Si svegliò verso le 10 di mattina, sua madre gli aveva incredibilmente preparato la colazione, e dalla cucina gli stava urlando a squarciagola di 1. svegliarsi, 2. alzarsi e 3. mangiare. Non poteva certo disobbedire nè a sua madre nè al suo stomaco, perciò si rizzò in piedi con uno scatto. Ora che era in posizione eretta, provò timidamente ad osare qualche passo in avanti. Ma si fermò subito, dato che la vista gli si annebbiò fino a farlo restare con 4 sensi su 5. I giapponesi la chiamano tachikurami, questa oscurità temporanea, e per lui come per tanti altri era una cosa normalissima; dopotutto si era alzato velocemente, se lo meritava.
Finito l'offuscamento e ripresa la capacità d'occhio si avviò verso il suo pasto: una scodella di latte caldo (nonostante fosse estate) con i cereali già versati dentro. Si sedette pesantemente sulla sedia ed iniziò a mangiare a testa bassa, con sua madre che intanto puliva il frigo lamentandosi vuoi del formaggio vuoi di qualcos'altro andato a male. E mentre l'odore acido e marcio dello scaduto gli saliva su per le narici, ecco un impulso. Che ora era? Guardo il telefono, le 10 e 17. "E quindi? Sono le 10 e 17 e sto facendo colazione, che problema c'è?" pensò tra sè e sè. Qualcosa mancava, c'era un deficit di pensiero, si era dimenticato di un elemento importante, ma che cosa?! Ecco arrivare l'ansia, dritta e veloce, proprio quando lui era ingenuamente indifeso.
Sua madre si voltò e gli chiese "Marco, tutto bene? Mi pari turbato, hai perso la testa per una ragazza forse?"
Una ragazza.
Cazzo.
Come aveva fatto a dimenticarsi di lei?! La chiamata, la sua voce, il treno, l'appuntamento. Avrebbe perso il treno!
Si alzò e si lanciò verso camera, vestendosi in totale fretta. Jeans, t-shirt, scarpe. Rapido, doveva essere rapido. Calcolò istantaneamente il tempo che avrebbe dovuto impiegare per raggiungere la stazione, era bravo in matematica solo quando gli serviva. Ce l'avrebbe fatta? Sollevò il telefono per vedere l'ora di nuovo, e si accorse di un messaggio:Da Alice
Portati dietro una discreta quantità soldi, dobbiamo fare una cosa. Ti spiego dopo.
Per andare sul sicuro schiaffò l'intero portafogli in tasca, e come il fuoco è alimentato dal carburante, lui era alimentato da ansia e da un'estrema curiosità. Cosa avrebbe dovuto fare con quei soldi? Perché lei gli aveva chiesto di portarli? Quella ragazza era decisamente misteriosa quanto sfacciata.
Sua madre, allarmata vedendolo sfrecciare per casa come uno dopo un tiro di cocaina provò a porgli domande. Ma la risposta fu solo la porta di casa sbattuta e il rumore di lui che stava già correndo verso la stazione. Fu una corsa devastante, gli sembrava che i suoi polmoni fossero rinsecchiti e le sue gambe mozzate, come il suo fiato. Sudato e col biglietto in mano eccolo aspettare, ansimare ed essere guardato male dalla gente attorno. Alice sarebbe sicuramente rimasta disgustata da una vista del genere, pensò tanto per fare ottimismo.
E sotto i raggi mattutini del sole ecco l'armatura scintillante del treno che con il suo orribile stridio frenava e distruggeva timpani e si atteneva alla routine. Obliterato il biglietto si gettò fra le porte prima che si chiudessero, per poi andare a sedersi più vicino possibile al suo solito posto. Aveva preso il treno giusto? Alice sarebbe stata impossibilitata a venire? Lo avrebbe visto? Iniziò a tessere un piano B nel caso tutto andasse a male: Avrebbe provato a chiamarla, e se non avesse risposto avrebbe provato dopo un po', e se neanche questo avesse funzionato sarebbe tornato a casa e avrebbe riprovato ancora per capire meglio. Tutto questo pensare al chiamarla gli fece venire il dubbio che il suo cellulare fosse a casa, dimenticato stupidamente da qualche parte nella fretta; tastò la propria tasca destra, sicuro del peggio, ma fu piacevolmente deluso dalla presenza di quel Samsung compratogli dai suoi qualche annetto prima. Esaminò meglio l'ambiente: poca gente (prevalentemente turisti tedeschi e qualche asiatico), temperatura stranamente rinfrescante, treno in partenza. Di fianco a lui, sulla parete, c'erano piccole scritte violente e aggressive il cui livello di oscenità più basso era "Luca frocio di merda". Alcune sembravano appena impresse, quasi stampate, altre erano consumate e altre ancora erano ormai sbiadite. Rifletté sul motivo di quel vandalismo gratuito; Divertimento? Noia? Magari rabbia repressa...già, quella che Alice, alias la Ragazza del Treno, alias Quella-che-picchia-la-gente-gratis, poteva quotidianamente trattenere e rilasciare a seconda delle situazione, e a proposito di lei...il treno si era fermato. Nessuno volò, nessuno scese, nessuno salì. Nessuno salvo una ragazza con occhi smeraldo e capelli castano scuro. Marco si accese un istante, per poi tornare al proprio status quo. Non era lei, quindi pace e attesa. Guardò fuori. Fuori il sole stava disseminando raggi UV ovunque possibile, e a momenti si potevano vedere le energie delle piante che crescevano verso il cielo, ombreggiate da qualche albero.