I "Promessi Sposi" è un'opera scritta da Alessandro Manzoni. La stesura è avvenuta prima del 1827, ma il testo ha subìto molte correzioni ed è stato pubblicato più volte.
La storia, ambientata intorno al 1600 in Lombardia, è quella di Renzo e Lucia, due giovani innamorati che vogliono sposarsi. Don Rodrigo, però, il signorotto della zona, ha scommesso con suo cugino che glielo impedirà, perciò vieta al parroco di celebrare il matrimonio.
Renzo prova a trovare una via d'uscita in vari modi, ma alla fine tutti sono costretti a fuggire: lui si reca a Milano da suo cugino, mentre Lucia e la madre Agnese trovano rifugio presso il convento di Monza. Non sanno però che la badessa è in contatto, tramite il suo amante Egidio, con l' Innominato, un losco personaggio molto ricco e potente che commissiona il rapimento della ragazza per conto di Don Rodrigo.
Quando Lucia viene portata dall'Innominato, scoppia in lacrime e lo supplica di convertirsi e liberarla, dicendo che Dio lo perdonerà di tutte le malefatte se compie una buona azione. Inaspettatamente, le sue parole colpiscono l'uomo, che ha una crisi spirituale e infine decide di lasciarla libera e farsi battezzare.
Nel frattempo, Renzo raggiunge la città di Milano, dove è in corso una rivolta per il prezzo del pane. Impulsivamente, si schiera a favore dei contadini, venendo così additato come capo della ribellione, ed è costretto a fuggire per non farsi arrestare, proprio mentre la peste si diffonde in paese. Dopo un periodo a Bergamo, ritorna a Milano per cercare Lucia, che trova in un lazzaretto, intenta ad assistere i malati insieme a padre Cristoforo. Tra questi c'è anche Don Rodrigo, in fin di vita.
Il matrimonio viene quindi celebrato da Don Abbondio, ma solo quando non c'è più rischio di rappresaglie da parte dei bravi.
L'opera è scritta in una lingua in molti elementi simile al fiorentino parlato e al volgare; è caratterizzata da una varietà di vocaboli ed è relativamente facile da comprendere, allo scopo di permettere al libro di raggiungere quanti più lettori possibile.
La struttura del romanzo è detta "a cannocchiale" perché dalle vicissitudini ristrette del paese dei protagonisti "amplia" la visuale man mano che prosegue con la storia, arrivando a vicende internazionali storicamente reali.
Manzoni scrive prestando moltissima attenzione al contesto storico-culturale del 1600, che vede il Nord Italia principalmente povero e dominato dagli spagnoli. Finge di aver trovato e ricopiato un manoscritto dell'epoca, sia per dare maggiore veridicità alla storia, sia per "prendere le distanze" da ciò che scrive, guardandolo con maggiore oggettività.
Nel testo interviene spesso un narratore, che ha la caratteristica di essere onnisciente, ossia di sapere ciò che accadrà in anticipo, e si presenta giungendo alle sue conclusioni, esprimendo giudizi o proponendo riflessioni. La focalizzazione di quest'ultimo all'interno del romanzo cambia, in quanto a volte è esterno, mentre in altri brani sembra "entrare nella testa dei personaggi".
Quest'opera appartiene alla corrente del romanticismo, di cui si riconoscono alcune caratteristiche, come l'uso di una lingua viva e parlata che suggerisce un desiderio di unificazione del Paese e patriottismo, l'interesse per la storia passata, e la presenza di Dio, che però è considerato distante dal popolo, in quanto lo sottopone a terribili decimazioni e sofferenze per mano della peste. Questa divinità non interagisce, può solo essere pregata, come se dovesse bastare la convinzione della sua esistenza a dare forza alle persone. Inoltre inserisce personaggi, come la monaca di Monza e l'Innominato, dall'interiorità complessa ed animati da sentimenti contrastanti.
Tra quelli che abbiamo letto, il brano che mi è piaciuto di più è quello in cui Agnese e Lucia arrivano al convento di Monza e vengono presentate alla badessa Gertrude, che le accoglie piuttosto freddamente. Il narratore parla così della sua infanzia e di come era stata influenzata e costretta a farsi suora, ciò fornisce una specie di giustificazione per i suoi peccati, dato che convive con il senso di colpa per non essere stata in grado di ribellarsi alla decisione ingiusta dei suoi genitori e con l'amarezza per non aver potuto e non poter vivere un'esistenza in linea con le sue aspirazioni. La sua personalità particolare, che non si arrende del tutto alla vita nel convento, si può percepire anche dalla descrizione fisica che ne fa, secondo cui la monaca è vestita con l'abito bianco e nero regolamentare, ma con la vita stretta, come era di moda per le donne all'epoca, inoltre dal velo si intravede una ciocca di capelli scuri, indice del fatto che non si era tagliata i capelli come avrebbe dovuto.
L'Innominato invece è animato da forti sentimenti contrastanti quando avviene la sua conversione: da un lato la crudeltà che lo aveva caratterizzato, dall'altra la profonda conversione che le parole di Lucia scaturiscono in lui.
Per quanto riguarda gli altri personaggi, Renzo è un giovane ottimista, di indole buona ed onesta, ma dal carattere impetuoso ed esuberante. E' piuttosto intelligente, ma a volte si comporta in modo impulsivo arrecandosi danno. Non è però prepotente o vendicativo, anzi, quando Don Rodrigo è in punto di morte lo perdona.
Lucia è una ragazza molto equilibrata ed animata da una profonda fede in Dio, ma le sue umili origini, sebbene abbia spesso sentimenti nobili e sia fortemente idealista, fanno sì che sia una donna cristiana obbediente e pia, spesso con poca iniziativa.
Don Rodrigo è un nobile dell'epoca, in realtà piuttosto insignificante, sebbene la storia sia scaturita da lui, di cui Manzoni non fornisce mai una descrizione morale. E' molto poco determinato, benché sia orgoglioso, e non si assume la responsabilità delle proprie azioni, ma le compie solo perché la sua posizione glielo consente.
Il curato del paese di Renzo e Lucia, Don Abbondio, risulta egoista e debole, perché lascia che la sua esistenza sia dettata dalla paura, e in uno scontro non si schiera con chi ha ragione, ma con chi è più forte, in modo da essere colpito il meno possibile, o, peggio, la preoccupazione lo rende incapace di prendere una decisione.
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