Sto cercando di non sbattere la testa per la frustrazione da nessuna parte.
L'unica cosa che rimane dell'autobus è una tossica nube grigia; la fermata è vuota.
Ed era anche l'ultima.« Ah. »
Philip si sistema la giacca e mi porge la sua borsa.
« Me la tieni un attimo? Grazie Liz. »
In questo momento sento formicolare le mani. Credo che il mio istinto primitivo stia dicendo di tirargli un pugno in faccia, ma il mio cervello mi spinge a ragionare.
L'unica cosa che riesco a dirgli è un "Muoviti" forzato.
Di tutta risposta, lui mi guarda, alza gli occhi e sbuffa.
« Sei una noia mortale. E' presto! Manca ancora mezz'ora. In mezz'ora arriveremo abbondantemente. Anzi, sicuramente tra una ventina di minuti saremo lì. Non fare tragedie. »
Afferro la sua borsa, che nel frattempo ha buttato a terra, e inizio a camminare rapidamente. Sento dei lamenti di sottofondo, ma li ignoro.
Quando Phil mi affianca e prende la sua borsa dalle mie mani stiamo già correndo. I nostri piedi sfiorano l'asfalto, facendogli il solletico; il sole, coperto da un sottile strato di nebbia, sembra osservarci in silenzio.
L'aria è pesante, e l'unica cosa che si sente sono i nostri respiri affannati. Non siamo abituati a correre; lo fanno gli Intrepidi. Sono loro che saltano dai treni. Gli Eruditi sono i pendolari modello, perennemente puntuali e mai una volta in ritardo.
Mio fratello mi rivolge un'occhiata di sfuggita, per poi sospirare vistosamente.
« Non fare quella faccia, Liz! Non è la fine...la fine del mondo. Arriveremo...senz'altro. »
« Phil, non ho detto una parola. »
« E' questo che mi preoccupa. Tu hai sempre...qualcosa da dire. »
Ansima vistosamente.
« Ci dobbiamo fermare? »
« No, Liz. Sto bene. E' solo che tu stai troppo zitta. Se fossi stata davvero in te in questo momento mi avresti già...già...»
Si ferma improvvisamente e si accascia a terra; inchiodo e mi avvicino.
« Già...cosa? »
Il mio petto va in su ed in giù ad una velocità vertiginosa.
« Ucciso » riesce a dire dopo un po'.
Respiro rapidamente una, due, tre volte.
« Sono ancora in tempo, se ci tieni. »
« E se ti dicessi che non ci tengo? »
Alzo le spalle.
« Forse per oggi ti risparmio la vita. »
Phil si rialza e mi osserva con fare stupito.
« Sei sicura che non ti abbiano iniettato niente nel cervello durante la notte? »
Corrugo le sopracciglia e ricambio lo sguardo.
« Tu sei sicuro di aver tutte le rotelle al loro posto, lì dentro? »
Non vorrei, ma sento che una smorfia di gioia – chiamarlo sorriso è un'offesa, davvero - si sta disegnando lentamente sulle mie labbra.
Lui ricambia con un'espressione radiosa e si stiracchia; sbadiglia vistosamente e si passa una mano tra i capelli biondissimi.
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Intelligence || Divergent
Fanfiction"Piacere, Elizabeth Powell. Vivo in una città strana, in cui sei valutato per le tue capacità e non per ciò che sei. Sai quel momento in cui sei costretto comunque a fare ciò che ti dicono? Routine. Soprattutto quando sei circondata da persone geni...