Le palpebre mi si chiudevano lentamente e mi sentivo trascinata verso l'alto, leggera come una piuma. Una luce accecante e un sibilo mi incatenavano occhi e orecchie e non riuscivo né a vedere né a sentire nulla. Dopo un po il sibilo si fece più sottile e le immagini più nitide. Mi ritrovai nel cortile di scuola, ma qualcosa era diverso. Le panchine non erano rotte e i muri erano puliti come se fossero stati appena ridipinti. Il cancello era di un rosso acceso e di ruggine neanche l'ombra. Faceva abbastanza caldo, quindi doveva essere estate, anche perché la scuola pareva completamente vuota.
Dopo un po' incantata a guardarmi attorno, notai una macchina arrivare e parcheggiare proprio di fronte scuola. Dalla macchina scese un ragazzino, sembrava un po' più piccolo di me, occhi neri e profondi e capelli castano nocciola, proprio come quelli di Giorgio... il sangue smise di scorrermi nelle vene. Era proprio Giorgio. Iniziai a urlare sconcertata ma pareva che nessuno mi potesse sentire. Giorgio attraversò il cortile con sua madre che teneva in mano una sfilza di documenti. Mi passarono accanto e sembrava non potessero sentirmi dato che gli stavo praticamente urlando in faccia. Li seguii tranquillamente e ne dedussi che non potevano neanche vedermi. Giorgio e sua madre si avviarono verso la segreteria dove trovarono anche Clara e suo padre. La vista di Clara mi fece gridare ancora. Era poco più bassa di Giorgio, portava un fermaglio rosso con i capelli biondo cenere che le scendevano sulle spalle. Era anche lei più piccola di me e non riuscivo proprio a capire dove mi trovassi. La segretaria entro nella sala d'attesa e chiese ai due genitori di passarle i documenti. Mi avvicinai e vidi che erano documenti di iscrizione per il primo anno di scuola. Mi batteva forte la testa e cominciai a capire che era un sogno, un ricordo. Ero di fronte a Giorgio e Clara di cinque anni prima in procinto di iscriversi alla scuola superiore. Non feci in tempo a farmi altre domande che tutto si fece di nuovo accecante e mi ritrovai catapultata non so come in un'aula. Era la classe di Giorgio e Clara e vedere tutti quei visi familiari più giovani di cinque anni mi sconcertava e terrorizzava completamente. Giorgio e Clara si sedettero insieme e iniziarono a fare amicizia. Mi avvicinai per sentire meglio. Giorgio iniziò a parlare.
-"Ciao, io sono Giorgio, piacere!"- seguito da un timido cenno di Clara.
-"Ciao."- Rispose la ragazzina. Giorgio la fissava con la testa inclinata di poco, come i cani quando sentono un rumore strano. Aveva gli occhi brillanti e la guardava sorridendo. Ha sempre avuto un bellissimo sorriso. Dopo un po' Clara si fece coraggio e iniziò a parlare.
-"Io mi chiamo..."- fu interrotta da un ragazzino stupido e grassottello che le aveva portato via il fermaglio per farle un dispetto. Certo che alcuni ragazzini sono proprio stupidi. Lo riconobbi. Era il ragazzo che manteneva Clara a scuola quando ricevette la notizia. Non l'avrei mai pensato che in cinque anni potesse essere cambiato cosi tanto. Giorgio si alzò di scatto e diede un'occhiata penetrante al ragazzino. Ho avvertito anche io la sua rabbia. Il ragazzino non ebbe neanche il coraggio di replicare e restituì subito il fermaglio rosso e lucente a Clara, chiedendole scusa.
-"Dicevi..."- riprese il discorso Giorgio.
-"Io mi chiamo..."- Clara fu di nuovo interrotta dall'ingresso della professoressa. Era la mia stessa professoressa di spagnolo e vederla cinque anni prima mi ha totalmente sbalordito. Era più pimpante e allegra e non sembrava venisse a scuola perché doveva ma perché le piaceva.
-"Buongiorno ragazzi. Io sono Anna Carone e sono la vostra insegnate di spagnolo."- i ragazzini si alzarono in piedi in segno di rispetto e quando la prof si sedette alla cattedra lo fecero anche loro.
-"Allora,"- riprese –"iniziamo facendo l'appello e quando chiamo il vostro nome dite alla classe chi siete e un pezzettino della vostra storia, va bene?"- La prof iniziò a chiamare uno per uno fino ad arrivare a Clara.
-"Clara Guarcio, chi è Clara Guarcio?"-
Clara si alzò in piedi e rispose. Sottovoce Giorgio esclamò:
-"Finalmente!"- e Clara sorrise.
All'improvviso ogni suono si fermò e tutti quanti parevano diventati di pietra. Le lancette dell'orologio si fermarono e i visi dei ragazzi erano inquietantemente bloccati nel tempo. Le palline di carta a mezz'aria e uccellini fermi nel cielo rendevano il tutto più strano. Dopo qualche secondo che giravo per la classe l'orologio iniziò a muoversi, lentamente. Ma nel verso sbagliato. Le lancette prendevano gradualmente velocità fino a correre come gazzelle. La gente cominciò a muoversi, ma all'indietro. La prof usciva dalla classe, il ragazzino rubava il fermaglio, Clara e Giorgio che si salutavano e di colpo mi ritrovai di nuovo in sala d'attesa. La segretaria che rientrava in segreteria e Giorgio e sua madre che uscivano dalla sala d'attesa camminando all'indietro. Di nuovo in cortile, salirono in macchina e la macchina tornò indietro. Qualche secondo e di nuovo la luce abbagliante di prima che si intensificò fino a sparire.
Riaprii gli occhi e sobbalzai sul letto. Avevo il respiro affannoso e il sudore mi grondava dalla fronte. Era buio e il monitor del computer dalla scrivania era l'unica fonte di luce nella stanza. Guardai l'orologio ed erano le cinque del mattino. Mi sentivo lo stomaco sottosopra, come quando sei appena sceso da una giostra in fiera. Ero sola ma mi sentivo costantemente osservata, protetta. Rimasi un'oretta a pensare al sogno che avevo fatto e a come realistico fosse. Iniziai a pensare che magari fosse uno scherzo della mia mente e stessi reagendo cosi per il lutto. Dopo un'oretta a fissare il soffitto la sveglia suonò.
Mi alzai e mi vestii di corsa. Accesi la sigaretta affacciandomi al balcone. Le nuvole annunciavano un temporale in arrivo. I gabbiani scappavano tutti via e il vento s'intensificava ogni minuto. Tornai dentro e prima di scendere controllai Facebook, che avevo lasciato aperto dalla sera prima.
Avevo una notifica.
Mi rabbrividiva l'idea che potesse venire da Giorgio, come la richiesta di amicizia del giorno prima. La fissavo immobile con la paura che mi tirava la mano via dal mouse. Presi coraggio e decisi di aprirla.
Mia zia commentava la mia foto profilo e diceva che ero la sua nipotina speciale e bellissima ecc. ecc. Mi misi a ridere e pensai a quanto fossi stupida. Stavo spegnendo il computer quando il rumore di un'altra notifica spazzò via quel piccolo momento felice.
Questa volta era di Giorgio. Aveva messo mi piace alla mia foto profilo, quella che la zia aveva appena commentato. Scattai via e spensi il computer di corsa. Raccolsi lo zaino e mi precipitai giù dalle scale per correre alla fermata del pullman. La strada per arrivare alla fermata sembrava piuttosto insolita e camminavo terrorizzata. Arrivai appena in tempo, salii sul pullman di fretta e arrivai a scuola. Il viaggio fu calmo e noioso.
Una volta di fronte a scuola, qualcosa all'ingresso catturò la mia attenzione...
STAI LEGGENDO
Il tempo che non riavremo indietro
Mystery / ThrillerIo sono Marta. Dopo la morte di Giorgio, il ragazzo che mi piaceva, ho iniziato a chiedermi cosa stessi facendo e come mai stessi sprecando cosi il mio tempo. Decisi di guardare la vita da un'altra prospettiva. Nel farlo però, ho involontariamente d...