Castiel sentì la suoneria del cellulare, che squillava e riempiva la stanza, lo prese e rispose, aveva ancora gli occhi chiusi.
"Pronto?" La voce impastata dal sonno.
"Castiel? Ma si può sapere dove sei finito? Sono le dieci meno un quarto! Sono passata in negozio per portare della merce ed era chiuso!" La voce frizzante di Hannah lo riportò alla realtà.
"Oh cazzo. Mi dispiace Hannah, non ho sentito la sveglia." Si tolse le coperte di dosso e si sedette sul letto.
La ragazza sbuffò dall'altra parte della cornetta. "Hai venti minuti, non di più. Sbrigati, ciao."
"Grazie, ciao..." Castiel si passò una mano tra i capelli e ripensò all'evento del giorno precedente, rimase qualche secondo seduto e poi andò a darsi una sistemata.
Puntuale come un orologio arrivò al negozio, una Hannah incazzata lo aspettava sull'orlo dell'entrata.
"So cosa stai per dire, ma non dirlo, ti prego."
"Ieri sei scomparso e mi hai chiesto di sostituirti, cosa che non fai da anni, e stamattina non ti sei presentato, cosa che non hai mai fatto. Mi dici cosa succede?" Hannah allargò le braccia.
"Sto bene, davvero, sono problemi personali." Castiel accennò un sorriso triste.
"Problemi personali eh? Sai, dopo due anni potresti anche avere un po' di fiducia in me e raccontarmeli." Hannah sistemò la borsa in spalla e andò verso la sua auto.
"Che idiota sono" si disse, aprì il negozio e vi portò la merce dentro, la sistemò e si sedette in attesa di qualche cliente. Vendette qualcosa, poi andò a pranzare e tornò.
Verso le cinque del pomeriggio il cellulare vibrò:
"Non chiedermi come ho fatto ad avere il tuo numero. Ieri mi sono comportato da stronzo, scusa. -Dean."
Castiel fissò lo schermo per qualche secondo, poi decise di rispondere.
"Okay. -Cas."
Dopo aver inviato il messaggio spense il cellulare.
Si fecero le otto meno dieci, orario di chiusura, Castiel prese le chiavi per alzarsi e andare a chiudere, poi vide qualcuno avvicinarsi da fuori, decise di aspettare in caso fosse qualche cliente. Quando Dean aprì la porta Castiel rimase senza parole e si diede dello stupido.
"Ciao." Dean entrò mentre la porta si chiudeva lentamente dietro di lui.
"Ho finito per oggi, il negozio è chiuso Dean." Castiel sospirò.
"Okay, ti aspetto fuori allora." Dean sorrise e uscì.
Castiel poggiò le spalle sul vecchio armadio e pregò se stesso di mantenere il controllo. Uscì, chiuse il negozio e si incamminò verso Dean, che stava guardando il canale.
"Scusa per ieri." Dean si girò verso Castiel.
"Ti ho già detto che va bene. Perché sei qui?"
"Volevo invitarti ad uscire."
Castiel aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono.
"Dai, cosa hai da perdere? Andiamo." Dean lo afferrò per il polso.
Castiel si lasciò trascinare, non sapeva nemmeno per quale motivo non stesse contestando Dean.
Arrivarono alla stazione, non molto lontana.
"Che ci facciamo qui?" Castiel sembrava triste.
"Ma come? Non te lo ricordi?" Dean sorrise e si guardò intorno.
"Certo che me lo ricordo." E in un attimo era la prima notte di Primavera del 2008, la pioggia e il vento freddo avevano costretto un Castiel e un Dean diciassettenni a ripararsi sotto il tetto della vecchia stazione ferroviaria, Castiel indossava la felpa grigia che Dean gli aveva prestato, mentre il ragazzo biondo aveva un giaccone del padre.
"Fa dannatamente freddo Dean! Saremmo potuti restare da Gabriel!"
"Non volevo stare in quella topaia Cas! Vieni qui, copriti anche tu." Il giovane alzò il cappotto e fece segno all'amico di avvicinarsi. Castiel si sistemò accanto a Dean e lasciò che lo coprisse.
"Hai tutti i capelli bagnati." Dean sussurrò, e li spostò delicatamente dalla fronte di Castiel, che arrossì.
"Dovremmo andare dentro sai?" Castiel abbassò la testa. Dean sorrise e gli baciò la guancia.
"Non ci faranno entrare, come al solito, e poi si sta bene qui, con te." Castiel divenne ancora più rosso in viso e si voltò verso Dean.
"Potremmo.. Potremmo provare.." Non riuscì a dire altro, le labbra di Dean erano sulle sue e le sue mani tra i suoi capelli; si baciarono a lungo, forse per minuti, forse per ore. Dean aveva un sapore buono, sapeva di vaniglia e tabacco, quando lo baciava sentiva il suo respiro riscaldargli il volto, era strano, ma piacevole. Quella notte tornarono a casa mano nella mano, Castiel non riuscì a dormire, era troppo eccitato, aveva dato il suo primo bacio, e lo aveva dato a colui che pensava sarebbe stato l'amore della sua intera vita.
Un tocco sulla spalla lo riportò alla realtà.
"Perché mi hai portato qui?" Castiel aveva le lacrime agli occhi.
"Perché è dove tutto ha avuto inizio. Senti, penso, credo.. Credo che ci meritiamo una seconda possibilità." Dean accennò un mezzo sorriso.
Castiel lo guardò incredulo.
"Voglio tornare a casa Dean. Sono stanco."
"Dimmi che almeno ci penserai."
"Va bene."
Dean sorrise. "Ti riaccompagno con la macchina, non è lontano."
Castiel si lasciò riaccompagnare, tornò a casa e si addormentò immediatamente.
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Il vento di primavera.
FanfictionAU. La vita di Castiel Novak va alla grande, pensa di aver dimenticato, poi un giorno rincontra il suo primo amore: Dean Winchester.