucce e si inarca per osservare meglio gli indumenti «Però dovresti prendere anche i caschi. Sono importanti».
Spalanco gli occhi qualche secondo in ritardo come reazione alle sue parole e quasi non prendo a testate il muro per la mia dimenticanza. Devo averli lasciati nella cabina armadio da ieri sera e credo proprio che mi toccherà ritornare a casa per prenderli. Nel frattempo le porte dell'ascensore si aprono e Mike si affretta ad uscire. Prima che queste si chiudano, però, mette una mano sul lato di una porta perché restino aperte e mi guarda apprensivo.
«Quando hai un po' di tempo libero raggiungimi, intesi?» annuisco e lo saluto con un sorriso, vedendo sparire la sua chioma blu dietro il colore metallico dell'ascensore.
Quando raggiungo Haewon la trovo estremamente calma e colgo l'occasione per parlare dei caschi.
«Queste sono le tute» dico porgendogliele «...ma ho bisogno di un po' di tempo per recuperare i caschi. Sarò super mega iper veloce, prometto!» parlo velocemente per paura di una reazione poco carina, ma il mio capo annuisce con serafica tranquillità.
«Puoi fare con calma, oggi il regista arriverà più tardi e fino ad allora non possiamo fare nulla» mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo che non viene sentito da Haewon perché già impegnata a parlare al telefono per una telefonata arrivata adesso. Lascio la stanza-set e le due tute e raggiungo Mike, non prima però di aver mangiato qualcosa. Con lo stomaco pieno mi sento già più sveglia e la giornata non sembra ancora caratterizzata dalla solita frenesia.
Lo stilista è impegnato nel visionare diversi abiti e outfit quando arrivo e mi siedo, come ieri, su una sedia come osservatrice. Uso per un po' il telefono che mi ha dato Haewon per controllare i miei social network, ma lo lascio sul tavolo quando Mike mi chiama per aiutarlo a portare delle cose.
«Puoi approfittare di questo tempo per riposare, lì dietro c'è una pila di vestiti che non usano più e potresti servirtene come giaciglio» mi propone, come se non ci fosse nulla di male.
«Scherzi? Non potrei mai» rispondo scuotendo la testa. Dormire sul posto di lavoro non è la cosa migliore che mi verrebbe in mente di fare.
«Sunhee, tranquilla, lo fanno tutti. In un lavoro come questo si è spesso esausti e si approfitta dei momenti di buco per riprendere energia»
«Vuoi dire che anche Haewon lo fa?» domando e ripenso alla sua acconciatura sempre al meglio e il suo trucco impeccabile. Mike sembra capire a cosa sto pensando e accenna una risata «Non intendevo tutti tutti»
«In ogni caso, credo che farò tesoro di questo tempo per andare a prendere i caschi prima che il regista arrivi» annuncio, lasciando gli ultimi vestiti nel punto che lo stilista mi aveva indicato.
«Come preferisci, allora» sorride e ritorna con la testa concentrata sul lavoro. Prendo il giacchetto che avevo lasciato sulla sedia e procedo con calma verso la metro. Non mi va di chiamare un taxi, non è così urgente e posso perdere un po' di tempo a camminare. Magari prendere aria mi farà bene.
Arrivo a casa una mezz'ora dopo e trovo i caschi esattamente dove li avevo lasciati la sera prima. Cerco il telefono nelle tasche per avvisare il capo che presto li porterò nel suo ufficio, ma più cerco e più mi rendo conto che non c'è nessun telefono, ricordando quasi subito di averlo lasciato sul tavolo da Mike. Sbuffo per la mia capacità di distrarmi così facilmente e mi consolo sapendo che Haewon non si aspetta nessun messaggio da me e che non è così grave; le porterò semplicemente le parti mancanti del costume. Impiego un'altra mezz'ora per tornare in ufficio e mi dirigo direttamente dal capo. Lei mi ringrazia per i caschi e mi congeda, ripetendomi nuovamente che il regista non è ancora qui. Scendo le scale per andare al piano di sotto e vado diretta verso il "camerino" in cui Mike sarà sicuramente intento ad ideare nuovi abbinamenti. Me lo immagino mentre, con sdegno, parla ai suoi aiutanti quando scelgono una maglia che non rientra nei suoi gusti e me lo immagino masticare una chewingum spocchiosamente –nonostante so che non sia vero- perché fa figura.
Ma mai avrei immaginato di trovare Junhoe, seduto sulla sedia che un'ora fa occupavo io, a trafficare liberamente con il mio telefonino.




*so perfettamente che il suo nome non venga pronunciato come l'inglese "hoe", ma in questo caso me ne sono servita per "finalità artistiche". Spero non sia un problema ^^

Egocentric (jun)HoeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora