Tentazione (Yoongi)

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Avevo la faccia intorpidita da quanti sorrisi avevo fatto nell'ultima ora.
Un gruppo formato da ragazzi e ragazze continuava a cercare di parlarmi anche di cose insignificanti.
Con lo sguardo continuavo a cercare i membri del mio gruppo e la maggior parte erano vicino a lui.
Tae-hyung e Jungkook erano in mezzo alla pista a ballare con alcuni componenti di un gruppo di cui non ricordava il nome.
Mentre Seok-jin, Nam-joon e Ho-seok erano intorno ad un tavolo con Jackson Wang, Mark Tuan e Park Jinyoung a bere.
Notai però che Jimin non si vedeva da nessuna parte.
L'ultima volta che lo aveva visto era in piedi vicino ad un divanetto ed era stato avvicinato da un gruppo di soli ragazzi.
La situazione non gli piaceva così decise di congedarsi una volta per tutte dal gruppo e andarlo a cercare.
"... Grazie per essere venuti." disse infine concludendo le scuse.

Dopo averlo cercato ovunque nella sala lo intravide al bancone del bar circondato dagli stessi ragazzi che lo avevano avvicinato prima.
Il gruppo era molto rumoroso, ma non riusciva a capire perché urlassero tanto.
In più Jimin era completamente nascosto alla sua vista, così cerco in qualche maniera di farsi spazio fra di loro e quando finalmente lo vide rimase molto deluso.
Una fila di shottini riempiti di un liquido che pensai fosse Tequila era disposta sul bancone.
Lo stavano incoraggiando a berne sempre di più e solo piteva immaginare a quale fosse arrivato viste le sue condizioni.
Barcollava, ma aveva ancora la forza di far baldoria e ridere della situazione incitando gli altri ad alzare il tono della voce.
Prese un bicchierino e lo butto giù tutto d'un fiato per poi sbatterlo sul tavolo urlando.
Non potevo credere che fosse così stupido da seguire degli idioti come quelli.
Era ora di intervenire.
"Gioco finito" dissi scansando una persona che aveva la mano sulla spalla di Jimin e finalmente mi ritrovai di fronte a lui.
"Che cazzo stai facendo Park?" utilizzava il cognome del ragazzo quando era incazzato con lui.
E quello era proprio il momento per esserlo.
Jimin mi guardò come sorpreso e poi si rimise a ridere indicando i presenti "Ci stiamo divertendo un po' guastafeste, dai unisciti a noi e togliti quel muso"
La fronte gli si corrugó di più e con una punta di ironia disse "Passo e dovresti farlo anche tu".
Il dj, come se gli stesse remando contro, alzo di più la musica e Jimin inizió ad urlare insieme agli altri e a saltare.
Ricominciarono le urla di incoraggiamento e lo vidi prendere un altro bicchiere per buttarne giù il contenuto trasparente.
Appena il liquido gli finì in bocca fece una faccia fra il 'sto per vomitare' e 'sto per svenire' così lo prese per un fianco mettendosi un braccio sulla spalla per reggerlo.
"La festa è finita, basta Jimin" disse con tono di rimprovero portandolo via fra i cori di disprezzo e di dispiacere del gruppo.

Ondeggiava, faceva fatica a stare in piedi, aveva un sorriso beota sulla faccia e quando parlava le parole erano confuse.
Perché deve sempre esagerare quando beveva? Che nervoso mi dava, ma ora dovevo pensare a come uscire dal locale senza che qualcuno ci vedesse o meglio vedesse Jimin in quelle condizioni.

Chiamai subito il nostro manager spiegandogli la situazione così mi rassicuró che avrebbe mandato un suv urgentemente che li avrebbe portati in hotel.
Aggiunse che era meglio usare l'uscita secondaria del Lion per aggirare i paparazzi che aspettavano solo una loro uscita e di avvertire gli altri che stavamo tornando senza di loro.
Venti minuti dopo riuscimmo ad avere il suv e i bodyguard necessari a non farlo fotografare in quello stato.
Cacciarono tutti i paparazzi, ma quando uscimmo, un ragazzo dello staff riuscì fotografarli segretamente (cosa che scoprirono poco dopo).

Sallimo in macchina e Jimin inizió parlare a raffica dicendo cose senza senso e poco dopo si addormento di botto sulla mia spalla.
Arrivati all'hotel lo svegliai quel tanto da farlo scendere dalla macchina e portarlo alll'entrata secondaria.
Raggiungemmo l'ascensore e mentre frugavo nella tasca in cerca della chiave magnetica, senti Jimin lamentarsi a bassa voce e a muoversi.
Gli guardai incredulo il viso rosso per via dell'alcol o dalla situazione quando mi disse "Sai ... io... penso di amarti" seguito da una risata un po' isterica.

Rimasi di sasso nel frattempo che l'ascensore faceva tutti i piani fino al nostro e lui continuasse "... Ma tu non lo dire a Yoongi miraccomando... Altrimenti non saremmo più amici... Sai... Lui non mi ama... E non mi amerà mai penso"
'Sta zitto idiota' voleva dirgli, ma voleva che continuasse a parlare per sapere.
"Quindi... Che mi dici... Tu mi ami si o no?" mise il broncio come solo un bambino di cinque anni poteva fare con annesse di guance rosse.
Non poteva non sorridere quando faceva così.
Valuto le varie risposte che poteva dargli e scelse l'unica che poteva sviare l'argomento" penso... Che tu sia troppo ubriaco" gli sposto una ciocca di capelli dagli occhi e lo vide fissargli le labbra avvicinandosi.
Il panico gli gelo il sangue quando le porte dell'acensore si aprirono e, per fortuna, fuori non c'era nessuno.
Doveva volutate bene la situazione e in quel momento il problema maggiore era riuscire ad arrivare alla camera.
Lo portai quasi a strascico fino alla stanza visto che la risposta che gli avevo datto gli aveva tolto completamente il sorriso e lo aveva fatto ammosciare.
Sbloccai la porta e mi ci infilai dentro portandomelo dietro.
Le luci spente non mi aiutavano in quella situazione, però dopo un po' di difficoltà riuscì a farlo sdraiare sul letto.
Gli tolsi le scarpe, la giacca e stavo per slacciargli i jeans quando notai un rigonfiamento all'altezza della cintura.
P

erché mi trovavo in quella situazione del cavolo?
Li tolsi velocemente e lo coprì con il lenzuolo pulito.

Avevo bisogno di mangiare qualcosa perché, a parte qualche stuzzichino fregato al buffet della festa, non aveva mangiato dalla colazione.
Fece per andare in cucina quando si sentì tirare la maglia da dietro, così si giro e vide Jimin seduto sul letto con i capelli che gli coprivano gli occhi e quel solito viso innocente.

"Non lasciarmi solo" mi supplicó e l'unica cosa che uscì dalla mia bocca fu solo "Uff... che bambino".
Sorrisi pensando ad uno scherzo, ma quello stesso sorriso si spense e cedetti vedendo che i suoi occhi erano lucidi.
"Aspetta" dissi in uno sbuffo.
Tolsi le scarpe, la giacca e i pantaloni frugando nei suoi cassetti in cerca di un pantaloncino e una maglia che alla fine trovai.
Mi misi nel letto con lui e subito mi si attaccò addosso come koala.
Lo senti sussurrare qualcosa di incomprensibile così gli chiesi di ripetere.

"Ho detto che sei caldo... pensavo che un tipo con il cuore di ghiaccio come te fosse freddo"

Non sapevo se sentirmi offeso da quella frase così lasciai perdere come per molte cose quella sera.
Gli vidi quella strana luce negli occhi che prima nell'ascensore avevo evitato, ma che ora mi guardava fisso le labbra.

Si avvicinò con gli occhi chiusi e dovetti far leva su tutto il mio autocontrollo per evitarlo.
'Lui è ubriaco e si fida di me. Non devo. Lui si foda di me. Non devo' continuai a pensare nella mia testa, ma il cuore e "qualcos'altro" dicevano tutto il contrario.
Dentro di me combattevo e cercavo di respingere la voglia irrefrenabile che avevo di baciarlo.

Feci uno scatto per alzarmi ed evitarlo quando lui mi tenne facendomi sdraiare completamente sotto di lui salendomi sopra a cavalcioni.
Si piego in avanti e in un sussurro spezzo tutto il mio autocontrollo.
"Ti prego Yoongi... prendimi"
Dopo quella frase non resistetti più.
Lo volevo mio.
Doveva essere mio.
Lo presi da dietro il collo e lo avvicinai a me.
Ansimava e non so perché la cosa mi faceva eccitare ancora di più.
Potevo sentirlo quanto era bello posare le mie labbra sulle sue, ormai eravamo a pochissimi centimetri e io fremevo per quel bacio quando lui...

"Yoongi... non... Non mi sento bene" con uno scatto scese dal letto e corse in bagno.
Lo ragginsi e lo trovai inginocchiato davanti al water a vomiatrsi anche l'anima.
Avevo l'amaro in bocca per non aver avuto quel bacio, ma restai di fianco a lui tutta la notte a reggergli la testa e a cullarlo quando aveva le crisi di pianto per lo schifo che si sentiva in quel momento.

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