Terzo capitolo

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Gennaio 2015
Tokyo

L'aria stantia aveva l'odore del legno marcio e della muffa.
Edward Lane osservava la stanza intorno a lui chiedendosi perché un laboratorio così avanzato tecnologicamente avesse ancora a disposizione un bunker dei tempi della guerra.
Ma la domanda che più lo opprimeva era il come ci fosse arrivato in quel bunker.
L'ultimo ricordo risaliva alla chiamata della dott.sa Northware...
"Oh, no. Il virus!"
Lane si alzò di scatto prendendo coscienza di ciò che era accaduto.

Entrato nel laboratorio le urla strazianti erano inascoltabili, ma la cosa ancor più terrificante erano le persone dentro quell'edificio: spesse vene nere tendenti al violaceo fuoriuscivano dai colli e dai polsi ed i corpi delle povere vittime avevano un pallore quasi trasparente che faceva risaltare ancor di più l'orrenda mutazione da lui creata.
Il professore corse nel suo studio schivando i suoi colleghi per cercare la sua unica fonte di salvezza.
Afferrò una grossa siringa con un liquido blu all'interno e ne iniettò il contenuto nelle vene del suo collo che stavano già iniziando a scurirsi.
Osservò il brillante liquido insinuarsi nei suoi vasi sanguigni e schiarirli.
Nel compiere questa azione le mani di Edward tremarono per il senso di colpa.
Inorridito da ciò che per il suo egoismo aveva creato, scappò in preda alla codardia rifugiandosi nel bunker interrato sotto il suo laboratorio e lì svenne o per effetto dell'antidoto o per effetto dello shock subito.

Edward mise le mani sul suo volto emettendo un suono strozzato, il senso di colpa cocente stava prendendo luogo in ogni fibra del suo corpo.
Camminando avanti e indietro per il malandato bunker, il professore ripeteva senza sosta "È colpa mia, è colpa mia."
Sapeva che tutto ciò stava accadendo là sopra era opera del suo egoismo e solo adesso se ne stava rendendo conto, durante i suoi esperimenti riusciva a giustificare se stesso con l'amore che provava per sua moglie, ma in realtà era tutta opera della sua paura.
Clarisse, era l'inizio e la fine di tutto pensó il professore chiedendosi se le sue intenzioni fossero davvero tanto nobili.

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Gaia e Giulia.

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