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Sento il suono della sveglia lontano, lontanissimo.

Per quanto la mia pigrizia mi stia dicendo di lasciar perdere e girarmi dall'altra parte del letto, allungo un braccio per trovare il modo di porre fine a quell'agonia. Quando trovo l'aggeggio, premo il pulsante con così tanta forza che per un attimo mi sfiora il pensiero di averlo rotto.

Appoggio con poca grazia la sveglia sul comodino e apro un occhio.

Dalla mia finestra sbuca un timido raggio di sole; sbadiglio ed esco dal letto senza entusiasmo.

Cioè, è tutto molto bello, il sole splende, forse riesco a sentire gli uccellini cantare; sta di fatto che non ho voglia di alzarmi, e non ho neanche voglia di andare in quella semi-prigione chiamata scuola. Se solo i miei compagni Eruditi fossero a conoscenza dei miei pensieri...mi lincerebbero, ecco tutto. Chi non vorrebbe passare un'altra bellissima giornata a studiare all'ombra degli alberi?

Non io. Non sempre. Non dodici ore al giorno. Arrivo tranquillamente a sei, sette, ma che non mi venga chiesto di più. È pesante. Un macigno farebbe meno male.

Dopo qualche attimo di indecisione, decido di alzarmi dal letto, e scivolo fuori dalla mia stanza in punta di piedi. In realtà, tutto questo è abbastanza inutile: con molta probabilità in casa sono già tutti svegli.

Ho ancora gli occhi socchiusi quando sento il "Buongiorno" allegro e squillante di mio padre. Mentre mi siedo, gli lancio un'occhiata veloce: è seduto dall'altra parte del tavolo, e sta leggendo il giornale, come suo solito. Malgrado il saluto, alza lo sguardo solamente dopo l'ultima pagina, che viene chiusa con delicatezza. Considerando che ogni giornale che abbiamo va a finire nella spazzatura, non capisco bene a cosa serva la sua "grazia".

Quando incrocio i suoi occhi cobalto mi sento tremendamente in imbarazzo e in ansia, e non so il perché. Ho un rapporto speciale con mio padre: siamo legati da una strana empatia, e siamo complici segreti. Mentre mia madre è seria, attenta, precisa come nessun essere umano su questa terra, mio padre è rilassato, lascia che le cose accadano senza cercare di evitarle ed ha un ordine tutto suo. Anche se è estremamente furbo, ed è difficile riuscire a mentirgli senza che lui scopra la tua bugia in meno di tre nanosecondi; non si può cercare di deviare un discorso, perché lui in qualche modo potrà arrivare a scoprire ciò che vuole sapere. Qualche volta vorrei assomigliare a lui, in questo. Ma, a quanto pare, l'intelligenza "scaltra" ce l'hanno solamente gli uomini della famiglia.

Inizio a sudare freddo senza una ragione precisa. Lui continua a guardarmi in silenzio, ed in cucina si sente solo l'eco del suo respiro. Io credo di essere in apnea.

Il brutto è non sapere il motivo del mio comportamento. Amo trovare spiegazioni a tutto quello che faccio, ed anche ora vorrei tanto farlo; ma non ne ho, di nessun tipo. Che io abbia paura di qualcosa, che lui possa scoprire qualcosa? Non ne ho idea, seriamente.

«La tua ultima settimana di scuola, eh? »

Sospiro. E' l'unica cosa che mi viene in mente di fare.

«Sei già in ansia per il test? Tu?! »

Ridacchia, e gli lancio un'occhiataccia. Non sopporto quando si prende gioco di me.

« Perché? Non dovrei averne? »

« Diciamo che tu non dovresti avere problemi, quindi è un'ansia immotivata. »

«Non ho idea di quello che mi faranno fare. Credo che un'ansia più motivata di questa non ci sia. »

In realtà, del test non mi importa granché. Tutti lo descrivono come terribile, ma considerando che dell'opinione di tutti mi importa poco, la cosa non mi tocca. Però sono contenta che mio padre abbia inteso come ansia il modo in cui mi sto comportando, anche se ho paura che lo faccia solamente per vedere le mie reazioni. Maledette intelligenze sviluppate.

Intelligence || DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora