My, Myself & I

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Oh, I don't need a hand to hold
Even when the night is cold
I got that fire in my soul

- Ma smettila, non mi succederà nulla di male!- grido, mentre sento mia madre piagnucolare dall'altra parte del telefono.

- Ma sono problematici! E se ti aggrediscono? E se magari ti obbligano a fare qualcosa?-

- Vengono agli incontri perché hanno intenzione di guarire. Non vogliono cacciarsi nei guai, o per lo meno non più.-

- Non potevi fare un lavoro normale? Proprio psicologia dovevi studiare?-

Mentre pronuncia queste parole la immagino, con il solito sorriso malinconico stampato sul volto.

- Sai che ho sempre voluto fare questo mamma. Comunque devo andare, non voglio fare una brutta figura il primo giorno.-

- Hai ragione tesoro, è meglio che tu vada. Mi raccomando..-

- ..testa sulle spalle, come sempre d'altronde!- sghignazzo ripensando a quando me lo ripeteva ogni singola volta che varcavo la porta di casa.

È sempre stata protettiva nei miei confronti, ma devo ammettere che mi ha lasciato comunque il mio spazio.
Sono una persona responsabile, e lei lo sa.
Non ho mai fumato, mai partecipato a festini o stronzate varie.
Solo una volta ho toccato un alcolico, e per precisione era lo spumante che mio nonno mi ha obbligata a bere il giorno della mia cresima.
Mi ricordo ancora la leggera sensazione di bruciore lungo la gola.
Disgustosa.

Finisco di sistemarmi velocemente, poi recupero borsa e Block notes e scendo in garage, per recuperare "Il catorcio".

Perché lo chiamo così?

Semplicemente, perché è una piccola e vecchia Nissan Micra di terza mano che sono riuscita a recuperare qualche mese fa.
È ammaccata e funziona a malapena, ma per ora non mi ha mai lasciata a piedi.
Circa un quarto d'ora dopo arrivo al centro e sento l'ansia salire.
Andrà tutto bene, mi ripeto.
Stai studiando per questo, mi ripeto.
Ma il mio cuore non ne vuole proprio sapere: batte all'impazzata, mi sembra di avere la tachicardia.
Faccio un grosso respiro, prendo tutto il coraggio che ho e varco la porta d'ingresso dell'edificio.
Tutte le pareti sono bianche e devo ammettere che a prima vista sembra un luogo triste e poco accogliente.

- Buongiorno, lei deve essere la Signorina Turner! Noto con piacere che è puntuale come un orologio svizzero!- esclama una donna sulla quarantina appena mi avvicino al bancone.

- Già, odio essere in ritardo, tantomeno in anticipo. Penso che arrivare puntuali invece sia la scelta migliore.-

- Magari tutti la pensassero come lei!- esclama divertita, e devo dire che a pelle mi sta già simpatica. - Comunque, i ragazzi la stanno aspettando nella stanza ..- dice controllando una lista con molteplici nomi -...9. Vada lungo il corridoio e in fondo troverà subito la sala.-

- Grazie mille, a dopo signora!- rispondo sorridente.

- Chiamami pure Rose. In bocca al lupo-

- Allora grazie mille, Rose.-

Mi incammino lungo il corridoio,ma quest'ultimo sembra infinito.
Più cammino e più mi sembra che il fondo sia lontano.
Raggiungo la meta e appena entro nell'aula noto che vi sono una decina di ragazzi, già posizionati in cerchio e seduti comodamente.
Devo dire che lavorare con gente così giovane mi mette a disagio: come può una ragazza di soli 21 anni risolvere i problemi di ragazzi appena più giovani?

- Buongiorno a tutti. Io sono la Dottoressa Turner, ma se vi fa più comodo potete chiamarmi Kate.-

In coro Tutti rispondo con un " ciao Kate " e si può notare chiaramente che non è il loro primo gruppo di sostegno.
Devono averne già passate tante, pur essendo così giovani.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 29, 2016 ⏰

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Hopeless. - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora