// E I G H T E E N //

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TUTTI I FATTI SONO COMPLETAMENTE INVENTATI - grazie a dio.

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Ho sempre avuto una vita normale, sono sempre stata una ragazza felice e tranquilla. Non ho mai dato preoccupazioni di nessun tipo ai miei genitori. Non mi drogo, non fumo, non bevo di abitudine. La maggior parte della gente mi troverà noiosa per questo. Non mi importa più ormai. Se devo vivere la mia vita secondo i clichè per quanto mi riguarda possono andare tutti affanculo. Non sono dannata, non ho sofferto nella vita, non ho subito abusi o altro. E dovrei sentirmi inferiore per questo? Guardo Matty soffrire difronte a me, e non figo. Non è divertente. Come ha fatto la sofferenza a diventare di moda?
-"Quanto avevo sei anni mia madre rimase incinta. Eravamo tutti al settimo cielo. Eravamo una bella famiglia, sai? Io sono sempre stato un pò strambo, ma la mia famiglia mi capiva e mi accettava.
Mia madre perse il bambino. Ed è qui che precipita tutto. Non si riprese mai del tutto. Io mi sentivo malissimo per lei, ma stavo malissimo anche per me, non mi sentivo amato come prima. Mia madre aveva smesso di vivere e quindi anche di amarmi. Come poteva amare un figlio che non aveva mai conosciuto più di uno che aveva cresciuto per sei anni? Comunque, andò avanti così per due anni. Passava le sue giornate a letto, con la porta e le finestre sempre chiuse. Spesso la sentivo piangere, allora mi mettevo a dormire davanti alla porta della sua camera, così se avesse voluto uscire, sarei stato lì per lei. Mio padre aveva perso le speranze. Ormai viveva per lavorare e basta, dormiva sul divano in salotto. La domenica mi portava sempre a pescare, poi smise. Mi prometteva che prima o poi avrebbe ricominciato, poi smise anche di promettere. E così io smisi di chiedere.
Come ti dicevo, mia madre è stata male per due anni. Poi smise di soffrire. Una mattina, quando tornai da scuola, la trovai in salotto, appesa ad una trave di legno del soffitto.  Me lo ricordo come se fosse ieri".

Fece una pausa, portandosi una mano alla bocca, per cercare di non piangere. Io ormai invece sto piangendo come una fontana. Non riesco proprio a trattenermi. È una storia così triste. Un bambino di otto anni non dovrebbe trovare il cadavere di sua madre. Mi immagino il piccolo Matty con i suoi riccioletti e la sua copertina dormire per terra davanti alla porta di sua madre, sperando di essere amato.

-"Fu così dura, Agata. I primi giorni andai a stare da mia nonna, mi ci portò mio padre, mentre lui si occupava del funerale e tutto. Ma io ci rimasi, da mia nonna. Doveva essere una situazione momentanea, invece fino ai 16 anni vissi con lei. Mio padre nel frattempo era diventato un alcolizzato, e aveva perso il lavoro. Quindi mia nonna decise di tenermi con lei, e per un periodo di tempo mi sono sentito piuttosto sereno. A scuola andavo bene, mi piaceva studiare. Amavo la letteratura e l'arte, sono state la mia ancora di salvezza. Poi mia nonna morì e io fui costretto a tornare a vivere con mio padre. Faceva così schifo. Puzzava così tanto. Dovetti lasciare la scuola, che tanto amavo, per andare a lavorare. Non avevamo mai i soldi per comprare da mangiare e pagare le bollette. Eravamo arrivati al punto che ci avevano staccato la luce e il riscaldamento. La situazione era sopportabile, finchè non iniziò a diventare violento. Una sera, in particolare, alzò un pò troppo il gomito, e io ero tornato da lavoro stanco, così iniziammo a litigare, e lui mi spaccò una bottiglia in testa. Sono stato in fin di vita all'ospedale per un bel po'. Avrei voluto tanto denunciarlo, mandarlo in galera. Ma come avrei potuto permettermi di pagare un avvocato? Decisi così di tenere tutto per me e aspettare fino ai miei 18 anni. Così, una volta raggiunta la maggiore età presi i pochi soldi che ero riuscito a mettermi da parte e partii per Londra. Una volta arrivato qui ero sfinito, avevo il cuore in pezzi e una vita di sofferenze alle spalle. Conobbi Josh e Danny e mi accolsero con loro. Ero diventato apatico, non provavo più nulla. Così un giorno Danny mi convinse a fare un tiro di cocaina. Mi promise che sarei riuscito a sentirmi di nuovo vivo, non avevo nulla da perdere. E aveva ragione, riuscii a sentire di nuovo qualcosa. Sapevo quanto fosse sbagliato, ma non mi importava. È così che cominciò la mia dipendenza".
Mi dice queste cose come se si volesse giustificare con me, ma sinceramente dopo questo racconto chi sono io per giudicare?
-"E di tuo... Tuo padre sai più nulla?" Domando tra i singhiozzi.
-"Ho saputo che è morto. Ma non ho chiesto altro, sinceramente non mi interessa molto. Lui non si è mai preso cura di me. Era il suo dovere, ma mi ha reso la vita un inferno".
Matty è così forte. Questo dolce ragazzo ha dovuto crescere così in fretta. Io non ce l'avrei mai fatta da sola. Lo ammiro molto. È appena diventato il mio eroe.
-"Agata, non piangere così tanto" e ride. Come cazzo fa a ridere dopo ciò che mi ha raccontato?  Io non ho più una lacrima nel corpo e lui ride.
Mi guardo intorno. I miei occhi cadono sulla foto tutta sgualcita che avevo visto la prima sera che sono venuta qui.
-"È tua mamma, non è vero?"
-"Si" e abbassa lo sguardo.
-"Posso chiederti come mai la fotografia è tutta rovinata?" Mi asciugo le lacrime.
-"Per un periodo mi ero convinto che fosse tutta colpa sua. Voglio dire, se lei mi avesse amato come doveva, se non si fosse uccisa, tutto questo non sarebbe mai successo. A volte mi chiedo dove sarei ora se non fosse capitato nulla. Sarei laureato in lettere o che so io. Avrei potuto essere un professore, un poeta. Qualcuno di normale. E perché no, anche qualcuno di straordinario.
Ma non è colpa sua Agata, lei è stata la vittima, non il carnefice. Lei è quella che ha sofferto più di tutti noi"
-"Ti somiglia tanto"
Non risponde.
-"Sai Matty, non è troppo tardi per riprendere gli studi. Puoi ancora essere chi vuoi, per questo non c'è limite di tempo."
-"Oh, ma io ora questo lo so. E lo so grazie a te. Hai fatto molto per me" fa una pausa "ora non mi guarderai con compassione, vero?"
Non posso credere che lo stia pensando. È per questo che non mi voleva raccontare nulla?
-"Matty, posso solo guardati con ammirazione. Sei più forte di quanto credi"
Sul suo viso cupo spunta un sorriso meraviglioso.
-"Non lo avevo mai raccontato a nessuno" quasi sussurra.
-"Cosa?"
-"Tu sei la prima persona a cui l'ho raccontato"
Non voglio sentire altro. Lentamente mi alzo in piedi e mi avvicino a lui, tanto da mettere i piedi ai lati dei suoi fianchi, e sempre lentamente scivolo giù fino a sedermi su di lui. Qualche lacrima mi riga ancora le guance. Matty le asciuga per me. Ci guardiamo fisso negli occhi per secondi interminabili. Poi delicatamente lo bacio. Tra un bacio e l'altro gli sfilo la maglietta. Mi rivolge uno sguardo interrogativo.
-"Agata, cosa stai facendo?"
Non rispondo. Continuo a baciarlo, prima le labbra, poi la mascella, poi il collo, la clavicola, il petto. Matty posa le sue mani sulle mie gambe e sale pian piano su, fino a scostare il suo maglione dalle mie cosce e mi stringe i fianchi. Quando alzo gli occhi su di lui vedo che ha gli occhi chiusi. È così bello, in questa luce soprattutto.
Apre gli occhi, mi rivolge lo sguardo più dolce che abbia mai visto. Mi accarezza la guancia e mi mette i capelli dietro l'orecchio.
Mi sfilo il maglione e lo appoggio a terra, facendo attenzione a non colpire nessuna delle candele. Gli occhi di Matty percorrono in fretta il mio corpo. Mi sento un po' a disagio, non riesco a decifrare il suo sguardo. Cerco di coprirmi come meglio posso con le braccia, ma me lo impedisce prendendomi i polsi.
-"Sei sicura di voler fare quello che vuoi fare?"
Annuisco.
Sarò l'amore che gli è sempre mancato, e non starà mai più senza.

A C H A N G E O F H E A R T // Matty HealyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora