one# the test

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Luke conta gli ultimi secondi nella sua mente prima che la campanella suoni liberando gli studenti, finalmente, da quell'inferno chiamato 'scuola'.

Con tutta la lentezza che ha in corpo, inserisce prima il quaderno di fisica, poi chiude il libro e quando chiude la borsa a tracolla la classe è già vuota da qualche minuto, anche il professore se ne è andato e lui rimasto solo si avvia piano fuori.

Cammina lento verso il suo armadietto giocherellando con il piercing nero al lato del labbro inferiore.

Le sue converse fanno un rumore sgradevole scivolando sul pavimento fatto di quella specie di gomma colorata.

Si appoggia per un secondo all'armadietto per far passare altro tempo per essere certo.

Mette con tranquillità il suo codice: 667975 e apre l'armadietto color azzurrino.

Cambia i libri, studia il piano per il giorno dopo senza fretta e quando non sente più risate o rumori sa che è il tempo di andare.

La sua borsa sbatte sulla coscia mentre sale gli scalini al quarto piano per andare sul tetto.

Dalla lentezza con cui ha fatto tutto è passato a cercare di essere sempre più veloce.

Sente qualcosa nel profondo dello stomaco e sa che deve fare in fretta.

Dà una spallata alla porta e fa cadere la borsa a terra mentre ancora corre.

L'aria gli sferza il viso rinfrescandolo e facendogli venire la pelle d'oca sulle braccia.

Un piede e poi l'altro, apre le braccia e ride, sembra che stia volando.

Un solo passo e cadrebbe... o forse no? Forse volerebbe come gli uccelli che disegna sempre. Come i gabbiani che vede in spiaggia mentre lavora.

Prende un grandissimo respiro. Risucchia più aria possibile e "IERI NON AVEVO STUDIATO. ABBIAMO FATTO UN TEST! E HO COPIATO TUTTO DAL MIO COMPAGNO.- prende un lungo respiro- MI VERGOGNO COSÌ TANTO!"

Il suo grido continua a sentirsi con l'eco, portato via dal vento.

Ha sempre riflettuto sul perché lo fa, sul perché urla tutto ciò che pensa al vento.

Il risultato di queste riflessioni lo ha portato a sperare ancora di più.

Sta per aprire la bocca ancora sul ciglio del tetto quando una voce lo fa quasi precipitare verso il cortile.

Ringrazia le sue mani attaccate al muretto non troppo alto, su cui si trova, che divide il pavimento e il vuoto.

Con i tremolii per tutto il corpo, gli occhi spalancati per la paura e il cuore a mille si fa cadere all'indietro sulla schiena. Respira irregolarmente osservando le nuvole.

Non ha avuto paura di cadere, più che altro della voce.

Credevo di esser rimasto da solo...

"Amico, perché ti volevi buttare?"

Apre gli occhi di scatto ritrovandosi un ragazzo dalla pelle bianca osservarlo troppo vicino.

"Io... io... che vuoi?" lo attacca alzandosi di colpo e chiudendo le mani in due pugni.

Il ragazzo rimane sorpreso dalla velocità con cui il suicida- soprannominato da lui proprio adesso- ha cambiato atteggiamento.

"Io? Volevo solo fumarmi una sigaretta in santa pace e scappare dalla detenzione."

Luke spalanca gli occhi e si dà uno schiaffo sulla fronte.

"La detenzione! Perché non ho controllato la lista dei nomi?" inizia a camminare in cerchio maledicendosi.

Adesso qualcuno sa il suo segreto ben custodito in questi anni.

È SPACCIATO!

"Quindi suicida, perché ti vuoi buttare nel vuoto? La ragazza non te la dà?"

Luke si ferma di colpo. Dà le spalle al ragazzo ma sente il suo ghigno perforargli la testa.

Già lo odia.

"Non sono affari tuoi. Vattene! Lasciami stare!"

Il biondo si volta, gli occhi azzurrissimi ad incenerire gli occhi verdi dell'altro, il quale lo guarda quasi annoiato.

Il biondo storce il naso all'odore di fumo che emana la sigaretta stretta dalle labbra rosse ciliegia di quello che sembra un punk.

Lo squadra dalla testa ai piedi mentre sventola la mano per scacciare via il fumo.

È alto, ma non quanto lui. I capelli sono sparati in tutte le direzioni e colorati di un nero che sa essere una tinta. È troppo sul blu. Gli occhi scintillano di malizia mentre con fare rilassato porta la sigaretta alle labbra.

Il biondo non può fare a meno di seguire quel movimento un paio di volte prima di darsi, letteralmente, uno schiaffo sulla guancia.

"Senti. Ti ho salvato la vita. Non ti sei rotto nessun osso e adesso cerchi di ucciderti a sberle?- sorride- Tutti i miei sforzi da eroe saranno stati vani così."

Luke non sa proprio che dire. Quel ragazzo lo snerva così tanto con la sua sfrontata sicurezza.

"Non stavo cercando di suicidarmi."

"Meglio, perché se proprio lo dovevi fare lanciati da una scogliera e non dal tetto della scuola. Cioè, amico, vuoi veramente morire nel posto in cui hai preso dei brutti voti, dove ci sono gli idioti popolari o i professori odiosi? Cioè, chi lo vorrebbe?! Io di certo no."

Spegne la sigaretta su uno dei ventilatori che buttano fuori l'aria calda. La sigaretta sfrigola a contatto con il metallo prima di essere tirata lontana dai due ragazzi.

"Ripeto: Non.Mi.Stavo.Suicidando."

Il punk apre la bocca per replicare con qualche battuta delle sue quando

"MICHAEL GORDON CLIFFORD! SARAI IN PUNIZIONE PER IL RESTO DEL MESE SE NON ESCI SUBITO FUORI! I TUOI COMPAGNI DI DETENZIONE ASPETTANO SOLO TE PER INIZIARE A LAVARE LA MENSA!" un urlo dal cortile di sotto lo ferma.

"Credo che ti stiano chiamando."

Il ragazzo, Michael, sbuffa alzando gli occhi al cielo e muovendo la mano per far finta di farla parlare prendendo in giro la voce della professoressa.

Il ragazzo dagli occhi azzurri riderebbe anche ma è troppo occupato a vedere scomparire il punk da dove lui era entrato.

"Michael uhm?!"

End Of The Day |MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora