|| CHAPTER 13 ||

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POV'S ABIGAIL
Oggi sarei dovuta andare anche io, come Gioia, a salutare i miei genitori, prima di partire.
Mancavano 3 giorni, sarei dovuta partire prima di tutte, mi mancherà l'Italia.

*****
È da tanto che non vedo mia madre e mio padre, abitiamo anche vicino, solo che...non ho mai avuto un bel rapporto con loro, soprattutto con papà.
Faccio un'ultimo respiro e suono al campanello, viene subito ad aprirmi mia madre, un sacco di fumo bianco esce e mi arriva addosso, non è cambiata per niente, la ritrovo a fumare ancora.
"Abby! Da quanto tempo!" Mi abbraccia e le tiro via di mano la canna di cannabis che si prepara accuratamente da quando avevo 5 anni e la porto alla bocca assaporando il suo sapore dolciastro per poi buttarla a terra e spegnendola con un piede.
"Non sei cambiata, eh? Dovresti smetterla tesoro"
"Anche tu mamma" mi butto sul divano che ha un sacco di vestiti sparsi sullo schienale e prendo la birra che trovo sul tavolino al centro della stanza per poi berne un sorso e finirla.
"A cosa devo questa visita?"
"Mamma, sai che tra tre giorni parto?" Annuisce incitandomi a continuare "bene, parto con Nash e volevo salutarti, non so per quanto starò via, ti dò l'indirizzo in caso volessi venirmi a trovare, starò in casa di Valerie, ti ricordi di lei?"
"Sì, tua cugina, ovvio, adoravo quella ragazza"
"Bene, mamma credo di dover andare, telefonami quando vuoi, ora devo andare a salutare papá"
"Va bene tesoro, se vuoi ti accompagno"
"Oh no, non c'è bisogno, ho lo skate"
"Ma è lunga con lo ska- coso lì, come si chiama!"
"Sta tranquilla ma" le schiocco un bacio avviandomi alla porta e uscire, prendo il mio amato skate e mi dirigo a casa di mio padre.

Sono sulla soglia del suo appartamento, sono nervosa, perchè sono venuta? Tanto a lui non fa differenza se sono qui oppure dall'altra parte del mondo, no?
Mi faccio coraggio e busso alla porta.
Mi apre una donna abbastanza giovane e mi sporgo un pò per vedere se c'è mio papà, ormai non mi scandalizzo più, so chi è quella donna, e la odio a morte.
"Chiara spostati, dov'è mio padre?"
"Ehi, calmina te! Tuo padre è a fare un discorsetto a tuo 'fratello'" mette tra virgolette fratello, eh sì, suo figlio.
I miei hanno divorziato quando io avevo 5 anni, mio padre si è subito risposato con una battona presa per la strada per poi farci un figlio che ora ha 12 anni e che per quanto ne sò, fa parte di una gang.
Entro in casa e un forte odore di ganja mi invade le narici, sventolo una mano in aria per far andare via quell'odore ma no serve a nulla, mi dirigo verso quella che dovrebbe essere la stanza di mio "fratello" e busso.
"Avanti" sento la voce di padre dall'interno ed entro.
"Ciao" lo saluto e poi faccio un cenno con la mano ad Andrea, mio "fratello".
"Abby! Ciao, che ci fai qui?"
"Volevo dirti che mi trasferisco tra tre giorni da Valerie, mia cugina, ricordi?"
"Si, va bene, potevi anche parlarmene prima invece di aspettare gli ultimi giorni"
"Emh si, ho pensato che a te non avrebbe fatto differenza, sai..."
"Non importa, vieni, abbracciami" Sì alza dal letto su cui era seduto e mi viene incontro per abbracciarmi, ricambio e questa è una delle poche volte.
Sono sempre stata diretta con i miei, non mi sono mai fatta problemi, tanto a nessuno fregava di me e poi erano sempre occupati con il lavoro che non prestavano un minimo interesse per me, ma è quello che è.

DREAMS COME TRUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora