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« Usciamo insieme con Amy e Brenda?»

Questa deve essere Sabi, nessun altro arriverebbe qui cosi presto. Beh, teoricamente, nemmeno io dovrei essere qui a quest'ora. Non perché sia proibito, ma perché, essendo una dormigliona cronica, prima delle dieci la domenica non mi alzo.

Ma eccomi qui.

Al sorgere del sole, all'entrata dell'unico posto che mi abbia fatto stare meglio in questi lunghi giorni. Mi giro e scorgo il suo viso cosi familiare.

« Hey quanto tempo» le sorrido.

Troppo tempo direi.

« C'è ne hai messo a tornare» mi guarda, sorridente come sempre.

Mi ero ripromessa che, una volta passata la maturità, sarei venuta più spesso.

Almeno 3 volte a settimana, il tempo necessario per staccare un po' dallo studio per i test d'ammissione universitari. Ma dopo tutto quello che è successo, ho come dimenticato i miei doveri.

Non ho più aperto un libro. Avevo programmato la mia vita passo dopo passo, per i prossimo sei anni. Maturità, laurea, lavoro e famiglia. Cosi doveva andare. Cosi era stato deciso.

« E' un periodaccio, ho perso la testa» rispondo, sinceramente.

Non mi riconosco più. Amavo venire in questo posto. Sentirmi importante mi gratificava, mi rendeva felice.

Poter aiutare mi ha sempre reso orgogliosa di me stessa.

Ma quando rivedo quella scena..loro due..io non ce la faccio.

Ho passato troppe notti a piangere, a incolparmi di essere io quella sbagliata. Ero arrivata anche al punto di non mangiare, non dormire, non pensare, quando, una mattina, mia madre entra in camera con Baby in braccio.

La mia Baby, salvata da un canile lager in Sicilia.

"Tesoro, a Baby manchi troppo, manchi a tutti noi" mi disse senza aggiungere altro, appoggiandomi Baby sulle gambe.

Il suo sguardo cosi tenero, i suoi baci e la sua coda in quel momento riuscirono a farmi sorridere.

Mi diedero di nuovo la gioia di vivere.

Questo posto mi da la gioia di vivere.

«Capisco, e non ti giudico se hai avuto bisogno di tempo. Ma ora sei qui, quindi diamoci da fare», mi afferra la mano e mi stringe in un lungo abbraccio.

Quel contatto mi ricorda la stretta energica di Maci durante l'esame di maturità. Un abbraccio che consideravo sincero, di una persona a cui tenevo molto.

Scuoto la testa, devo assolutamente lasciarmi questa storia alle spalle in un modo o nell'altro.

« Grazie, Sabi» le sussurro all'orecchio.

Adoro la sua capacità di tranquillizzarmi, ma allo stesso tempo di comprendermi. Non ha voluto spiegazioni, ma ha semplicemente accettato questo mio distacco, senza fare troppe domande.

Quando gli raccontai quello che avevano fatto, non perse tempo a rimproverare Kevin o Maci, come la maggior parte delle persone avrebbe fatto, incurante di cosa provavo io.

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