CAPITOLO 6

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20 Maggio at 7:20

Metto il mio zaino in spalla e mi incammino verso la fermata dell'autobus. Sempre con le cuffie nelle orecchie e tanti pensieri nella mente.
Ieri mio fratello mi ha dato una notizia che mi ha fatto riflettere molto. Tra meno di un mese si trasferirà a New York per frequentare l'Università. Mi ha fatto pensare tanto questa cosa, perché ero convinta che sarebbe rimasto qui. Come farò senza il suo appoggio quando non ci sarà?
Sospiro. Pensiamo al presente.
Salgo sull'autobus e mi siedo, osservando dal finestrino il paesaggio che mi circonda.
Voglio andare via da qui. Questa cittadina mi sta stretta, non perché non mi piaccia la città in se.. Ma non mi piacciono le persone che ci vivono.
Arrivo a scuola e a passo lento mi incammino verso l'entrata. Oggi dobbiamo consegnare il progetto di scienze per un voto finale, eccellente. Entro nella mia classe in cerca dei miei amici.
Li vedo in fondo seduti, chi sui banchi, chi sulle sedie. Mi avvicino a loro.

"Ciao ragazzi"
Dico.
"Ciao Sofi"
Mi saluta Jennifer.
"Oggi dopo scuola ci fermiamo al MC e mangiamo li. Ti sta bene Sofia?"
Dice Felisia. Ha un leggero ghigno sul viso, come se già sapesse la mia risposta.
"A dire il vero ho da fare"
Dico.
Nessuno mi risponde.
Le ore passano in fretta, e con esse anche l'ultima campanella. Mi alzo per poter uscire dalla classe.
Raggiungo Marcus che è un po' più avanti.
Usciamo tutti da scuola.
"Bene allora ci vediamo domani"
Sorrido a loro.
"Non ti capisco più Sofia"
Dice Felisia.
"Cosa non capisci?"
"Non capisco il cazzo di motivo per cui ci snobbi così. Ti senti forse migliore di tutti noi? Eh? Dici la verità. Stai sempre incollata a quel computer senza mai dirci cosa fai. Sembra che tu nasconda un segreto che non puoi dirci perché siamo inferiori a te. Ma la verità sai qual'è? Che io mi sono rotta le palle di te. Del tuo comportamento di merda, del tuo fottertene di noi. Lo sai, puoi andare a fanculo per me. Mi hai voltato le spalle e io non perdono chi fa così. Mi dispiace piccola stronzetta, ma hai fallito. Non ti correrò dietro per sapere cosa nascondi perché a me come a gli altri non me ne fotte un cazzo".
Urla. Tutti si riuniscono intorno a noi per vedere cosa sta succedendo. Sento come se il mio corpo non possa più reggere, come se da un momento all'altro crollassi. Cerco di reagire, ora basta! Mi sono trattenuta tutto quello che penso di lei e di loro per troppo, troppo tempo!

" Io potrò anche essere, come mi definisci tu, una piccola stronzetta. Ma fidati che se mi sto allontanando da te e da voi un motivo ci sarà. Mi sono rotta del tuo "non toccatemi che mi rompo", del tuo organizzare tutto, di voler sempre essere al centro dell'attenzione. Ora stammi bene a sentire. Qui l'unica stronza sei TU! Hai sempre cercato di essere il centro del mondo, perché ti rodeva il culo quando per qualcosa sceglievano me a differenza di te. Mi sei sempre stata vicina perché speravi qualcuno di cagasse, ma fidati che non funziona cosi! Cazzo Felisia, non ti sei mai resta conto di quanto delle volte puoi essere pesante? Devi sempre avere tutto perfetto. Se c'è una festa minimo un mese prima devi avere tutto pronto. Sempre. Ora siccome ti rode che io abbia di meglio da fare che stare con te, cerchi di sabotarmi, di farmi soffrire, ma tranquilla ora che non ti avrò tra le palle la mia vita sarà migliore."
Urlo talmente piena di rabbia che il mio viso è rossissimo.
Lei cerca di raggiungermi per darmi uno schiaffo, ma viene trattenuta da gli altri. La guardo disgustata un ultima volta prima di girare i tacchi e andarmene non facendo caso agli sguardi divertiti di tutta la scuola.
Corro per le strade di Chicago per raggiungere il prima possibile casa mia. Non mi sono mai sentita così umiliata. Mi sento uno schifo. Non perché mi mancano, ma per come mi hanno trattata. Sento come se le mie gambe non reggessero, come se mi stia sgretolando lentamente.
Entro dentro casa e lancio lo zaino correndo in camera.
Mi butto sul letto e le lacrime iniziano a bagnare il mio viso. Quel poco trucco che avevo inizia a macchiarmi le guancie e gli occhi. Ad un certo punto sento bussare.
"Posso?"
E mio fratello.
Non rispondo.
Lui, entra lo stesso. Si siede accanto a me e mi accarezza i capelli. Mi alzo di scatto e lo stringo come non mai. Lui fa lo stesso, senza dire niente per tutta la durata dell'abbraccio. Sotto il suo tocco dolce e comprensivo mi rilassò. Tiro su con il naso e cerco di smettere di piangere.

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