Capitolo 6: conseguenze di una lotta

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Giovanni's P.O.V

Era passato quasi un mese dall'arresto di Nino Salvo. Ora era in carcere, ma senza ancora un processo. Purtroppo in Italia i tempi giuridici vanno a passo di lumaca. Comunque averlo trovato era già stata un'impresa, infattibile senza l'aiuto di Martina.

Da quel giorno andai spesso all'uscita della sua scuola per accompagnarla a casa. Mi piaceva tanto parlare con lei, era una ragazza così matura ma allo stesso tempo dolce e fragile. Molta gente si rifiutava di starmi vicino per via del mio lavoro, lei invece non si era mai fatta problemi.

Ma purtroppo le conseguenze non tardarono ad arrivare. I suoi compagni non le stavano vicino, e la chiamavano "collega degli sbirri". Questa cosa mi fece molto male, perché potei constatare con i miei occhi quanto facessi male alle persone alle quali ero legato. Alcune volte trovai bigliettini minatori sulla sua bicicletta, ma riuscivo sempre a toglierli in tempo, prima che arrivasse. L'ultima cosa che volevo era farla soffrire.
Le domandai parecchie volte se voleva che non ci vedessimo per un po, ma lei mi rispondeva sempre che non ne aveva bisogno e che anzi le piaceva la mia compagnia.

Notai anche che si era fatta dei nuovi amici, dopo la separazione con Giusy. Erano due ragazzi chiamati Sofia e Angelo. L'altro era Manfredi, il figlio di Paolo. Un bravo ragazzo, ma mi sembrava che con quest'ultimo i rapporti stessero diventando più stretti. Non sapevo perché, ma mi sentivo come un padre che doveva proteggere sua figlia, perciò mi dava un po fastidio vederli insieme.

Ad un certo punto sentii una mano toccarmi e qualcuno chiamare il mio nome

《Giová, mi senti?》 era Paolo

《S-si scusa, stavo pensando》

《Mi spiace interrompere i tuoi filmini mentali, ma devo darti una brutta notizia》 lo guardai con aria interrogativa, incitandolo a parlare

《Quella belva dell'avvocato di Nino Salvo ha mosso il mondo, in modo tale da farlo uscire, per "mancanza di prove", dicono. Ma dico io, ma che minchia di prove gli servono ancora per incriminarlo, sta a braccetto con Riina e Provenzano dalla mattina alla sera!》 sputó Paolo con tanta rabbia, sbattendo il pugno sulla mia scrivania

Quando il mio cervello finí di elaborare ciò che mi aveva appena detto, il mio primo pensiero si rivolse a Martina. Era stata la persona che lo aveva trascinato in carcere, lo aveva umiliato e, cosa ancora peggiore, aveva umiliato sua figlia. Conoscendo il carattere dei mafiosi, iniziai ad avere paura

《Paolo, Martina è in pericolo!》

《Pensi che Salvo le farà del male, sapendo che sarebbe il primo sospettato?》

《Lui in persona, no. Ma potrebbe dire a qualche balordo della scuola di farlo al posto suo》

《Forse hai ragione》

Guardai l'orologio...era l'una e venti, l'orario esatto in cui Martina usciva da scuola.
:MINCHIA: pensai istintivamente, e guardai Paolo

《Se le dovessero fare del male, sicuramente sarebbe all'uscita da scuola, e lei è appena uscita! 》

《Dobbiamo correre》 disse Paolo già con la giacca addosso.

Martina's P.O.V

Finalmente erano arrivati gli ultimi minuti di scuola. I professori ci davano la possibilità di parlare tra di noi. La mia compagna di banco era Sofia, capelli lunghi e ricci, di un nero corvino e occhi color nocciola. Le volevo bene, era la mia migliore amica, dopo il fatto di Giusy. Il mio migliore amico invece era Angelo, capelli rosso fuoco, come quelli di mio fratello, e occhi stranamente vicino al rosso. Erano quasi inquietanti!

Poi c'era Manfredi, ma non sapevo se definirlo amico. Per me era molto di più. Dalla prima volta che lo vidi mi sentii le farfalle nello stomaco. Era anche figlio del dottor Borsellino, perciò lo vedevo spesso in tribunale. Spesso mi riaccompagnava a casa, quando non veniva il dottor Falcone.

A proposito, il giudice era diventato ancora più premuroso e gentile dopo l'arresto di Salvo. Mi veniva a trovare dopo la scuola e passeggiavamo insieme sulla via di ritorno. Mi piaceva tanto parlare con lui. Era come parlare ad un padre.

Comunque, vidi Manfredi avvicinarsi

《Ciao, Marty, ti va se ti riaccompagno a casa oggi?》

《Sarebbe fantastico》

《Però aspettami dieci minuti, devo parlare un attimo con la professoressa di Italiano》

《Certo》

All'uscita da scuola, mi diressi verso la mia bicicletta. Stavo aspettando Manfredi, quando un pezzetto di carta posizionato vicino al manubrio attirò la mia attenzione. Lo aprii e vidi che c'era scitto qualcosa

" Vieni sul monte piccolo, ti dobbiamo parlare"

All'inizio pensai ad uno scherzo, ma poi mi dissi che dovevo scoprire la verità, e decisi di andare.

La strada per il monte piccolo è piena di piccole colline, perfette per andare a scorrazzare in bicicletta ma con le dovute precauzioni. Non avevo voglia di correre, perciò decisi che avrei premuto i freni all'inizio di ogni discesa così da rallentarla.

Ma arrivata su una di quelle colline, provai a premere i freni ma invano. Stavo perdendo il controllo della bici, finché non caddi, facendo i restanti cento metri di discesa ruzzolando. La bici sovente mi cadeva addosso, ed era molto pesante.

Arrivai sul suolo piena di sangue, e qualche secondo dopo l'impatto la bici finí sopra di me, sulla gamba. Urlai dal dolore, toccai la mia testa, avevo un profondo taglio che perdeva un lago di sangue, e poi il buio. Riuscii solo a sentire vagamente una persona che diceva

《Ecco cosa succede a mettersi contro Cosa Nostra》

Giovanni's P.O.V

Arrivammo più in fretta possibile, ma trovammo solo Manfredi disperato

《Manfredi, che succede? Hai visto Martina?》

《È sparita. Le avevo detto di aspettarmi per tornare a casa insieme, ma poi non l'ho più vista》

《Oh no!》 esclamai, preoccupatissimo. A terra notai un pezzo di carta. Lo presi e lo lessi. Se le cose erano andate come pesavo, e quel bigliettino era di Martina, si trovava nei guai. Lo mostrai a Paolo, che mi comprese al volo, e tornammo in auto verso il monte piccolo.

Mentre giravamo con la macchina, mi misi a pensare a quanto ero stato sciocco nel pensare che la Mafia non si sarebbe vendicata, e che era stato troppo pericoloso mandare avanti una ragazzina di undici anni. Se le fosse successo qualcosa, non me lo sarei mai perdonato.

I miei pensieri furono interrotti da Paolo che diceva di aver visto qualcosa. Scendemmo e la scena che mi si presentó davanti fu davvero orribile. Martina in una pozza di sangue e la sua bici addosso. Capii tutto. La presi in braccio e la chiamai ma lei non mi rispondeva. Non riuscivo a credere che le fosse successo qualcosa di grave per colpa mia. Mi scese una lacrima nel pensare al peggio.

Poco dopo arrivó l'ambulanza, e la portó via. Chiamai sua madre e le spiegai tutto. Lei si arrabbió molto, e mi disse di non farmi più vedere, ma dall'altra parte del telefono potei sentire suo padre che mi chiedeva scusa per il comportamento di sua moglie.

Ora però non mi interessava minimamente degli altri, volevo solo seguire Martina in ospedale e scoprire il bastardo che le aveva fatto questo

SPAZIO AUTRICE

Vista l'ora, ho deciso di continuare domani,  e poi un po di suspence non vi farà male. Secondo voi come finirà? Scrivetelo in un commento e la lasciate un like. Alla prossima!

P.S vi volevo ringraziare di cuore per le 100 visualizzazioni. Per me è un traguardo improtante, anche se per molti sarà un numero irrisorio. GRAZIEEEE

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