10 - Gall

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Non si accorsero subito della sua presenza finché non ebbe parlato.
In piedi, con lo sguardo speranzoso e in attesa, c'era il ragazzo con gli occhiali, quello del pollice.
Marco non aveva sentito bene, ma Alice gli rubò le parole di bocca
"Come scusa?"
Aveva usato un tono leggermente aspro, a giudicare dalla minuscola smorfia del tizio, che con voce leggermente più bassa e timida richiese
"Sì..beh ecco, posso sedermi con voi? Sembrate simpatici"
Marco si chiedeva come una mezza-matta come Alice e un mezzo-vegetale come lui potessero sembrare simpatici a confronto della frotta di adolescenti che sedeva lì dentro.
Scambiò uno sguardo stranito con Ally, ma lei socchiuse gli occhi e gli fece capire che ci avrebbe pensato lei, a liberarsi di quella presenza scomoda.
Alzò un soppracciglio e guardò il biondo dritto negli occhi con fare spocchioso, proclamando le sue condizioni
"5 euro e puoi sederti"
In quelle circostanze, nessuna persona sana di mente avrebbe preso sul serio una frase del genere, né tanto meno avrebbe tirato fuori 5 euro per sedersi ad un tavolo, ma il quatrocchi fece eccezione alla regola.
Nonostante sembrasse ferito dal prezzo, ficcò una mano in tasca e piazzò 5 euro sul tavolo.
Doveva essere davvero disperato.
Alice scansionò con lo sguardo quel pezzo di carta azzurrino, quasi a non crederci. Poi rialzò la testa...e il prezzo
"Facciamo 15"
Il ragazzo sgranò gli occhi, e con sconforto ripetè il gesto, schiaffando 10 euro sul tavolino.
Ok, era decisamente disperato.
Alice ne era compiaciuta, lo si vedeva dal sottile sorriso che cercava di sopprimere, quella sadica viziosa.
Nonostante l'arroganza di quella somma, decise di infierire ancora di più per vedere fino a che punto potesse arrivare l'asta per il posto al tavolo.
"Uhm...manca qualcosa...butta giù un altro euro e potrai sederti"
Il ragazzo chinò la testa scuotendola
"Non ho più soldi..."
Alice alzò la mano e socchiudendo gli occhi la agitò, scacciandolo come una mosca
"Sciò, sciò, sei un poveraccio"
Quatrocchi, affranto, si riprese i propri soldi e guardò l'uscita, preoccupato. Iniziò ad avviarsi con passo estremamente lento.
Col braccio lei scattò come una molla, lo afferrò per la camicia e lo trattenne sorridendogli con compassione
"Stavo scherzando, dai, prendi una sedia"
Quatrocchi si schiarì in viso, con timore afferrò le proprie banconote ma si fermò nel mezzo dell'azione, decidendo di lasciarle sul tavolo, con lei che scosse la testa severa
"Na-ah, non essere stupido, non mi servono i tuoi soldi. Non farmi pentire di averti detto di sì."
Dopo una smorfia di sollievo, il ragazzo si procurò una sedia e si sedette all'agognato tavolo.
La sua ingenuità era quasi tenera, e Marco era pressoché sicuro che Alice l'avrebbe sfruttata...o forse no, dato che con Alice non eri mai sicuro, aleatoria com'era.
Battendo le palpebre, il quattrocchi, disse con voce leggermente tremante
"Scusate il disturbo. Io mi chiamo Simon"
Marco gli tese la mano cautamente, come quando si vuole accarezzare i gatti ma si ha paura di spaventarli, e gliela strinse. Aveva una stretta abbastanza debole.
"Mica disturbi, tranquillo. Io sono Marco, piacere di conoscerti Simon"
Dopo che comparì una smorfia di disappunto sulla sua faccia, Simon si sistemò la montatura degli occhiali e corresse
"Oh..ehm...scusa ma...mi chiamo Simòn, con l'accento tonico sulla O. Come Simone ma senza E. Puoi chiamarmi Sim, Simo, Mòn o..."
Diede un'occhiata nervosa ad Alice, che se ne stava ad esaminarlo impassibile col pugno sotto al mento, per poi proseguire
"Non importa, chiamatemi come volete...scusate"
Calò un breve e imbarazzante silenzio, e sia Simon che Marco guardarono lei in attesa.
Alice ci mise un po' prima di accorgersene e scollare gli occhi da quello che stava guardando fuori dalla vetrina. Li guardò in modo ostile, poi chiuse gli occhi e li riaprì consapevole e distaccata
"Ah, sì. Io sono Alice. Accento intonaco sulla I. Puoi chiamarmi Alice."
"Tonico" corresse coraggioso Simon
"Che?"
"Accento tonico" ora sembrava meno spavaldo
"Ah...sì, sì, quello. Hai capito. Tonico. Ceeeerto."
Il suo modo disinteressato e il sarcasmo irritante ad ogni risposta decretò il suo parlate-tra-di-voi-io-preferisco-guardare-il-vetro, e difatti tornò ad isolarsi.
Simon si volse in direzione di Marco, che fece spallucce e attaccò discorso
"Bene Simon, che mi racconti?"
"Oh..beh..niente, stavo qui...a cercare ispirazione per la mia storia"
"Scrivi storie? Chi le legge?"
"Ehm, sì beh...sono private..un po'...inusuali"
"Intendi dire che sono di genere fantasy?"
"No, no, sono...ecco...spinte."
"Ah."
"Scusa."
"Nah...nessun problema. Ho un amico che mi racconta di tutte le sue scopate. Ormai quella roba non mi fa effetto"
Alice tossì.
"Per fortuna..." disse Sim
"Dimmi un po', perché sei venuto al nostro tavolo? Come mai proprio noi?"
"Perché...ecco, sembravate interessanti."
"Noi? Interessanti?"
"Sì insomma...non lo so, avete attirato la mia attenzione"
"Wow. Allora dobbiamo essere essere proprio particolari"
"A volte anche le cose più semplici e banali possono diventare particolari"
"Su questo ti do ragione...e smettila di scusarti, che non hai fatto nulla"
"Scusa"
Simon si accorse di essersi appena scusato di nuovo
"Oh ecco...scusa, non me n'ero accorto che mi stavo scusando...cazzo, l'ho detto di nuovo...scusa,..."
Pochi secondi e continuando così avrebbe forse aperto un buco nero, se Alice non avesse battuto il pugno sul tavolo per zittirlo.
Marco non approvò quella sua maniera così rude di interrompere adorabili paradossi, ma riconobbe di doverla ringraziare per aver calmato Simon che altrimenti sarebbe probabilmente collassato e imploso. Dopo quel pugno, Alice tornò alla sua vetrina.
Dietro ai suoi occhiali il biondo comunicava molto a smorfie, e stavolta si esprimeva visibilmente turbato e dispiaciuto. Quando non parlava con le smorfie, parlava con una voce sempre tremolante e sottomessa.
"Ma dove l'hai trovata una così carina?" sussurrò timido, indicando con gli occhi Alice
"Oh, no. Non è per niente come pensi. Siamo solo amici." sussurrò di rimando Marco.
Non sussurrò Alice, che invece quasi urlò provocatoria
"Oh ma dai! Certo che è come pensa. Sei un campione a letto, Marco, non dire cazzate. Tu sì che sai come soddisfare una ragazza come si deve"
Diverse persone si voltarono a guardare il loro tavolo.
Simon assunse una faccia a metà tra interrogativo e confuso,
Marco era più imbarazzato del dovuto, e questo gli costò un poco credibile contrattacco
"No, non ascoltarla. Non ci ho fatto niente. Giuro. Neanche toccata"
Alice ancora aveva gli occhi verso l'esterno, ma controbbattè provocante, sempre quasi urlando
"Oh...e invece mi ha toccata un sacco...vero Marco?"
Ora stava guardando lui, con un sorrisetto perfido, e più lui arrossiva più gli angoli della bocca di lei si distanziavano.
Si alzò piegandosi verso Marco, ponendo ben in vista la sua scollatura sul tavolo come fosse una bistecca servita su un piatto.
"Veeeeero Marco?" gli chiese facendo gli occhi dolci.
Le persone che guardavano verso il loro tavolo erano aumentate, soprattutto i maschi.
Troppe.
Decise di non darle altra soddisfazione lasciandosi umiliare così, quindi rimase immobile e silenzioso a scavarle negli occhi con lo sguardo, in segno di sfida. Fu difficile, ma funzionò.
Alice si ritirò dal campo di battaglia, risedendosi ed incrociando le braccia imbronciata.
La gente la stava ancora guardando.
"Ma oooh! Fatevi i cavoli vostri, voi!" ringhiò minacciosa.
Una quindicina di facce sparirono istantaneamente.
Simon, che in tutto quel intervallo aveva fatto da audience in prima fila, alzò lo sguardo e nervosamente si schiarì la gola.
"Sei...forte" accennò un sorriso sincero, che nel suo caso era...beh, una smorfia sincera.
Ella alzò le sopracciglia, guardandolo per la prima volta senza superiorità e narcisismo
"Beh...grazie, lo so"
Come non detto, che egocentrica.
A calmare definitivamente gli animi arrivò la ragazza corvina del bancone, che posò tre hamburger sul tavolo e lasciò il trio con un cordiale "Buon appetito!"
Appena allontanatasi la giovane adulta, Alice commentò irritata
"Tanto non è nemmeno sincera a dircelo, a che le serve?"
Marco, ancora in modalità donna-ti-sfido, con molta calma calma rispose
"Beh, forse perché si chiama cortesia?"
Lei aggrottò la fronte
"Sì ma la cortesia non è sincera. La cortesia è fine a sé stessa, è impostata...la sincerità è importante..." niente rabbia nella sua voce, anzi sembrava addirittura fosse molto triste.
Diede una gomitata leggera a Simon proprio mentre questi stava per addentare il suo hamburger "...vero, Simon?"
Lui, posò il panino sul piatto, pensieroso
"Oh sì...la sincerità... - spezzò la propria voce e gettò lo sguardo a terra - ..è importante"
Se la curiosità Alice fosse stata una pistola, l'atteggiamento del ragazzo aveva appena premuto il grilletto.
"Che hai? Tutto ok?"
"Non ho nulla...e sì, va tutto bene..."
Qualcosa non andava. Stava mentendo. La ragazza ci riprovò
"C'è qualcosa che devi dirci? Ti è morto il cane? La nonna? Il cincillà? La piantina che tieni sul davanzale?"
Non sembrava proprio bravissima a consolare, effettivamente
"No...no, lascia stare, non è niente..." mugolò Sim.
Alice gli afferrò l'avambraccio e lo strinse decisa, accigliandosi testarda
"Dimmelo. Altrimenti te ne vai dal MIO tavolo"
"No, ti prego...ho bisogno di restare" implorò lui con una smorfia di terrore.
Ora anche Marco era incuriosito, perciò si inserì nel discorso
"Perché non puoi lasciarci? Di cosa hai bisogno esattamente? Che succede?"
Simon non potè reggere tutta quella pressione, dopo qualche secondo crollò e confessò
"Io vi ho mentito"

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