ten# Sadness

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Luke corre su per le scale, sorpassa la solita ragnatela a destra, la quale si é ingradita nei giorni in cui è mancato.

Le scarpe scivolano a contatto con le scale e quasi non riesce a tenersi, ogni volta, in equilibrio.

Sente il petto fremere quando trattiene il singhiozzo però un gemito riesce ad uscire e risuona nel corridoio.

Appena scorge la porta del tetto sorride singhiozzando. Adesso si libererà di tutto, forse neanche si fermerà e si lancerà dal tetto come tante volte ha pensato di fare.

No, non lo farà. Non ne ha il coraggio.

Si ferma a pochi scalini dalla porta di metallo chiusa e prendendo respiro si lancia con uno scatto verso di essa dando una spallata. Sente il dolore spargersi dappertutto, torna indietro e lo fa di nuovo.

Di nuovo.

Di nuovo.

Di nuovo fino a quando non cade a terra impolverando i pantaloni.

Chiude gli occhi per non far cadere le lacrime ma sa che è una cazzata, non riuscirà mai a ricacciarle indietro. È impossibile e chi dice che riesce a farlo è un bugiardo.

Porta indietro la testa e la sbatte contro il metallo. Non si sente bene e il dolore che si procura non lo aiuta, anzi peggiora le cose.

Respira piano cercando, sperando che passi, che voli via lontano e che non possa più tornare.

Si sente male. Si sente stupido, così stupido che quasi riderebbe di lui per tutto ciò che ha desiderato.

Prende un lungo respiro, il quale ricaccia fuori quando si alza e abbassa la maniglia.

Davanti ai suoi occhi si trova il tetto come se lo ricordava. Polveroso, i canali per far uscire l'aria sparsi un po' dappertutto e il muretto che lo divide dal vuoto.

Lascia che la porta si chiuda da sola con un cigolio sinistro e un piccolo scatto.

I polmoni gli bruciano come se non avessero ossigeno a sufficienza per fare il loro lavoro. Gli occhi fanno lo stesso e ogni fibra del suo corpo li segue.

Gli fa male anche camminare verso il muro, salire in piede e fissare il cortile vuoto sotto di lui.

Un passo e starebbe cadendo verso morte sicura. Quante volte si è ritrovato a far quel pensiero? Quante volte si era dato dell'idiota? E invece adesso? Adesso lo farebbe?

Le gambe gli tremano e deve ritornare sulla terra ferma perchè i singhiozzi lo destabilizzerebbero e non è sicuro di riuscire a rimanere in equelibrio sul muretto.

Lo sente esplodere con la sua rabbia, la quale si intreccia con la tristezza. Lo percepisce e deve solo aprire la bocca che quello esce.

Un urlo. Solo un urlo senza parole. Un urlo di quelli liberatori, il quale libera anche le lacrime che scendono roventi sulle sue guance.

Luke singhiozza, urla, piange, muore piano piano.

"GLI HO DETTO CHE LO AMO, SONO SICURO CHE NON MI ABBIA SENTITO!"

"Se hai urlato così, tranquillo, che ti ha sentito."

E come la prima volta Michael spaventa Luke comparendo dal nulla.

Il biondo abbassa gli occhi voltandosi velocemente per non farsi vedere piangere.

"Ciao Luke." cammina lentamente con il rumore strano degli anfibi. "Tutto okay?" chiede restio per paura che il biondo non lo vuole più come amico.

Non hanno più parlato dal lago anche se lui ha cercato. Ha dovuto riaccompagnare Luke all'orfanotrofio, ha rimesso le sbarre, le quali si possono aprire facilmente adesso, e se ne è andato dicendo un piccolo "Ci vediamo."

"Vattene." un bisbiglio.

"Hey Luke, non ti senti molto bene. Se è per la storia della mia famiglia non fa niente. Luke, non vuoi che io me ne vada."

"TU NON SAI QUELLO CHE VOGLIO IO! NON SAI NULLA!"

Si gira con rabbia e Michael vede le lacrime scendere rapide sul mento, gli occhi circondati dal rosso, i capelli non sistemati. Distrutto.

"Luke? Cosa- cosa è successo?"

Luke ride, forte istericamente. "Cosa è successo? COSA? Lui non mi ama, sono solo un'idiota. Ho creduto, sperato e invece... SONO UN COGLIONE!" si tira i capelli fino a sentirli quasi staccare e tira più forte. Sono solo le mani bianche del punk su i suoi polsi che lo fermano.

Luke cerca di liberarsi ma niente,

"Luke? Luke? Calmati. Spiegami tutto."

Lo stringe a sé portandolo a piangere sulla sua spalla scoperta mentre ancora l'altro cerca di sottrarsi all'abbraccio.

"Lasciami. Lasciami. Lasciami." continua a ripetere come un mantra ma non con la stessa forza di prima.

Senza energia è il miglior modo per spiegare come si sente adesso.

Singhiozza incessantemente sulla maglia del punk senza mai fermarsi ripetendo parole che non significano niente per Michael. Parole confuse e solitarie di un discorso, però lascia che il biondo pianga.

Dopo ben dieci minuti in cui si sono anche seduti con la schiena appoggiata al muretto Luke parla.

Racconta tutto del ragazzo per cui ha una cotta, o qualcosa di più, e si stringe sempre di più a Michael quando arriva alla parte più brutta, che lo ha ridotto in quello stato.

"Ho detto a Dwayne che lo amo, che mi fa sentire bene, che... che- fa una piccola pausa- lui mi ha risposto di farmi inculare da qualcun'altro perché lui non era gay." ricomincia a piangere nascondendo il viso ancora una volta nella maglia facendosi accarezzare i biondi capelli.

"Shh, non piangere. Quel Dwayne è un coglione se si fa scappare una bellissima persona come te. Sì, proprio un pezzo di merda di, di, di ahhh sono così incazzato che non trovo un paragone con qualche merda!"

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Scusate se non l'ho pubblicato prima tipo a luglio, credevo di averlo fatto e invece non era così.
Credo che manchino tre capitoli più l'epilogo. Non so se fare un piccolo epilogo o una piccola one-shot. Che ne dite?
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End Of The Day |MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora