< Cosa intendi dire con "vi ho mentito", eh?! >
Dopo la confessione alquanto carente di Simon, Alice si era infiammata più velocemente di un po' di benzina a contatto con un fiammifero acceso. Si afrettò infatti, con ben visibili le vene che le pulsavano al polso, a serrargli un avambraccio al tavolino prima ancora che questi potesse aprir bocca per difendersi.
Lo stringeva con forza e tensione quasi meccaniche, facendo deformare la sua pelle quasi fosse stato un pupazzo di pezza.
Egli gracchiò addolorato
< Non volevo...giuro, è stata una situazione di emergenza! >
Fu poco chiaro, poco esplicativo e poco convincente con quelle parole; e se si sommava questo al suo già basso carisma la cosa non l'aiutava affatto.
Così, con fronte corrugata, Alice ringhiò inviperita
< Te la do io, la situazione di emergenza! Vieni a questo tavolo, mi rompi le palle per mettere il tuo culo qua di fianco e poi mi prendi pure in giro?! >
Simon si guardò attorno, forse per cercare di chiedere aiuto a qualcuno con lo sguardo, o forse solo per staccarlo da quello furioso di Alice. In ogni caso, lei lo riallineò al proprio con un calcio agli stinchi, e lui guaì come un cucciolo maltrattato
<Giuro che non volevo farvi niente di male, cercavo solo di...io...io...vi prego...vi prego, lasciatemi andare...vi darò soldi, lavorerò gratis, vi farò da spalla...tutto quello che volete, ma non picchiatemi!>
Respirava in maniera rapida, e tra un respiro e l'altro non tirava su abbastanza aria. Sembrava essere in iperventilazione, e in più stava tremando. Magari il ragazzo era solo molto sensibile.
Ad Alice non sembrava importasse molto, tanto che ora gli afferrò pure l'altro braccio, artigliandolo con le unghie e tenendolo ben saldo al tavolo.
< ULTIMO AVVISO, dimmi la verità o spero che tu non sia allergico alle noci perché darò un calcio talmente forte alle tue che saliranno su fino alla tua boccaccia e finirai per doverle ingoiare. E sai di che parlo. >
Marco immaginò la scena, che lo disgustò non poco.
Sim invece era ormai terrorizzato, e ne aveva tutti i motivi. Dietro alle lenti dei suoi occhiali, le pupille erano più dilatate che mai. Forse Ally stava decisamente esagerando.
Egli inarcò la schiena e si accasciò pesantemente sullo schienale verde acido della sedia, sospirando con un filo di voce
<Non...non riesco...a...respirare..>
Gocce di sudore gli comparirono in viso ed iniziarono a colare, il petto si gonfiava e sgonfiava in maniera innaturale, il colorito cambiava.
Stava avendo un attacco d'asma.
Marco intervenì tempestivo, con quella responsabilità mista ad agitazione tipica degli operatori del pronto soccorso che ogni tanto vedeva in tv
< Alice lascialo! Non vedi che non riesce a respirare?! Ok Simon, calmati. Calmati e respira, ok? Dove tieni il tuo inalatore? Dov'è l'inalatore? >
< Sta. Nella. Tasca. Sin. Istra. >
<Ok, ok. Ora te lo prendo. Dunque, aspett-ALICE LO LASCI O NO? Fottuta isterica...>
Alice mollò la presa istantaneamente, come se una scossa l'avesse appena colpita. Rimase a bocca aperta, incapace di reagire e protestare a quella furia esplosiva che non si aspettò di ricevere.
Trovato e passatogli l'inalatore, Simon si stantuffò un paio di dosi, riprendendo gradualmente a respirare in maniera regolare, sotto l'occhio attento di Marco che tamburellava nervosamente le dita sul legno del tavolino.
< Ok...ecco, così...bravo, respira>
Gli diede delle pacche sulle spalle e cercò di rassicurarlo il più possibile. Era giunto il tempo del poliziotto buono.
< Ok Sim, che ne dici di dirci tutta la verità? Dilla a me, io ti ascolto.>
Lei tentò di aggiungere la sua parte
<Altrimenti f- >
<Atrimenti niente. Lascialo parlare.>
Spenta sul nascere.
Simon deglutì, posando uno sguardo truce sugli occhi di Marco, come a chiedergli "Posso fidarmi di te?". Ottenuto un lieve cenno di testa per risposta, si rilassò e disse quello che aveva da dire fin dall'inizio
<Ok ecco, la verità è che sono venuto qui con voi perché mi serviva protezione. Ci sono delle persone qui dentro che vogliono portarmi fuori e farmi del male, non sapevo che fare...ho visto voi due ed ho pensato "Non attaccherebbero mai una coppia". Avevo tanta paura che non mi accettaste con voi ma non ho avuto alternative...vi prego perdonatemi, se non mi volete più qui lo capisco...>
<Non preoccuparti, ora che sappiamo la verità siamo anche più propensi a tenerti al sicuro, giusto Alice?>
Alice per l'ennesima volta osservava fuori dalla finestra, ma rispose subito con tono poco identificabile, a far capire che stava ascoltando
<Sì, direi di sì. E non siamo una coppia.>
Marco stette un attimo in silenzio, guardandola stizzito, poi riprese
<Ok, per prima cosa facci sapere chi sono questi tipi di cui parli>
<Devo indicare o...?>
<No no, sarebbe sospetto, dimmi dove stanno>
<Sono quelli vicino l'angolo...sono in tre. Dietro di me...in fondo>
Senza muovere un muscolo della testa, Marco fece scivolare gli occhi dietro Sim. Aveva ragione: c'erano tre ragazzi seduti allo stesso tavolo che parevano tranquilli e parlavano senza farsi sentire dal resto del locale. Sembravano gente qualunque, un semplice trio arrivato lì per mangiarsi delle patatine e parlottare un po'. Si mise ad analizzarli meglio. Il primo, quello a sinistra, aveva una pelle olivastra ed i capelli neri, rasatissimi. Era curvo e secco, dall'aria sgradevole, il volto da topo con dei baffetti ben visibili sotto al naso. Indossava una canotta grigio scuro e dei pantaloni di qualche taglia in più rispetto alla sua. Decisamente trasandato. Il secondo, al centro, aveva invece uno stile decisamente più sobrio e normale comprendente una maglia bianco-appena-uscito-da-lavatrice, una camicia ciano a maniche corte, e dei pantaloncini da escursione, di quelli pieni di tasche. Marco notò inoltre le sue scarpe da ginnastica di marca, bianchissime e immacolate come la maglietta. I suoi capelli erano onde di ciuffi castani che si spingevano dove capitava, pettinati per dare l'impressione di non esserlo. Aveva il viso lungo e gli zigomi alti, come se stesse sempre strizzando gli occhi. Evocava l'immagine del ragazzo pieno di soldi, o di ragazze, o di entrambi.
Marco passò al terzo, il quale era un individuo più tozzo e robusto rispetto agli altri due. Costui si accontentava di una t-shirt verde vomito e di un paio di shorts stropicciati e, non importava quanto la maglia fosse lunga per nasconderli, i rotoli di ciccia gli si vedevano comunque anche da lontano. Qualcosa disse a Marco che forse il ragazzo giocava o aveva giocato a rugby, ma era anche un qualcosa che poteva indicare benissimo un'omosessualità tenuta nascosta al mondo. Sembrava un rospo trasformato in essere umano, pronto a sfondare porte o cose del genere. Lui e la sua cresta di capelli rossi.
Marco fece appena in tempo a distogliere lo sguardo da quei tre presunti banditi, perché subito dopo con la coda dell'occhio vide che il Rospo stava guardando nella sua direzione.
Tornò alla presunta vittima
<Ok Simon, li ho visti, sei sicuro che siano loro?>
<Sicuro come son sicuro che Hitler fosse vegetariano.>
Alice borbottò un bonario "Ah, questa non la sapevo", mentre Marco si chiedeva perché proprio un paragone del genere. Era davvero così ovvio? Mah
<Va bene...se ne sei così sicuro allora facciamo così. Ora finiamo di mangiare tranquillamente e con calma, poi usciamo e ti accompagnamo a casa>
Ally mugugnò protestante, come se fosse appena stata svegliata
<Ma fa caldo...io non ho voglia di camminare...e poi mi fa male la testa>
Dicendo questo scostò la sua immensa frangia e prese a massaggiarsi la fronte, e qui Marco si accorse che ella aveva difatti un grosso bernoccolo bluastro.
<Stai bene? Fa molto male? Ti gira ancora la testa?>
Simon, curioso, si azzardò a infilare la domanda su come le fosse successo in mezzo a tutte quelle di Marco. E Alice rispose solamente ad essa, ignorando totalmente quelle dell'altro
<Ah niente...uno scherzo andato a male, sono inciampata su un borsone e sono andata a sbattere contro un muro>
Marco fu un po' offeso dalla sua premura ignorata, ma preferì tenersi tutto per sé e cercare di trattare con Alice su questioni più importanti
<Ally, ascolta, se vuoi possiamo anche solo uscire e accompagnarlo per un isolato, poi tu puoi tornare qui a rinferscarti quanto ti pare mentre io mi assicuro che lui arrivi a casa, ti va bene?>
<Oh, lasci una donna da sola ad un appuntamento?> disse lei, fingendosi indignata
<Non è un appuntamento. E poi tornerò qua, quindi cosa cavolo ti cambia?>
<Mi cambia che poi mi annoio, da sola.>
<Non credo di essere tutto sto divertimento.>
<Lo sei.>
<Non lo sono.>
<Seiuncomiconato.>
Perse la voglia di discutere con lei.
<Non è...argh, senti. Faccio da solo, ok? Rimani pure qui a fare quel che vuoi. Noi ce ne andiamo.>
Si alzò spazientito dal tavolo con Sim che lo seguì a ruota, entrambi evitarono di guardare verso l'angolo dove stava il trio. Si allontanarono da Alice, che si stravaccò al muro e probabilmente li stava guardando con una smorfia divertita alle loro spalle, tale che Marco se la sentiva quasi premere addosso. Cercò di non pensarci.
Arrivati al bancone, la ragazza dai capelli corvini si affrettò a finire di lucidare un tavolino per venire da loro due. Silenziosa, rivolse loro un caldo sorriso e si mise ad armeggiare tra i tasti del registratore di cassa, senza chiedere nulla. Una volta terminato, disse il totale e rimase in attesa. Pareva un ologramma, più che una barman. Marco si mise a frugare nelle proprie tasche cercando di raccattare il portafogli, ma Simon lo fermò stendendo sul mogano una delle banconote che aveva tirato fuori cercando di comprarsi il posto al tavolo con lui e Alice. Si sistemò la montatura degli occhiali e disse solenne
<Pago io per entrambi.>
Marco si girò interdetto verso il biondo e questi, come se gli avesse letto nel pensiero, rispose elementare
<Beh, in qualche modo devo pur ringraziarti, no?>
Pagarono e uscirono, svoltando verso destra e andando avanti.
Simon gli chiese subito, con una curiosità preoccupata
<Come hai fatto a sapere come fare per l'asma...dell'inalatore e tutto il resto?>
<Beh, da piccolo soffrivo anche io di attacchi d'asma. Così fui costretto ad imparare a come agire e comportarmi se me ne capitava uno. Ora non lo soffro più per fortuna, ma spesso ho ancora il fiato corto>
Gli passò in mente un flashback: un giorno di scuola elementare, l'inalatore dimenticato, la sfortuna di avere un attacco proprio quel giorno. I compagni di classe lo guardavano terrorizzati, mentre la maestra cercava di calmarlo e farlo smettere di panicare. Fu uno dei suoi giorni più brutti.
Una voce femminile lo tirò fuori dai suoi ricordi; vide Alice sgusciare tra lui e Simon, mettendosi allegramente al centro e reclamando spazio.
<Che ci fai qui? Non avevi detto mica che volevi restare dentro a rifrescarti?>
<E secondo te io ti lasciavo da solo?! La città è pericolosa per quelli come te, Marco. Se ti aggrediscono poi che fai?>
Sentì Sim ridacchiare, Alice gli stava praticamente dando del debole, cosa che lui non era.
<Sì, ceeeeerto ragazza. Come se tu fossi così capace di fare a botte e difenderti>
Prima ancora che lei potesse controbattere, qualcuno li chiamò con un brusco "Hey, voi".
Si girarono tutt'e tre.
A pochi metri da loro, immobili, c'erano altre tre persone: i tre del tavolo all'angolo.
Erano disposti proprio come prima: l'uomo-topo a sinistra, il ricco al centro e il rospo a destra, e un ghigno stampato sulla faccia di ognuno.
Il Ricco prese parola, cordiale
<Ciao! Io mi chiamo Massimiliano, loro due sono Antonio e Daniel>
Sorridendo indicò prima il Topo, poi il Rospo. Si avvicinò e tese la mano a Marco, che confuso gliela strinse. Tese la mano anche ad Alice, ma ella fece un passo indietrò e lo guardò storto.
Egli fece un sorriso come tirato da fili invisibili
<Heeey, siamo timide, eh?>
Lei, incredibilmente, restò in silenzio, senza cambiare idea.
Massimiliano si mise a guardare Simon dritto negli occhi, sorridendo.
<Heeeey Simon! Come stiamo? Ti stavamo giusto cercando, ci chiedevamo se volessi andare a fare un giro con noi> spostò lo sguardo su Marco <Sapete, io e Simon siamo amici di vecchia data, e proprio prima abbiamo litigato con lui. Volevamo parlargli per far pace, possiamo rubarvelo un attimino?>
C'era qualcosa di sincero nei suoi occhi azzurri, qualcosa di convincente, concreto. Marco si chiese se Simon non avesse mentito riguardo a Massimiliano e gli altri due, magari solo per ottenere compagnia diversa egoisticamente tramite un bluff. Gli erano sembrati fin dal primo momento gente tutto sommato normale, e Massimiliano sembrava essere così sincero... Effettivamente, ponendo le cose sul piano dei torti fatti, Simon aveva interrotto la discussione tra lui e Ally e in più aveva mentito, mentre quei tre cosa avevano fatto di male? A Sim la possibilità era stata data, perché non darla anche a loro? E poi, anche se a malincuore, doveva ammettere a sè stesso che lo voleva fuori dai piedi il prima possibile.
Aveva deciso: si sarebbe fidato di Massimiliano e gli amici di Simon.
Con la stessa simpatia che gli era stata rivolta, accettò l'offerta
<Certo! È meglio che facciate pace, no? È tutto vostro>
Massimiliano si avvicinò a Sim e amichevolmente gli posò il braccio sulle spalle, accompagnandolo dagli altri due e conversando con lui in assoluta leggerezza. "Alla fine non sono così male" pensò Marco.
Vide i quattro allontanarsi in direzione opposta, quindi si voltò verso Alice, che ancora guardava il quartetto con la stessa identica riluttanza e diffidenza di prima. Era rimasta stranamente quieta durante la discussione.
<Hey, tutto bene? Dove vogliamo andare?>
Nessuna risposta.
<Hey? Alice? Stai bene?>
Ancora nessuna risposta.
Gli altri erano già lontani, e stavano iniziando a farsi sempre più piccoli, ma lei non distoglieva gli occhi.
<Ma che hai? Ho fatto qualcosa?>
I quattro svoltarono e sparirono dalla visuale.
<Sì. Sei un idiota.>
Sentì l'aria sfrecciargli di fianco, e solo dopo pochi secondi realizzò che Alice era sparita, e che ora stava correndo nella stessa direzione appena percorsa da Simon e i suoi amici. Il suo zainetto rosa spiccava tra il grigiore della strada circostante.
Un po' per non restare solo, un po' per non perderla e un po' per curiosità iniziò a scattare, cercando di raggiungerla.
Era la terza volta che lo faceva correre in quella giornata, e con il sole post-pranzo quella semplice corsa per Brescia si trasformò in una maratona sui carboni ardenti fatta all'inferno.
Sudò, sudò e sudò ancora, ma lei era sempre più avanti di lui, sempre più veloce. Come in quella storia di Achille e la tartaruga. Si chiese per l'ennesima volta come diavolo ella potesse essere così atletica e immune a quel clima cocente. Un'altra cosa da aggiungere alla lista "Cose strane di Alice", perfetto.
Improvvisamente lei svoltò, e poco dopo si ritrovò a fare lo stesso, entrando in quello che a quanto pare era un vicolo. Si aspettò di dover correre ancora, ma appena entrato la vide immobile, e per poco non le si schiantò addosso.
Davanti a loro uno spettacolo tremendo e inaspettato: nel vicolo, senza che li vedessero, Massimiliano stava prendendo a pugni nello stomaco nientemeno che Simon, mentre gli altri due lo tenevano fermo a braccia e gambe.
Marco sentì un senso di colpa amaro colargli nello stomaco come una medicina.
Alice fece un passo avanti, battendo violentemente il piede sull'asfalto per ordinare attenzione a sé.
Il violento trio si fermò e con estrema attenzione si focalizzò su di lei.
<Lasciatelo stare, pezzi di merda>
Massimiliano fece cenno agli altri due di tener fermo Sim e mettendosi le mani in tasca rispose con prepotenza
<Non sono affari vostri, levatevi dalle b->
Steso sull'asfalto. Alice davanti a lui.
Marco avrebbe giurato di vedere del fumo uscirle dal pugno destro, come dalle revolver nei film western.
Antonio e Daniel rimasero spiazzati, mollarono Simon e facero un accenno di corsa per andare a soccorrere il loro capo, ma si arrestarono di fronte all'aura aggressiva di Alice.
Lei, subito dopo, si girò verso Marco e gli strillò
<VAI, MUOVITI>
Marco pensò inizialmente di dover correre via, poi notò che Sim era libero, e il senso di colpa lo convertì in adrenalina per i propri muscoli.
Scattò verso di lui, lo prese a spalle e lo condusse rapidamente allo sbocco sulla strada.
Antonio e Daniel cercarono di fermarli, ma non poterono distrarsi. Un'occhiata smarrita e sarebbero finiti come Massimiliano, a terra e col sangue al naso.