Capitolo 1 - Il buongiorno si vede dal mattino.

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Era una mattina come le altre, mi sono svegliata, ho fatto colazione con una sigaretta e mi sono affacciata alla finestra. Adoro guardare l'alba. Quella mattina faceva particolarmente freddo e non c'era un alito di vento. Perfino i gabbiani che volano per tutta la costa parevano spariti. C'era solo la luce rosea del Sole che iniziava a colpire l'acqua e si rifletteva sui palazzi. Mi piacerebbe fare vela all'alba con le prime luci dell'alba che mi colpiscono mentre il vento mi attorciglia i capelli. Purtroppo non sono mai stata più vicina al mare che dal mio balcone. Sono troppo pigra. Finita la mia sigaretta e la mia riflessione mattutina, mi sono lavata e vestita frettolosamente per correre alla fermata del pullman. Abito in un paesino vicino la città dove studio e ogni mattina prendo il pullman e ci arrivo in una ventina di minuti. È su questo pullman che ho incontrato Giorgio. Giorgio è un ragazzo di quinto per il quale ho preso una cotta fin dall'anno scorso, ma col quale non ho mai avuto il coraggio di parlare. Non è particolarmente bello o intelligente, ma è gentile. Credo sia raro trovare una persona gentile e di buon cuore come lui. Ricordo che il primo giorno in cui lo vidi ero alla fermata ad aspettare il pullman e lui era lì in mezzo al gruppetto di studenti come me. Era una giornata molto ventosa, gli alberi parlavano ogni volta che il vento attraversava le loro foglie, il mare tempestava contro gli scogli e i vestiti stesi ad asciugare spesso volavano via insieme alle mollette. Volò via la giacchettina di una mia amica e lui prontamente corse giù dal pullman per raccoglierla, prima che partisse. Ricordo anche di quando tutti i posti erano occupati e un ragazzo disabile arrivò in ritardo. Questo ragazzo, purtroppo, non solo è disabile, ma anche un gran maleducato. Quel viziatello non perde occasione per schernire gli altri o per prendersene gioco, e nessuno ha il coraggio di dirgli nulla per paura di passare per uno stronzo. Non ci ho mai parlato, ma è una cosa risaputa. Giorgio fu l'unico a cedergli il posto a sedere e tutti gli altri rimasero sorpresi che qualcuno lo volesse aiutare mentre lui ringraziava e si sedeva in silenzio. Credo di averlo amato in quel momento.

Mentre pensavo a lui e lo cercavo nella folla, il pullman arrivò. Anche a bordo ancora non ne vedevo traccia, pensai che fosse a casa ammalato e mi misi l'anima in pace. Era una bella giornata. Non c'era traccia di nuvole o vento e il Sole splendeva nel cielo. Non faceva né troppo caldo, né troppo freddo. Arrivai a scuola e salutai i miei amici, quando notai qualcosa di strano. Clara, la migliore amica di Giorgio era appoggiata al muretto e non emetteva un suono. È conosciuta per la sua voglia di ridere e scherzare e non l'ho mai vista cosi, nemmeno nei momenti bui. Era sola e rifiutava chiunque si avvicinasse. Indossava degli occhiali da sole che coprivano i suoi bellissimi occhi verdi, profondi e vivaci, con i quali riesce a metterti allegria anche solo con uno sguardo. La campanella suonò e tutti iniziarono ad avviarsi verso i cancelli verdi e arrugginiti. Questa scuola cadeva a pezzi. I muri erano completamente ricoperti di graffitti e quelle poche panchine rimaste erano quasi tutte rotte. Il cortile faceva spavento ma le aule erano anche peggio. Sembravano delle gabbie. Si creò confusione in quei grigi e tetri corridoi poiché tutti chiacchieravano mentre si avviavano verso le classi. Sembrava una mattina come un altra, quando a un tratto...

-"AHHHHHHHHHH!"-

Un urlo agghiacciante mi penetrò nelle ossa e mi voltai di scatto. Un silenzio tombale seguì quell'urlo, mentre tutti cercavano di capire cosa stesse succedendo. Mi girai e vidi Clara al telefono e aveva appena ricevuto una notizia che pareva averla sconvolta.

-"CHE CAZZO VUOL DIRE? NON È POSSIBILE!"-

Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e cominciai a capire che qualcosa di davvero grave doveva essere successo. Clara lasciò cadere il telefono e scoppiò a piangere, buttandosi a terra. I suoi compagni di classe l'aiutarono ad alzarsi e mentre tutti stavano sull'uscio della loro classe a curiosare sull'accaduto, ricominciò ad urlare.

-"AHHHHHHHHHHHHHH!"-

Il mio petto stava per esplodere e iniziai a sentire un forte bruciore all'altezza del cuore. Mi sembrava di essere sotto una bomba e iniziai a piangere in silenzio. Mi avvicinai con cautela per capire cosa stesse accadendo, e mentre un ragazzo della sua classe la reggeva, la sento dire con voce spezzata e rauca:

-"È morto... Giorgio è morto."-

In silenzio assordante in tutto il corridoio amplificò la sua frase che rimbombò nella testa di chiunque l'avesse sentita. Dopo qualche secondo la sua classe iniziò ad agitarsi e a chiedere spiegazioni e alcuni già iniziavano a piangere e gridare dal dolore. Io ho sentito il pavimento crollarmi sotto i piedi e sono svenuta.

Mi sono svegliata in classe con le mie amiche che cercavano di rianimarmi e tutto quello che riuscivo a ricordare erano quelle urla strazianti che ti afferravano il cuore con gli artigli. Era passata la prima ora e la scuola era in assoluto silenzio. La classe accanto in particolare. I prof neanche spiegavano più, erano tutti fermi a pregare o a piangere. Piano piano iniziai a ricordare, Clara indifferente stamattina e le sue urla poco dopo essere entrati a scuola. Soprattutto quella frase.. "Giorgio è morto". Troppo assurda e orribile da sentire e non oso immaginare come sia da pronunciare. Allora mi lasciai andare dallo sconforto e inizia a piangere e a pensare, ad accusarmi di essere stata una stupida per non aver mai avuto il coraggio nemmeno di salutarlo e adesso è troppo tardi. Iniziai a prendermela col mondo, perché era stato cosi ingiusto nei confronti di un ragazzo cosi giovane e di buon cuore. Mi chiedevo come e perché. Queste due parole mi tuonavano nella mente e non volevano uscire per nessun motivo. Mi venne un gran mal di testa e le prime due ore di scuola sembrava non passassero mai. All'inizio della terza ora Clara venne in classe a bussare. Con la voce spezzata e le lacrime agli occhi ci diede un annuncio.

-"Buongiorno ragazzi, scusatemi se non sono molto loquace ma credo voi sappiate cosa sia successo e sono solo venuta ad avvisarvi che alla fine di quest'ora ci riuniremo in cortile a pregare e dire qualche frase in memoria di Giorgio. Chiunque se la senta è libero di venire giù e ricordarlo insieme a noi. Spiegheremo anche cosa è successo per bene, per evitare inutili e dolorosi fraintendimenti."-

Una volta andata via ero solo impaziente di sapere e volevo soltanto che l'ora finisse presto.

"Tic toc" le lancette correvano.

Il tempo che non riavremo indietroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora