Chapter 3.

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Era Venerdì, il giorno libero di Castiel, che si alzò quando il sole era già alto nel cielo. Dopo aver fatto una doccia e aver mangiato un toast a colazione accese la Tv, si ricordò che non aveva messo in carica il cellulare, e quando lo prese vi erano due messaggi:

"Buongiorno Cas. - Dean."

"Hannah è stata così gentile da dirmi dove abiti, fatti trovare sveglio sennò ti butto giù dal letto, passo verso le 12:00. -Dean."

Al secondo messaggio gli scappò un sorriso, forse Dean se la meritava un'altra possibilità. Si vestì e tornò a guardare la televisione.

Alle 12 in punto sentì qualcuno bussare alla porta.

"Buongiorno Castiel." Dean si fece spazio nella casa con un sorriso sgargiante, teneva in mano contenitori con del cibo.

"Ciao Dean. Aspetta, ti aiuto. La prossima volta potresti chiedere prima di autoinvitarti."

"Scusa, avevo troppa voglia di vederti. Ho cucinato e ho pensato di portarti qualcosa."

Castiel sorrise.

"Aspetta, quello era un sorriso?" Dean gli diede una gomitata.

"Smettila. Sistemo la tavola."

Si sedettero a tavola, Dean aveva preparato di tutto.

"Allora, oggi è il tuo giorno libero e domani è Sabato, quindi hai tanto tempo da riempire giusto?"

"C'è anche la domenica."

"Perfetto!" Dean si alzò e andò in salone, tornò con in mano dei biglietti, nell'altra teneva una valigia.

"Andiamo a Firenze."

"Andiamo?"

"Ho comprato già i biglietti, e il treno parte tra due ore.."

Castiel lo guardò con la bocca aperta.

"Sei pazzo."

"Sì o no?" Dean lo guardò un po' sconcertato.

"Okay... Ma Lunedì mattina dobbiamo essere qui."

Dean si alzò e lo abbracciò sorridente.

"È meglio se vado a fare le valigie.. Oddio è una pazzia Dean." Castiel si avviò verso la sua stanza.

Andarono alla stazione in auto, faceva caldo, non c'era molta gente. Salirono in treno e si sedettero uno di fianco all'altro.

"C'è caldo." Castiel si faceva aria con un giornale.

"Già. Ti è piaciuto il pranzo?"

"Oh eccome! Le tue doti culinarie si sono affinate."

Passarono il viaggio a parlare, il loro chiacchierare riempiva l'intero vagone, si dissero di tutto, Dean aveva seguito il suo sogno ed era diventato un professore di letteratura, suo fratello Sam si era sposato con Jessica, e avevano avuto una figlia, Diana, erano partiti tutti e quattro in vacanza e avevano deciso di fermarsi qualche settimana in Veneto, e tornare a Venezia, dove la zia di Jess aveva una casa inabitata.

Arrivarono a Firenze dopo due ore, scesero in centro e raggiunsero l'albergo che Dean aveva prenotato.

"Un po' di fresco." Castiel si gettò sul materasso.

"Non rilassarti troppo, tra un po' dobbiamo uscire."

"Ma siamo arrivati adesso Dean!"

"Lo so. Hai tutta la vita per rilassarti, tre giorni per vedere Firenze, scegli." Dean si avvicinò e si coricò sul letto accanto a lui.

"Mmh..." Castiel si mise su un fianco. "Dove andiamo?"

"Lo vedrai." Si fissarono per qualche secondo, poi Castiel si alzò e cominciò a spogliarsi mentre andava verso il bagno.

Quando entrambi si furono lavati e cambiati uscirono dall'albergo, il sole stava ormai tramontando e l'aria era più fresca. Camminavano vicini, le loro braccia si toccavano, Castiel poteva sentire il profumo di Dean.

"Siamo arrivati." Dean indicò un viottolo.

"Ma qui non c'è niente." Castiel sbirciò e vide soltanto il cielo magenta aldilà delle mura.

"Aspetta." Dean lo prese per mano e si incamminò verso la via scura. Castiel arrossì terribilmente e lo seguì. La attraversarono e quando uscirono si ritrovarono su una strada che conduceva ad uno dei ponti di Firenze. Era uno spettacolo meraviglioso.

"Ecco, adesso siamo arrivati." Dean avvolse un braccio attorno al fianco di Castiel e lo invitò a camminare.

"Sei incredibile." Castiel guardava i riflessi dell'acqua tinti di rosso muoversi accarezzati dal vento.

"Vuol dire che mi perdoni?" Dean aumentò la presa.

Castiel gli diede uno schiaffetto sulla schiena. "Zitto." Dean rise e lo prese facendolo mettere di fronte a lui.

"Pretendo delle spiegazioni, e mille scuse." Castiel lo disse mentre fingeva di volersi divincolare dalla presa di Dean.

"Le avrai, te lo meriti." Dean lo prese per i fianchi e lo tirò a se. Castiel sapeva che forse se ne sarebbe pentito, ma in quel momento non gliene importava: prese il volto dell'altro tra le mani e lo baciò, Dean sorrise e gli mise le mani tra i capelli. Dopo qualche minuto interruppero il bacio solo per prendere fiato.

"Sapevo che non avresti resistito a lungo." Dean esclamò, poi gli diede un bacio a stampo.

"Fanculo." Castiel baciò Dean un'altra volta e lo afferrò per la camicia, erano passati anni, ma quel sapore di tabacco e vaniglia lo sentiva ancora. Dean gli accarezzò la schiena e poi le natiche, cominciò a baciargli il collo, Castiel si sentì esattamente l'adolescente di otto anni fa, eccitato e curioso di fare sempre più, di conoscere il corpo del proprio amante. Infilò le mani sotto la camicia di Dean e rabbrividì al contatto con la sua pelle calda, mentre continuava a baciarlo, ormai senza respiro. Dean si allontanò giusto quanto bastava per guardare Castiel negli occhi, respirava pesantemente.

"Dovremmo darci una calmata."

Castiel rise mentre cercava di ricomporsi. "Già. Dovremmo tornare in albergo."

Rientrarono e presero la decisione di dormire in letti separati: "almeno per stanotte." Si dissero.

Il vento di primavera.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora