«Abbiamo finalmente finito di riprendere il video e il direttore è rimasto molto felice del nostro lavoro» Haewon parla entusiasta e mi trasmette la sua energia positiva. Ho contribuito anche io a questo lavoro e lei me lo sta riconoscendo anche solo parlandomene.
«Alla luce di questo,» aggiunge «non vuole aspettare fino alla partenza per il Giappone, ad inizio dell'anno nuovo, per collaborare nuovamente con noi»
La guardo un attimo e i secondi che seguono sono forse i più lunghi della mia vita. Trattengo il respiro finché non dice «Quindi mi ha offerto di organizzare anche un altro video! Non sei contenta?»
«Sprizzo felicità da tutti i pori» fingo un sorriso a trentadue denti e mi allontano verso Mike, poco distante da noi, il quale ha assistito a tutta la scena. Faccio finta di portare due dita alla gola per simulare di rimettere, scaturendo una risata dello stilista.
«Passerà in fretta, pensa solo allo stipendio» prova a consolarmi e mi ripeto nella testa Master, master, master. Respiro lentamente e bevo un bicchier d'acqua al suono dei passi di Mike che si allontana.
Non sarà un problema.
«Dovrai prenderti il cibo da sola d'ora in poi» parla una voce alle mie spalle. Sospirando con evidenza, poggio il bicchiere d'acqua mezzo pieno sul tavolo e mi giro per fronteggiarlo.
«E come mai?» sto al gioco, lasciando che il tavolo dietro di me sostenga il mio peso. Incrocio le braccia per costringermi a creare una barriera nella mia mente tra l'aspetto del ragazzo e il suo atteggiamento. Tutta immagine.
«Andiamo via» avanza Junhoe fino a massimo due passi da me «e non potrò più portarti niente» fa spallucce, un ghigno leggerissimo disegnato sulle labbra perfette. Sto veramente pensando a questo?
«Mi dispiace, ma temo che dovrai farmi da cameriere ancora per un po'»
Junhoe avanza ancora, costringendomi ad appoggiarmi maggiormente al tavolo. Con il cervello completamente andato, mi blocco un attimo quando allunga una mano alle mie spalle. Cerco di mantenere un'espressione infastidita nonostante questo, ma non gli sfugge il leggero tremore che mi scuote impercettibilmente. Junhoe si fa indietro con il mio bicchiere d'acqua tra le mani.
«Sarà un piacere allietarti le ore di lavoro per qualche giorno in più» e sorseggia noncurante.
«Non avevo alcun dubbio al riguardo» sbuffo. Tutti i miei propositi di mantenere la calma e tenere duro fino alla fine sono andati in frantumi non appena mi ha parlato, oggi. Come farò durante le riprese del video? E in Giappone?
«Va bene» lascia il bicchiere nell'esatto punto in cui era prima e compiendo le stesse azioni che aveva impiegato nel prenderlo «Andrò a relegare questo compito a Yunhyeong» mi da le spalle e procede a grandi falcate –mantenendo comunque una tranquillità serafica- verso l'ascensore. Mi stacco allora dal tavolo e lo raggiungo correndo prima che prema il pulsante di chiamata.
«Non ce n'è bisogno» lo fermo afferrandogli una manica della felpa.
«Quindi dovrei poter supporre che preferisci me tra i due» roteo gli occhi. Stiamo tra l'altro parlando del nulla, perché l'unica volta in cui mi abbia portato da mangiare è stato quel giorno nel camerino e solo perché Jiwon ha avuto decenza di ricordarsi della richiesta di Mike. Andare a dire a Yunhyeong che può portarmi il pranzo, però, significherebbe dover anche sopportare minuti preziosi di silenzio rovinati dal suo chiacchiericcio. Mi sta simpatico, davvero, ma non conosce la parola "pausa".
«E' una questione di convenienza» ribatto alla fine e mollo la presa dalla sua manica. Da lontano deve sembrare tutt'altro che una conversazione priva di senso.
«Lo devi dire» mi fronteggia e questa volta è lui a incrociare le braccia.
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall'assurdità della questione, ma nell'esatto istante in cui provo a contestare la sua richiesta, muove un dito verso il pulsante dell'ascensore. Chiudo subito la bocca, pronta a riformulare il pensiero e a sottomettermi al suo volere per il mio quiete vivere, ma una parte di me spera ancora che sia un bluffe. Lo seguo nell'ascensore e così fuori nel corridoio del secondo piano, dove i ragazzi tenevano le loro cose.
Davanti alla porta del loro camerino inizio a sudare freddo. Non lo fa non lo fa non lo fa.
«Yun-» urla dal principio, ma gli tappo la bocca con una mano e lo trascino lontano dalla zona, nel vano scale.
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. Che palle.
«Sto aspettando» mi incalza, lo sguardo di un bambino che sa di stare per ottenere ciò che vuole. Ho per un solo momento l'istinto di colpirlo sul volto in modo da non lasciarmi influenzare dagli zigomi alti e gli occhi penetranti, ma ritorno quasi subito alla realtà. Per carità, Sunhee, è un idol, la faccia gli serve come a te un telefono.
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito» espiro profondamente e mi sento più tranquilla nell'aver mandato giù la questione.
Junhoe ridacchia e porta una mano nella tasca «Grazie mille. Arma di ricatto preferita: prova audio» estrae il telefonino e preme sullo schermo. Aspetto qualche secondo attonita e il suono della mia voce si propaga limpido e nevrastenico nella tromba delle scale, ripetendo quelle odiose parole e quell'odioso nome un'infinità di volte.
«Che vorresti farne?» domando derisoria «A parte farmi prendere in giro dagli altri per la scelta poco consona, non puoi usarla in nessuna maniera»
«Oh, secondo te andrebbe bene al nostro manager assumere una nostra fan?»
«Non oseresti» replico sottovoce. Ho bisogno di questo lavoro, cavolo. Questa volta la voglia di spaccargli la faccia ha motivazioni ben diverse dal suo aspetto.
«Vedremo. Dovrai solo fare delle sciocchezze per me, niente di così strano, assolutamente fattibile» dice Junhoe come se fosse la cosa più normale del mondo avermi appena ricattata. Mi muovo in fretta e, dopo essergli passata accanto con una spallata, sono già nell'ascensore. Lui non aspetta molto per raggiungermi, ma le porte si stanno ormai chiudendo e l'unica cosa che vedo prima che questo accada completamente sono i suoi occhi che saettano compiaciuti tra il mio volto e il dito medio che gli ho mandato. Troverò mai un modo per infastidirlo davvero?

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Egocentric (jun)Hoe
Fanfiction«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun» Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall'assurdità della questione, ma nell'esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell'ascensore. [...] «E va ben...