1o- Festa all'oratorio

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23 ottobre, giovedì.

–Allora Emma come è andata scuola?–chiese mamma.

–Come al solito– meglio non dirle della mia nuova reputazione.

–Ah, mamma, Makoto mi ha chiesto se oggi lo possiamo accompagnare a Chiesanuova. Alla fine ha cambiato idea e viene anche lui.

–Ma certo– disse.

Se fosse stato un altro ragazzo mamma non avrebbe mai accettato, ma da quando mi sono svegliata all'ospedale mia madre ha cominciato ad avere simpatia per lui, e questo è molto strano.

Mangiai l'ultimo boccone di pasta e andai a preparare i vestiti per la festa di questa sera. 

–MAMMAAA!!!!!–gridai. Il mio armadio era totalmente vuoto le mie cose, i miei vestiti, persino i libri di scuola sopra la scrivania ormai vuota.

I miei disegni, i miei fumetti, i miei libri, spariti.

–CHE FINE HA FATTO LA MIA ROBAAAA!–gridai ancora una volta. Mamma, allora corse in camera mia.

–Emma posso spiegare.–disse lei in tono di rammarico.

–Cosa? Cosa devi spiegare DOPO LA 131.000 VOLTA CHE TI HO RIPETUTO CHE NON DEVI TOCCARE LA MIA ROBA SENZA PERMESSO!!!!–gridai di nuovo.

–Dai Emma, calmati, ora ti spiego. Ieri quando eri ancora in ospedale tua sorella non riusciva a trovare un paio di pantaloni per lavorare, così se l'è presa con me e allora stamattina ho separato le tue cose con le sue e le ho spostate nello sgabuzzino, ti dispiace?– mi chiese.

Ti dispiace?! Mi ha chiesto se mi dispiace. MA LO FA APPOSTA A FARMI ARRABBIARE!?!

PERCHE' IO INFATTI NON VEDEVO L'ORA DI ESSERE CACCIATA DALLA MIA CAMERA!

–Quindi io sarei stata sfrattata per un paio di pantaloni!?!–dissi intenta a non spaccare qualcosa.

–Non sei stata sfrattata guarda che ci puoi ancora dormire– mi disse. E meno male ci manca solo che mi manda a dormire nella cuccia del gatto.

Feci un bel respiro per calmarmi, ma non bastò quindi ne feci un altro, e un altro ancora uno più forte dell'altro.

–Okay, oggi è stata una giornata abbastanza stressante– per non dire da manicomio– e non voglio incazzarmi ancora di più. Ora io mi preparerò e se avrò tempo disegnerò così da calmarmi, andrò alla festa, mi divertirò e domani quando io sarò scuola, se non ti è di troppo disturbo, ti pregherei di rimettere tutto come prima, grazie.– dissi sorridendo falsamente e mi precipitai sotto la doccia cercando di controllare la mia furia omicida.

Quando partimmo erano le 18.20, la festa cominciava alle 19.00, eravamo in perfetto orario per la prima volta dopo chi sa quanto tempo. Io non ero del tutto calma visto che sapevo che mamma non avrebbe mai rimesso la mia roba al suo posto, troppo orgogliosa nei confronti di Sofia per farlo. Che nervi.

Lo trovammo nel luogo dell'appuntamento, come previsto.

–Ciao! Sali su che non voglio ritardare– gli dissi. Stare insieme a lui mi faceva sempre tornare il buon umore.

–Arrivo, arrivo.– disse lui con le sue solite cuffie e il suo fare da menefreghista.

Arrivammo a destinazione.

–Fate attenzione, e Makoto, per favore, bada a Emma che non faccia stupidaggini–disse mamma.

–Si, si. Andiamo, ciao– dissi io con fare scocciato. Presi la mano di Makoto e lo trascinai via.

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