Il bagno della scuola non è mai sembrato tanto invitante come ora.
E nemmeno la lametta che tengo nello zaino.
Sbatto con foga la porta e mi ci chiudo dentro come ho fatto innumerevoli volte, ma stavolta è diverso.
Oggi ho deciso.
Morte, ci penso spesso.
Oggi è il giorno.
Estraggo un barattolo di pillole dalla tasca posteriore della cartella, e le ingurgito tutte, come caramelle alla menta. Vengo colpita da un forte mal di testa, sto a stento in piedi e con le ultime forze premi con forza sulla vena del braccio sinistro usando la lametta verticalmente.
Una quantità straordinaria di sangue cade a terra, sono felice di non essere io a dover pulire questo disastro.
NO,CAZZO. Anche in punto di morte mi preoccupo degli altri, invece che di me stessa. La verità è che, se non importa a me, come può importare a qualcun altro?
La ragazza suicidata nel bagno della scuola.
Un brutto finale, per una brutta storia.
Tra un paio di mesi si saranno tutti già dimenticati di me, e inventeranno delle strambe leggende sul mio conto, o sul mio fantasma.Ma non sempre, soprattutto nel mio caso, le cose vanno come avevamo previsto.
"Vuoi uscire da questo fottuto bagno una buona volta?! Cazzo me la sto facendo sotto" la mia vista è appannata e affaticata, ma l'udito funziona perfettamente. Quella che sento è una voce maschile poco familiare.
"Merda che stronzo, penso proprio che dovrò sfondare la porta" continua. E così fa, trovandomi ancora a terra, inerme.
"Oh merda" è tutto ciò che riesci a dire?
"Vado subito a chiamare qualcuno..."
"No..." Lo interrompo con voce flebile. "Lasciami qui, per favore."
Si è chinato, incurante del sangue su cui si poggiano le sue ginocchia; mi guarda shokkato, senza sapere precisamente cosa fare.
Distinguo il suo volto chiaramente ora, come quello di un angelo, incorniciato da sottili capelli biondi. Gli occhi profondamente scuri, misteriosi buchi neri.
Il paradiso esiste per tutti.