All'uscita da scuola vengo avvolta dall'aria fredda di Novembre, ancora mezza stordita ma sempre pronta per ricominciare.
A casa mi faccio una doccia veloce, mi cambio le garze e a cena non mangio nulla, come al solito.
Questo per 2 settimane.Un mercoledì pomeriggio, annoiata dai litigi casalinghi e dalle soap opera di mia madre, decido di uscire di casa.
Prima chiamo Sally e Bennet, i miei più grandi amici, per sentire se sono liberi; al quarto tentativo mi arrendo, prendo il primo bus che capita senza timbrare il biglietto e mi dirigo da sola per le strade di una città pressoché sconosciuta.
Cammino, dando poca attenzione ai negozi di alta moda e ai lussuosi ristoranti che mi stanno intorno, non mi affascinano queste cose.
La mia attenzione viene invece attirata da una piccola porta scura, affiancata da una vetrina delle stesse dimensioni.
Dischi, vinili e cassette.
E mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.
Entro, e subito mi fiondo su una copia di "After the storm" dei Sex Pistols, pensando al Chelsea Hotel, all'amore straziante e dannato, all'omicidio. Tutto così senza senso, ma allo stesso tempo così chiaro.
Non mi piaceva ricadere nella banalità della musica che ascolta una ragazza pseudo-ribelle, se così si può dire; ma per questo verso apparivo esattamente come un perfetto stereotipo.
D'un tratto i miei pensieri 'filosofici' entrano in contatto con la realtà, riportandomi sulla Terra.
<Amanda..>
Vince mi aveva appena vista nel mio habitat naturale, e non sapevo se esserne stranamente felice o tristemente imbarazzata.
Non dovevo avergli fatto una buonissima prima impressione.