4.

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Ero nella mia stanza rosa e lilla, con appese alle pareti, delle licette colorate, il tappeto di pelo sintetico blu sotto i miei piedi nudi. Tutto normale se non fosse che i miei piedi sanguinavano come anche le braccia, e le mie nocche fossero arrossate dal pugno che ho dato al muro. Come mi sono ridotta così? Un nome. Tom. Mio fratello.

mezzora fa ero seduta sul divano a leggere macbeth, quando ho sentito la porta aprirsi. Ho alzato la testa ed ho trovato Tom e Liam... con due ragazze alle spalle. Una ragazza a
aveva lunghi capelli tinti di viola scuro con due occhi castani, l'altra invece aveva i capelli biondi ossigenati e due occhi griggio tetro. Entrambe erano truccate pesantemente, i vestiti (se si può definirlo così) erano più adatti alle ragazze che si vendono in tangenziale.
...Tom parlava sciolto alle ragazze, tenendo però gli occhi fissi davanti, Liam aveva lo sguardo perso. Le ragazze invece ridevano come delfini a tutto quello che diceva mio fratello, una si avvolgeva una ciocca di capelli attorno al dito mentre guardava con aria sognante e civettuola Tom.
Mi alzai di scatto dal divano, così tanto di scatto che macbeth per poco non fece un volo. Solo Liam si accorse che ero presente anch'io, mi guardò e dopo si girò verso mio fratello e gli diede una piccola gomitata di avvertimento. Tom lo guardò con gli occhi spalancati, come a dire 'ehi, non vedi che sto cercando di portarmi a letto una di queste due?' Poi però guardò alle spalle di Liam e i nostri due sguardi si incrociarono. Notando l'occhiata di fuoco che gli lanciavo si voltò verso le due tipe "Amy, Polly, potete scusarmi un attimo?" Disse accompagnando la frase da un sorriso. Le due ragazze annuirono contemporaneamente, poi una sussurrò all'altra "ha detto prima il mio nome" intuii che quella fosse Amy, alzai gli occhi al cielo e mi dirissi verso Tom, gli afferrai il polso e lo trascinai in cucina "chi era quella?" Sentii chiedere a una delle ragazze prima  che la porta della cucina si chiudesse alle mie spalle. Tom si liberò dalla mia presa con uno strattone e mi guardò come se non avesse fatto nulla di male. "Che vuoi?" Chiese con lo sguardo confuso e un po infastidito per averlo portato via dalla sua nuova "conquista".
"Sei un idiota. Ma che ti viene in mente? Portare due prostitute qui, a casa di mamma e papà..."quasi urlavo.
Mi interruppe con una mano alzata.
"Ferma...ferma... prostitute?!" C'era l'ombra di un sorriso sul suo volto. " non è che sei gelosa sorellina?" Gelosa? Io? Pff.
"Gelosa?! Ma ti rendi conto? Cosa sono, una bambina piccola?" Chiesi furiosa.
"Si, sinceramente sei una bambina, una bambina che si vuole credere grande. E per di più tu dovresti essere l'ultima persona al mondo che può dirmi chi portarmi a letto a casa di mamma e papà..."no Tom. non osare nemmeno nominare quel momento se ci tieni alla tua faccia da schiaffi. Lo interruppi lanciandogli un piatto addosso...che lui schivò con una mossa fluida del corpo. Non volevo che tiarasse fuori quell'argomento. L'avevo seppellito nel passato anni fa. Il piatto si disintegrò appena toccò la superficie del bancone bianco in cucina. Lui mi guardò con aria truce. Maledetta me. Sapevo cosa stava per succedere. Era parecchio violento Tom.
Come se mi potesse leggere nella mente prese un piatto e lo lanciò contro di me. Mi riparai con le braccia, mentre chiudevo gli occhi. Il piatto si ruppe sulle mie braccia, le scheggie mi graffiarono le braccia e i piedi. Mi sentii bruciare dalla rabbia. Magari saremmo andati aventi così, se non fosse stato per Liam, che entrò con la faccia allarmata in cucina. Guardò, prima Tom con aria confusa, poi il suo sguardo si posò su di me. Gli occhi gli stavano uscendo dalle orbite. Anche lui sapeva degli scatti di rabbia e di violenza di Tom. So che Liam lo aiutava addirittura. Liam guardava Tom con aria delusa e spaventata. Sentendo un potenziale pianto dentro di me avanzai verso la porta della cucina, spinsi Liam di lato, ma, mentre stavo per uscire lui mi afferrò il polso, delicatamente. Lo guardai furiosa. Bello, levati.
"Vuoi che ti aiuti? Posso metterti qualcosa su..." ma non finì la frase, poichè mi liberai dalla sua presa con uno strattone violento e, giardandolo male, gli dissi " non ho bisogno del tuo aiuto. L'unica cosa di gentile che puoi fare per me ora è levarti." Detto questo attraversai di corsa la porta, ignorai le due idiote che ora discutevano sui capelli di Tom,in salone.
Sentii appena l'urlo di Liam contro mio fratello "MA CHE TI SALTA IN MENTE?! POTEVI PRENDERLA AD UN OCCHIO! O PEGGIO" Corsi velocemente le scale ed entrai in camera mia. Diedi un pugno per sfogarmi alla parete. Non mi sarei mai odiata abbastanza per quel che avevo fatto anni fa. Mai. Mi siedo sul bordo del letto e mi prendo la testa fra le mani e inizio a piangere. Avevo chiesto a Tom. Anzi, supplicato, di non nominare ne parlare mai più di quel che avevo fatto. Daltronde, ero anche ubriaca quella volta. Il mio cellulare vibrò nella tasca dei jeans. Mi asciugai le lacrime dalle guance, tirai su col naso, e presi il mio cellulare dalla tasca. Era un messaggio di Leslie. La mia migliore amica. "Ehi! Che ne dici se stasera andiamo in discoteca? Quella dell'altra volta :)" scoppiai a ridere. Adoravo quella faccina. Mi faceva sempre ridere. Aveva un aria così stupida...non potevo non ridere! "ok, aspettami all'ingresso" se Tom poteva fare quello che voleva, lo potevo fare anch'io. Presi un fazzoletto ed eliminai i residui di mascara sciolto sotto gli occhi, mi soffiai il naso e mi cambiai velocemente. Misi dei pantaloncini e un top aderente nero. Scrissi in fretta un bigliettino. "Caro imbecille di un fratello: se senti proprio un impulso incontrollabile di farti quelle ragazze, non usare il mio letto, ho appena lavato le lenzuola. E se te lo chiedi (anche se non penso, visto che sarai occupato a portarti a letto quelle due civette: sono in discoteca. Ps. Sei uno stronzo" gli scrissi della discoteca perchè non si sa mai. Presi la borsa e aprii la finestra la nostra era una casa, per fortuna,  aveva due piani, intervallati dal tetto. Feci un grande respiro, presi coraggio, e mi lanciai sul tetto. L'impatto non mi fece male. Avanzai, nascosta dalla notte, con passi felpati lungo il tetto, fino al bordo. Poi, presi la rincorsa, e mi lanciai

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora