-Londra- le parve di sentir dire alla madre al telefono, mentre era tranquillamente sdraiata su quel letto rosa. Le mani sul ventre, gli occhi socchiusi, i boccoli sparsi sul chiaro cuscino e i piedi scalzi.
E alzò lo sguardo, si perse in un sospiro fin troppo profondo. Perché come il sorriso era caduto dal suo viso, lei era caduta con esso.
Vi era una macchia del suo cuore sulle coperte.
Deglutì e tese la mano verso i suoi capelli, giocandovi, prima riprendere tra le dita il suo cellulare, controllando se ci fossero messaggi di Giulia, da poco partita per le sue vacanze estive in Canada.
Perché, ecco, che, tranquillamente, mentre ci prepariamo a chiudere questa esatta combinazione a malincuore, vi svelo un'altra caratteristica di Giulia. Era, col suo sorriso umile, una ragazza abbastanza ricca da permettersi di perdere i suoi dolori e i suoi graffi, in viaggi.
Perché in ogni posto dov'era stata le pareva di aver lasciato un pezzo di tutta quella che lei definiva la sua merda. Prima che cambiasse idea, perché, a prescindere, pensava che fosse destinata a farlo. Quad'era ancora troppo presto, quindi, abbandonava qualche pezzo ferito. Si stava trasformando nel fantasma di se stessa, ma, vedete, mentirei se vi dicessi che non le stesse bene.
Semplicemente, quei ragazzi non credevano che vivere potesse far male così bene. Agivano di conseguenza, come un rumore bianco.
Senza impatto, senza un suono vero e proprio, senza che fossero rumorosi in un modo inappropriato.
E Blake credeva che per Giulia non bastassero le sbarre alle finestre per tenerla a bada, sarebbe scappata comunque. Non per codardia, ma con puro e concreto coraggio.
Abbandonarsi e lasciare che i peccati costruiscano delle torri un po' ovunque, non era una cosa che l'anima accettasse con molta facilità.
La biondina tirò su il busto quando vide Priscilla entrare velocemente in camera e guardarsi attorno, con fare pianificatore. Un telefono fra la spalla destra e l'orecchio, un vestito sporco di polvere e le guance colorate di un rosa acceso.
-A che punto sei, tesoro?- le sorrise e l'altra scrollò le spalle, indicando con lo sguardo i vari scatoloni e le mensole completamente ricoperte di plastica.
-Va tutto bene, Blake?- si sedette sul letto, essendosi prima avvicinata con cautela e dolcezza. Le accerezzò una gamba, posando, sulle coperte rosa, il telefono e prendendo fra le dita il volto della figlia.
Il suo cuore prese un colpo quando notò come fossero spenti quegli occhi -Nessuno ti obbliga, lo sai?-
Lei annuì e tentò un leggero sorriso, così frivolo che Priscilla si lasciò andare in uno sbuffo insicuro e le mosse con le mani le ginocchia, come per darle una scossa.
-Non é che questo senso di vuoto che percepisci sparirà se mi dici di non preoccuparmi, lo sai?- Blake abbassò il capo, i capelli mossi e biondi le coprirono il viso e la madre sospirò. Si arrese, in parole povere, e le dedicò un ennesimo sorriso prima di riprendere il cellulare e continuare a sbrigare le sue faccende.
Provava del pentimento, si sentiva ricca di menzogne e, soprattutto, non trovava rimedio che avrebbe potuto attutire quel senso di colpa che viaggiava nel suo organismo, prendeva ad unghiate i muscoli e graffiava le ossa. Si aggrappava ad ogni fibra e ciò le donava una sorta di compiacimento immaginario da parte di coloro che per primi avevano agito da codardi.
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Kiss me again, please
ChickLitPerché un pretesto per amarsi, uno se lo semina dietro prima di abbandonare l'altro. E perché, in ogni sguardo, mossa, attimo fugace, quegli occhi ti perseguiteranno. Perchè l'amore ti si inietta nelle ossa, quello vero, ti consuma e rende la tua a...