La ronda di notte è un quadro di Rembrandt Harmenszoon, la prima volta che lo vidi fu in terza media, nel libro di arte. Ma la prima volta che decisi di ispirarmi a questo quadro per compiere una delle più pazze imprese della mia insolita "infanzia" fu in primo liceo artistico.
Quella sera non avevo sonno per niente e come tante altre sere le provai tutte per addormentarmi. Arrivai persino a scendere in cortile e stendermi sul dondolo con le cuffie nelle orecchie e la camomilla in bocca ma niente. E così come tante altre sere, rassegnata all'idea di non dormire, scesi in cucina, mi preparai una cioccolata e, accesa una lampada, iniziai a scrivere.
A volte quando non so che fare mi piace ancora scrivere, ma quando ero "piccola" era una vera e propria passione.
Scrivevo continuamente, ma la cosa più divertente era la mia continua, sfrenata e spesso spericolata ricerca di idee.
Funziona anche adesso: vivere per scrivere.
Una volta Gaia mi disse che lo scrittore non è solo chi immagina più degli altri ma chi fa più degli altri.
E da allora ho fatto esattamente come mi aveva detto.Quella notte scrissi solo alcune parole su quel foglio bianco... non si riferivano alla storia, ma alla folle impresa che avevo in testa e, qualche ora dopo, anche nella telecamera.
SONO IN CASA MA IN UN'ALTRA: TORNO DOMANI
Lasciai il biglietto per la nonna che si era ormai abituata alle mie frequenti cacce all'idea.L'unica altra persona al mondo disponibile a svegliarsi alle 3 del mattino per cercare qualcosa da scrivere su un pezzo di carta era Reggy ed è soprattutto grazie a questa comune e costante ricerca del pericolo a tutti i costi che siamo diventate amiche inseparabili.
Allora Reggy viveva con il suo appena diciottenne fratello innamorato Levis e come tutti i bravi fratelli maggiorenni innamorati Levis passava quasi tutte le notti fuori casa e Reggy era completamente in balia dei miei euforici tentativi di movimentarle le serate.
Senza scompormi mi fermai di fronte la sua vecchia casa sul lago e bussai tranquillamente alla porta come se fossi il postino arrivato all'ora di pranzo per consegnarle l'abbonamento mensile che ha fatto al suo giornale preferito.
Così quella notte, con una fotocopia della pagina del libro di arte col citato quadro in mano e una telecamera nell'altra illustrai alla mia migliore amica in pigiama il mio insolito piano.
Reggy ancora sulla soglia della porta, con una matassa di capelli neri arruffati in testa e un ridicolo completo rosa addosso confermò la sua presenza nell'impresa con un largo sorriso bianco e mi fece entrare in casa per poi andarsi a scegliere dei pantaloni.
Si vestì velocemente e prima di uscire afferrò due toast: mangiare di notte era un'abitudine per entrambe.Nel corso del nostro paese c'erano soltanto due posti capaci di catturare il nostro interesse da ridicole ragazzine: la cornetteria e un'enorme, vecchissima casa abbandonata con un altrettanto enorme portone di pietra chiuso soltanto dal poco interesse della gente per quella formidabile struttura.
In realtà non avevo idea di cosa potessi trovare una volta entrata in quel posto quasi esattamente come non avevo idea, in realtà, dell'evento storico a cui si riferiva il quadro che mi aveva dato l'ispirazione.
Semplicemente mi attirava il titolo: "la ronda di notte" era quella a cui la mia florida immaginazione, quella notte, avrebbe partecipato.
In poco tempo arrivammo davanti alla gigantesca casa di tufo bucato.
Io è Reggy ci stringemmo la mano, riposizionammo la telecamera già accesa (con la quale avevamo parlato per tutto il tragitto) e iniziammo a spingere il grosso portone grigio.
Reggy era la campionessa di braccio di ferro della scuola (vinceva anche contro i ragazzi!) ed io la seconda in classifica perciò ci parve davvero strano non riuscire a spostare facilmente quel portone. E proprio in quel momento, tra questi pensieri, si fece strada l'idea che qualcuno avrebbe potuto avere così tanta considerazione di questa rovina da prendersi la briga di girare la chiave nella toppa.
Confermai i miei pensieri dirigendo la mia mano sottile verso la pesante chiave di ferro inserita nella serratura.
La girai e aprii la porta.
La casa era quasi più grande dentro che fuori e altrettanto vecchia e ammuffita se no di più.
La paura di trovare qualche animale o qualche carcassa ci assalì all'improvviso ma vincemmo l'idea continuando a fare le idiote verso la telecamera.
R: siamo appena entrate nella casa degli scheletri, siamo spaventate al quadrato e, parte integrante dell'operazione: abbiamo solo un paio di mutande!
Io: che schifo! Reggy! Questo posto già fa schifo se poi fai schifo pure tu sarà un posto schifoso elevato al quadrato!
...Quanto ci appassionavano le potenze!
Il pavimento era ovviamente lurido e i nostri sandali erano sicuramente poco contenti dell'esperienza ma noi, soprattutto dopo aver trovato un balconcino con una vista mozzafiato sul lago e, dopo aver ingoiato l'ultimo boccone dei nostri toast al formaggio, eravamo al settimo cielo.
Era tutto magnifico, passammo ore a contare le stelle, e le barche.
Quel balconcino era un angolo di paradiso ed era tutto per noi, almeno per quella notte. Contammo almeno 113 stelle diverse in quella notte senza luna.
Il pericolo dei topi ci faceva restare in tensione ma eravamo stra felici: nemmeno loro avrebbero potuto rovinare tutto quello che avevano creato in una sera due amiche spericolate.
La nostra "ronda di notte" aveva superato di gran lunga quella del quadro.Ripescai questo ricordo l'altro giorno e, grazie a quello, diedi vita ad un altro dei miei numerosissimi castelli in aria: da grande avrei ristrutturato e vissuto in quella casa: costante ricordo di uno stile di vita.
Il mio stile di vita: vivere per scrivere.
Successivamente applicai lo stesso criterio anche nel disegno.
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Aerei di carta
General FictionQuesta è la storia di un viaggio, il viaggio di una vita. Laila ha una sola certezza: lei è un'artista. Resta solo una domanda: "cos'è un artista?"