«Giù le mani!» urlo prendendo la rincorsa e dirigendomi verso di lui. Junhoe si alza e mi da le spalle, impedendomi di afferrare il telefono.
«Ridammelo!» gioco la carta della voce perentoria, ma sembra non toccare minimamente il ragazzo che continua indisturbato a leggere qualcosa.
«Lasciami giocare un altro po', dai» dice allora lui, continuando a darmi le spalle e a spostarsi «Questo Jungsu sembra simpatico»
«Cosa?» domando e mi blocco. Come fa a sapere di Jungsu? Approfitto di una sua momentanea distrazione e chiudo entrambe le mani sul mio telefono, sottraendoglielo.
«Ehi!» si lamenta, tentando di riprenderlo. Controllo lo schermo e la mascella quasi non mi arriva a terra per quello che leggo: Junhoe faceva finta di essere me scrivendo a Jungsu su kakao talk. Lo guardo furente e lui alza le mani in difesa, con le sopracciglia inarcate e lo sguardo innocente.
«Ti ho aiutato a smuovere un po' le cose» prova a salvarsi. Scorro i messaggi fino a risalire al primo e spalanco gli occhi vedendo che lo ha mandato proprio Jungsu. Nel suddetto dice di non aver resistito e che avendo il mio numero -sicuramente per la telefonata fatta prima di arrivare in negozio- non si è trattenuto dallo scrivermi.
«Io non scrivo cose del genere» lo ammonisco voltando la testa e ritrovandomelo appiccicato alla schiena nell'intento di leggere nuovamente i messaggi. Mi allontano imbarazzata –ma ancora arrabbiata- e gli rifilo uno schiaffo sul petto, per il quale emette un sottile lamento.
«Lui non lo sa» afferma convinto mentre si massaggia la zona colpita «E, ancora una volta, non devi ringraziarmi»
«Ancora una volta, non avevo comunque intenzione di farlo. Sarei stata in grado di vedermela anche da sola» ribatto. Non sarò esattamente la persona più socievole del pianeta, ma so capire quando qualcuno prova interesse nei miei confronti e so sfruttare le occasioni quando queste si presentano. Di certo non avrei scritto delle frasi così spavalde, come invece ha fatto lui, ma avrebbe funzionato comunque.
«Junhoe» dice una voce alle mie spalle «adesso basta con quel Jungsu».
Mi volto ancora più esterrefatta e un ragazzo piuttosto carino solleva lo sguardo dal suo telefono, saettando gli occhi da me al suo amico così in fretta che ho paura si possano staccare dalle orbite.
«Oh» dice infine, mandando giù un groppo in gola «Tu devi essere...»
«Sunhee, sì» concludo per lui e lo osservo avvicinarsi a Junhoe in cerca di supporto, rendendo così evidente la loro notevole differenza d'altezza. Io e Jinhwan siamo più o meno alti uguali e immagino quanto anche io possa essere ridicolmente bassa di fianco a Junhoe.
«Vedo con piacere che avevi un complice» dico rivolta a lui ma guardando Jinhwan. Diventa subito rosso e ridacchia con un fondo di isteria, seguito poi da una serie di inchini accompagnati da scuse.
«Non fa niente» sbuffo, tornando a guardare il telefono «Ma non ficcate più il naso tra le mie cose, chiaro?»
Junhoe mi fronteggia facendo un passo avanti e lasciandosi alle spalle uno Jinhwan preoccupato. Questi prova ad acchiapparlo dalla manica del maglione per convincerlo a non fare o dire niente, ma nulla sembra essere efficace.
«Altrimenti?» dice infatti. Avanzo anche io di un passo fino ad averlo a dieci centimetri di distanza e alzo la testa per guardarlo negli occhi.
«Altrimenti girerete il prossimo video musicale con un passamontagna rosa sulla faccia e schiacciati da mani giganti» minaccio. Junhoe lancia uno sguardo verso Mike, a una ventina di metri da noi, e poi ritorna su di me. Si ammutolisce e ritorna al posto di prima di fianco a Jinhwan che sospira di sollievo. Sogghigno soddisfatta e, più o meno sicura di aver fatto presa, li lascio parlottare per andare da Mike.
«Hai recuperato i caschi?» mi domanda quando sono al suo fianco. Alla mia risposta affermativa, mi porge un paio di stivaletti neri.
«Se non sbaglio sono della tua taglia. Puoi tenerli, non servono più»
«Non mi pagate in abiti, vero?» chiedo retorica e rido, afferrando le scarpe «Mi dovrebbero entrare».
«Haewon ti stava cercando una decina di minuti fa» si ricorda Mike, fermandosi a metà in quello che stava facendo «Ha detto che non riusciva a contattarti».
Guardo il telefono e ci trovo tre chiamate perse da parte sua. I miei occhi puntano alla conversazione con Jungsu e mi costringo a rispondere di non poter parlare attualmente causa lavoro.
«Accidenti» dico appena ripenso a Haewon. Inizio ad affrettarmi verso l'uscita, ma Mike mi rassicura «Non sembrava una cosa urgente»
«Giusto, una cosa urgente merita dieci chiamate perse, non tre» commento ironica. Tuttavia, mi fido dello stilista e mi calmo un attimo.
«Jinhwan,» chiamo il ragazzo e lo vedo girarsi assieme a Junhoe «se il mio capo mi licenzia, prenderò il tuo posto nel gruppo».
Lo sento scusarsi per la centesima volta mentre lascio la stanza.
Dal momento in cui metto piede nel sesto piano, è chiaro che il regista sia arrivato. Il solito afflusso di gente è ripreso e trovo la cosa stranamente consolante, come se questa frenesia mi fosse mancata.
Raggiungo la stanza A4 e ci metto un po' per trovare Haewon.
«E' di lei che vi parlavo» dice facendomi avvicinare. Riesco così a vedere meglio l'uomo con cui parlava l'altra volta, un ragazzo che mi è familiare e, infine, Jiwon.
«Hai procurato tu i costumi, giusto?» mi chiede l'uomo, sorridendo cordiale. Rispondo affermativamente e non esita quando dice «Voglio che venga anche lei! Parli giapponese?» annuisco solo alla sua domanda, ancora ferma con la mente alla sua prima frase. Dov'è che devo andare?
Fortunatamente Haewon legge la domanda sul mio volto e, stringendomi una spalla con la mano, dice entusiasta «Andremo in Giappone per gestire gli outfit dei concerti».
La notizia mi piace, davvero, visitare il Giappone rientra tra i miei desideri di viaggio più ambiti, ma quando dalla mia bocca esce "Sono felice", contemporaneamente vedo Junhoe entrare nella stanza A4 e la frase subisce una deformazione di carattere.
«Parleremo dopo» annuncia lo stesso uomo rivolto ad Haewon «Lascio che si prenda del tempo per... metabolizzare, insomma» sorride e sparisce.
«Tutto ok? E' un'esperienza importante» mi fa notare il mio capo e cerco di riprendermi per formulare una frase di senso compiuto e che compedi l'entusiasmo che provavo inizialmente.
«E' solo che non me lo aspettavo» non mento del tutto. Nonostante il fatto di dover lavorare per Junhoe mi dia fastidio, non è quello che avrei mai pensato di sentire raggiungendo questa stanza, cinque minuti fa.
«Dimenticavo: loro sono Hanbin e Jiwon. Sono parte degli iKON» ci presenta Haewon. Guardo meglio il primo dei due e riesco finalmente a dare una spiegazione alla familiarità che mi suscita il suo volto: era anche lui nel video che ho visto ieri, se non erro il primo a cantare. Jinhwan deve essere il secondo, ma non riesco a dirlo chiaramente perché non ricordo molto bene il suo volto.
«Ci siamo già conosciuti» parla per primo Jiwon, interrompendo i miei pensieri, e gli sorrido per confermare le sue parole. Tendo la mano verso l'altro ragazzo «Piacere di conoscerti, Hanbin. Il mio nome è Sunhee»
«Il piacere è mio,» risponde lui, lasciando un bacio amichevole sul dorso della mia mano «ma adesso devo occuparmi di ultime cose. Grazie per i costumi da astronauta» e l'attimo dopo è seduto a scarabocchiare su dei fogli.
«E' il leader del gruppo» spiega Jiwon, seguendo il mio sguardo verso Hanbin «Vuole sempre essere sicuro di sapere quello che dobbiamo fare».
«Devi stimarlo molto» ipotizzo. Prima che arrivassi, infatti, lui e il leader scherzavano animatamente come amici di vecchia data e la luce di ammirazione negli occhi di Jiwon non mi stupisce. Lui annuisce semplicemente e si offre di farmi fare un giro per i set, per conoscere un po' gli altri collaboratori e, se riesce a trovarli, anche gli altri membri del gruppo.
«Quanti siete in tutto?»
«Siamo in sette, ma diciamo che è una storia un po' complicata» Jiwon si gratta la nuca e mi guida verso il set che ricrea una camera da letto. Nell'angolo due ragazzi emettono schiamazzi girando intorno a quello che pare essere lo stesso cane gigante che ho trasportato per sei piani di scale. Ma con tutte le persone che lavorano qui, perché ho dovuto farlo io? E soprattutto, perché da sola? L'unica spiegazione che realmente riesco a darmi è che Haewon stesse testando la mia determinazione.
«Jiwon, guarda un po' questo cane!» urla uno dei due ragazzi, arrivando fino a trascinarlo di fronte al giocattolo enorme.
«Che idea geniale» dice Bobby, tastandolo per controllarne la resistenza. Ci mette un po' a ritornare nella realtà, ma quando lo fa si premura di presentarmi ai due ragazzi.
«Sunhee, questi due esaltati sono Yunhyeong» parla del ragazzo che lo ha chiamato «e lui il nostro maknae, Chanwoo». Entrambi si inchinano molto gentilmente, ma l'attimo dopo sono impegnati in un acceso dibattito sul peso del cane.
«Pesa sicuramente abbastanza per far venire un mal di schiena, ma a sufficienza per riuscire a trasportarlo per le scale» si fermano entrambi a fissarmi e, quando penso che il silenzio ci ucciderà tutti, Yunhyeong scuote la testa convinto «Non credo proprio che sia fattibile portarlo per le scale»
«Già» gli da man forte Chanwoo «Devono averlo sicuramente portato con l'ascensore»
«E' più alto di almeno cinque centimetri» ribatto alle ipotesi di entrambi «Credetemi, prima di trascinarselo per sei piani di scale una persona si accerta che non ci siano vie più brevi»
«E' il tuo lavoro?» dice in un misto di ironia Jiwon, ricordando quando ho risposto con la frase nella forma affermativa al suo ringraziamento per il completo da ladro.
«E' il mio lavoro» confermo.
«Perché Jinhwan sta piangendo addosso a B.I?» ci fa notare Chanwoo, puntando lo sguardo alle nostre spalle.
«B.I è Hanbin, giusto?» chiedo conferma e ricevo degli accenni con la testa da tutti e tre.
«Oh lasciate stare» sventolo le mani per convincerli a non farci caso «Gli ho detto che avrei preso il suo posto nel gruppo»
«Magari! Chiunque preferirebbe una bella ragazza a quel nano dello hyung» commenta Yunhyeong. Bobby lo colpisce sulla testa con il pugno chiuso e lo ammonisce per aver definito Jinhwan "nano".
«Lo sai che se dovesse sentirti, inizierebbe a farci il discorso sul fatto che è il più grande e dobbiamo rispettarlo» mormora per paura che qualcun altro possa sentirlo «E sinceramente mi è bastato sentirlo dieci volte nell'ultimo mese»
«Aspettate» lo interrompo «Lui è il più grande?»
«Ne siamo coscienti, sembra un quindicenne» osa ancora Yunhyeong e non si salva da un altro scappellotto di Jiwon e un "Sta zitto, ho detto!".
«Basta!» sbotta alla fine «Me ne vado a borbottare insulti allo hyung altrove» e Chanwoo segue il suo amico fuori dalla finta stanza.
«Cose del genere succedono sempre» spiega Jiwon di fronte alla mia faccia stralunata «Se verrai con noi in Giappone, ne farai presto l'abitudine» scuoto la testa e chiudo la conversazione.
Jiwon continua a mostrarmi gli altri ambienti del set e a presentarmi vari collaboratori, impegnati in qualsiasi tipo di attività. Il gruppo ha anche qualcuno che si occupa di mantenerli idratati ogni ora durante le riprese o i periodi di particolare stress e con continue prove per una coreografia. Non immagino neanche quanta altra gente abbiano assunto per ruoli così inutili.
«Jiwon» ci interrompe Jinhwan, guardando una sola volta nella mia direzione «Il manager ha detto che vuole parlarci». Dopo che Bobby annuisce, si avvicina a lui e sottovoce dice «Non è che vogliono mandarmi fuori dal gruppo?»
«Non dire sciocchezze!» replica l'altro ridendo e mi guarda di sottecchi, ricordando le mie parole precedenti. Non avrei mai pensato che Jinhwan potesse credere alle mie parole, ma mi sarà sicuramente utile quando avrò bisogno di costringerlo a fare qualcosa.
«Spero che il tour ti sia piaciuto, ora devo lasciarti. Però ci vediamo dopo» dice Jiwon rivolto a me prima di allontanarsi con un ancora preoccupato Jinwhan. Sogghigno e ritorno a quello per cui sono qui: lavorare.
I giorni seguenti non passano mai. Preparare un video musicale è molto più laborioso che girarlo, noto, morente su un divanetto con lo sguardo fisso sui ragazzi che si dimenano nel letto della finta stanza e ballano in sincrono a ritmo di una canzone. Non faccio realmente caso a quello che fanno e annuisco disinteressata quando Yunhyeong mi raggiunge, tra una ripresa e l'altra, per sfoggiare un pigiama o il giacchetto come quello che Junhoe ha provato tempo fa nei camerini. Per quanto riguarda lui, ignoro palesemente anche le sue battutine, alle volte neanche di proposito: sono così esausta che ho trasformato il giaciglio che mi aveva consigliato Mike in un vero e proprio luogo di ristoro. Non ci vado sempre per dormire, la presenza di altre persone mi mette a disagio e non concilio il sonno a discapito della stanchezza, ma è di sicuro favorevole per riposarsi un po'.
Sbadiglio esausta dalla mia postazione fin troppo comoda ed emetto un suono a metà tra un lamento, per il fatto di dovermi alzare, e a metà tra un'esultanza nel momento in cui un ragazzo annuncia che il terzo gruppo –cioè quello di cui faccio parte- può fare pausa pranzo. Il cibo è l'ultima cosa a cui sto pensando ultimamente, ma Mike mi costringe a mandare giù qualcosa anche quando non posso fermarmi, imboccandomi mentre faccio telefonate –e sono costretta a ripetermi più volte per questo- o controllo per Haewon che alcuni documenti siano in ordine. Oggi ho tutta l'intenzione di fare le cose con calma.
Prendo così posto in un tavolo nella cucina quasi vuota –preferiscono tutti andare a mangiare fuori- e verso in un recipiente una parte di quello che ormai è diventato il mio piatto preferito, lo stesso che Bobby mi ha mandato tramite Juhnoe giorni fa. Presa dal mio pasto non mi rendo quasi conto della presenza di un'altra persona nella stanza: un ragazzo osserva nel frigo pensieroso e afferra di tanto in tanto qualcosa per poi rimetterla al suo posto. Osservo il mio piatto colmo e l'altra quantità di cibo avanzata e mi schiarisco la gola, attirando l'attenzione del ragazzo. Il suddetto chiude il frigorifero e si rende forse conto anche lui solo ora della mia presenza.
«Scusami» dice infatti «Ero assorto nei miei pensieri e non ho notato ci fosse qualcuno»
«Non devi scusarti» rispondo, intendendo realmente le mie parole. Il ragazzo sorride e mi ricordo cosa avevo intenzione di fare.
«Perché non mangi questo?» gli indico la quantità di cibo ancora nel recipiente «Per me è davvero troppo, non mi dispiace condividere».
«Davvero?» chiede, sopracciglia inarcate e sguardo sorpreso. Annuisco e lui indugia qualche secondo, prima di afferrare delle bacchette dal piano cucina e sedersi di fronte a me.
«Sto morendo di fame, grazie»
Parliamo del più e del meno durante il pasto e intuisco da subito la natura premurosa del ragazzo. Ha maniere gentili e sembra riservare solo sorrisi per gli altri. Lo osservo meglio quando si alza per portare i piatti nella lavastoviglie e i suoi vestiti mi fanno realizzare una cosa.
«Tu sei uno di loro» dico più a me stessa che a lui, ma mi guarda come se avesse capito tutto e sorride soltanto. Jiwon ha parlato di sette membri, ma ne ho conosciuti solo sei. Lui è sicuramente l'ultimo.
«Mi aspettavo che non te ne fossi accorta, guardi tutto quello che facciamo ma sembri in modalità automatica» commenta appoggiato alla cucina, un mezzo sorriso ancora sulle labbra.«Sto morendo di sonno, non capisco come facciate con delle schedule così»
«A volte non lo so neanche io. Dormiamo un po' ovunque, questo è certo» la sua affermazione mi fa scappare una risata, ma non ho il tempo di dire nulla perché si scusa per rispondere ad una telefonata.
«Yunhyeong, non parlare così veloce, non capisco. No, stavo mangiando» si ferma un attimo per ascoltare e riesco a distinguere alcune parole. Roteo gli occhi quando intuisco, sentendo il mio nome, che Yunhyeong stia chiedendo di me. Faccio cenno al ragazzo di non dire che sono qui e risponde evasivo «Non l'ho vista. Comunque sto arrivando, non c'è bisogno che tu venga qui» e chiude la chiamata.
Sospiro di sollievo al pensiero di poter evitare per almeno altri dieci minuti il parlare continuo di Yunhyeong. Possibile che non si stanchi mai?
«Devo andare, altrimenti verrà sul serio qui» annuncia il ragazzo e poi aggiunge «Sono Donghyuk, comunque» ed è fuori dalla stanza.
IKON conosciuti: 7 su 7.

STAI LEGGENDO
Egocentric (jun)Hoe
Fanfic«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun» Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall'assurdità della questione, ma nell'esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell'ascensore. [...] «E va ben...