Commento "Il Grande Dittatore" Charlie Chaplin

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Il Grande Dittatore - Commento

Questo film è stato scritto ed interpretato dall'attore e regista Charlie Chaplin.
La prima scena, che si svolge durante la I Guerra Mondiale, è comica: mostra le disavventure di un soldato ebreo imbranato, che poi si ritrova a dover salvare il suo comandante, un certo Schultz, e hanno un incidente aereo. Entrambi sopravvivono, ma il soldato semplice perde la memoria. Rimane all'ospedale per circa vent'anni, e quando esce torna a lavorare nella sua bottega di barbiere, nel ghetto, appoggiato dalla famiglia proprietaria dell'edificio e dalla vicina di casa Hannah, di cui è innamorato. In quegli anni però sono cambiate moltissime cose e il dittatore Hynkel (che è la parodia di Adolf Hitler), straordinariamente simile al barbiere, è salito al potere, promulgando le leggi razziali contro gli ebrei.
All'aumentare delle persecuzioni nel ghetto, il barbiere ritrova Schultz, ora comandante nell'Esercito delle Due Croci, a capo delle truppe che si occupano di mantenere nel terrore la popolazione ebrea.
I due si alleano con altri abitanti del ghetto per ribellarsi, ma vengono arrestati.
Riescono tuttavia a scappare dal campo di concentramento, rubando due uniformi da soldati, mentre Hannah scappa in Ostria (Austria), che è ancora un paese libero, insieme ai proprietari della bottega.
I due fuggiaschi incontrano le truppe di Hynkel intenzionate a marciare sull'Ostria, qualcuno tenta di arrestarli, e nella confusione generale, il barbiere viene scambiato per il dittatore. E' costretto a salire sul palco per incitare le truppe, ma coglie l'occasione, e, dando voce al pensiero del regista, pronuncia invece un lungo e toccante discorso sulla pace e sulla fratellanza, dicendo che non vuole invadere l'Ostria né diventare un dittatore, ma auspica ad un tempo di prosperità per tutti gli abitanti della terra. Dice che l'uomo ha le tecnologie per fare tutto questo, ma continuano ad essere usate male, a sostenere le guerre; i cittadini si fanno manovrare dai potenti, e ciò impedisce loro di raggiungere la serenità.
Questo film è stato proiettato per la prima volta nel 1938, momento in cui Hitler era una delle maggiori potenze militari europee, ed è secondo molti un'opera d'arte, che passa l'elaborata e intelligente ironia, a scene che sembrano tratte da un film puramente comico, anche per quanto riguarda i filmati. Fa da sfondo una meravigliosa colonna sonora, che unisce musiche famose di grandi compositori classici come Brahms ad altre composte da Chaplin.
"Il Grande Dittatore" rappresenta tramite la satira e l'ironia un diretto attacco al potere del dittatore, che viene ridicolizzato e criticato. Può essere considerato un avamposto della libertà di espressione, che arriva dagli Stati Uniti in un'Europa soggiogata da varie dittature.
Hynkel invita nel suo paese Benzino Napoloni, dittatore di Bacteria, ossia Benito Mussolini, a cui vuole dimostrare a tutti i costi, per mezzo di enormi parate militari o dettagli come fare in modo che si sieda sulla sedia più bassa, la superiorità e la grandezza della Tomania (la Germania), e anche la propria, senza successo. Ciò è volto a fargli capire che è insensato schierarsi contro la Tomania, in modo da ottenere i territori più facilmente e senza dover arrivare allo scontro diretto con le truppe bacteriane sul fronte dell'Ostria, riducendo le difficoltà che i soldati tomanici dovranno affrontare.
Mi ha colpito molto la scena in cui il dittatore danza e gioca a palla con un mappamondo, in essa si vede il suo assurdo dispotismo, la sua malata smania di possedere, che culmina nel momento in cui il palloncino scoppia nelle sue mani. Dimostra la sua impossibilità di migliorare quel mondo, prende a calci il pallone, sottolineando la superficialità e la banalità con cui decide delle sorti di intere nazioni.
La sostanziale differenza tra i due personaggi interpretati da Charlie Chaplin è che, mentre uno vuole essere il proprietario di tutto per essere servito e riverito come un re, l'altro si fa servo, divertendosi nel suo lavoro umile, lottando per la pace, facendo nel suo piccolo qualcosa per rendere il mondo un posto migliore. E' il barbiere il vero "re", colui che, nella sua spontaneità, ha l'animo più nobile. Hynkel vuole possedere, comandare, estendere il suo dominio su tutto il mondo, senza avere le capacità per renderlo prospero e sereno, aizzando il popolo contro questa o quella categoria di persone a seconda della convenienza, il barbiere vuole solo avere un'esistenza serena e felice facendo bene il suo lavoro, è timido, spesso distratto e compie errori che regolarmente lo portano in situazioni tragicamente comiche. E' proprio questa sua ingenuità a portarlo a schierarsi contro Hynkel, perché, al contrario degli altri, non crede che sia impossibile riavere i propri diritti, che, non essendo consapevole di ciò che è avvenuto negli ultimi decenni, considera indispensabili.
Le dittature del '900, infatti, hanno "riportato indietro" le ideologie e la società, facendo adeguare i cittadini a condizioni assurde, che prima e dopo quel periodo non sarebbero state accettate. Italiani e tedeschi guardavano i loro connazionali salire sui treni per i campi di concentramento, vedevano i propri figli partire per il fronte e non tornare, assistevano all'assassinio di qualsiasi oppositore politico dei partiti dominanti, si facevano prendere in giro da elezioni in cui il partito votabile era uno solo, ma non si ribellavano, in parte perché erano convinti che sarebbe stato impossibile distruggere quel sistema ed erano consapevoli che sarebbero morti, ma anche a causa della propaganda che i governi esercitavano sui cittadini.
Nel corso del XX secolo, tuttavia, alla caduta di questi regimi assolutisti, del bipolarismo sovietico e americano e con la nascita dell'Unione Europea, si sono affermati finalmente i diritti umani, quali l'uguaglianza e la libertà di pensiero, e secondo alcuni la Seconda Guerra Mondiale è stato un passo triste ma necessario, dato che tutte le vittime sono ricordate e servono da testimonianza per impedire che le nuove generazioni ricadano negli stessi errori. Io non penso che esistano "ragioni valide", tali da giustificare la morte di decine di migliaia di persone, ma del resto ormai gli orrori dell'Olocausto sono avvenuti, e non possiamo fare altro che fare tesoro dei gravissimi sbagli dei nostri predecessori.

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