•Capitolo 2•

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Avete presente i peperoni?
Bene, la mia faccia era dello stesso colore. In confronto a lui ero un nano da giardino.

-S-sì... È il mio.- balbettai parlamdo italiano anziché francese. Genio dell'anno.

-Ah, praticamente mi è atterrato davanti mentre correvo...- mi disse mentre mi dava il pallone.
Wow. Sapeva benissimo l'italiano, anche se con il suo accento un po' particolare

-Beh colpa del mio amico, stavamo giocando al campetto- dissi mettendo una mano dietro la testa

-Vedo, vai in giro per il parco con gli scarpini!- ridacchiò guardandomi e facendo ridere anche me
-V-Vabè, torniamo a giocare, grazie per la palla eh!-

-Ah prego! Ma se vengo lì a fare due tiri disturbo?- mi urlò con una tranquillità immane, quando stavo andando dai miei amici, che in gruppo dietro di me spifferavano qualcosa, non osai immaginare le loro facce.

-Ma veramente?- gli dissi con tono sorpreso e felice allo stesso momento

-No per finta guarda- Perché lui non si smentisce mai.

-Sì m-ma io sono il portiere, non mi ammazzerai vero?- dissi sorpresa e divertita, lui ridacchiando sotto quei baffetti mi disse -Ah se sei il portiere voglio vedere come te la cavi.-

-Non puoi farmi questo dopo due secondi che mi conosci!- dissi ridendo

-guardami in faccia- mi disse e lo guardai -ti sembra che io non possa farlo?- sentii chiaramente Andrea e Matteo ridermi dietro

Poi risposi -esatto, non puoi farlo, sei anche svantaggiato, con questa erba scivolosa dove vai senza scarpini?-

-A si? Bene, io la prendo come una sfida comunque!- disse ad alta voce mentre si allontanava

-ma dove va?- chiese Leo stranito
- e che ne so io- gli dissi senza manco guardarlo

-Vabbù.. riandiamo a giocare?- chiese Alex
-vai andiamo dai- rispose Rebecca con una faccia attonita, era decisamente morta dopo l'accaduto.

Ritornammo a giocare e si calmarono le acque, fino a quando nel mentre dopo aver fatto un salvataggio, andai a prendere la palla che era finita dietro la porta, ma con la coda dell'occhio vidi Zlatan.

Con chiaramente il borsone dell'allenamento. Era chiaro che voleva giocare.

-Shà?- mi chiamò Samu

Presi la palla sottobraccio e andai ad aprire la porta del campetto

-Ma tu guarda un po' chi c'è- mi disse alzando il sopracciglio, cosa che feci anch'io io guardandolo entrare negli spogliatoi.

Due minuti dopo era uscito da lì con pantaloncini e scarpini.
Mannaggia a me, così metteva paura a ogni portiere sulla faccia della terra.

-beh, almeno presentiamoci- disse quasi tranquillamente Matteo

-Già, ditemi come vi chiamate vah-disse tranquillamente mentre ci avvicinavano tutti a centrocampo

-Piacere, Sharon- dissi con tono da finta presuntuosa -Rebecca- Disse senza staccargli gli occhi di dosso, ancora non ci credeva
-Matteo- -Samuele- -Andrea-
-Leonardo- -Alex- -Daniele- dissero uno dopo l'altro manco fosse una cosa programmata

-E le squadre?- alla domanda ci dividemmo direttamente in due.

-chi è l'attaccante di qua?- chiese alla squadra di Daniele, che puntualmente rispose -io!-

-Mi fai giocare un po'? Giusto perché devo sfidare una persona...- e mi guardò. Io guardai lui con aria di sfida, poi dissi ai miei - Se non lo fate passare bene, se lo fate passare meglio!- affermai convinta facendolo ridere.

-Attento che lei non è da sottovalutare!- Ma quando potevo potevo voler bene ad Andrea quando diceva ste cose?

-Ecco, vedi?- dissi ridendo insieme a Daniele che mi mimava e dando ragione ad Andrea che faceva cenno di vantarsi

-No, non ho ancora visto, adesso vedremo però!- Disse convinto tanto quanto me.

Iniziò a giocare lui, e in men che non si dica, si era scartato Andrea e Matteo come se fosse la cosa più facile del mondo, stessa sorte per il povero Samu.

Io lì, con i riflessi pronti parai quel pallonetto micidiale e di rimpallo lui tirò, ma presi la palla, dandola a Matteo, che la passò a Andrea che scartandosi Rebecca tirò a giro, però finendo due centimetri fuori la porta.

-Uuuhh...- sussurrarono tutti tranne Andrea che si mise le mani nei capelli

Mannaggia.

-Madò Andrea, per poco eh!- disse Samu  mentre di rialzava da terra

Giovanni per una buona mezz'ora, tenendo testa a Zlatan e le sue fucilate.

Leo prese la palla e la passò a Rebecca, che passando Andrea la diede subito a Zlatan.

Samu, che dalla faccia al quanto confusa, fece un intervento alla Pepe.

Niente di che, però era sicuramente da rigore. E te pareva.

Presi bene posto tra i pali, accendendo tutti i miei riflessi disponibili.
Ma quando calciò quel pallone precisamente sull'incrocio dei pali era impossibile da parare.

-Nuu...- mi lamentai quando stavo stesa a terra con le mani agli occhi.

-Dai, questo manco Manu ci sarebbe riuscito!- affermò con poca modestia Zlatan

-Eh ma lì manco tu ci saresti arrivato, con quel braccio di dieci metri!- sì sentì Daniele dalla panchina provocando una risata a me è a Zlatan

-Però siamo pari eh, non finisce mica qua.- dissi io facendo la finta arrabbiata

-Ehm... Non vorrei fare la guastafeste a nessuno, ma io Dani, Leo e Teo dovremmo andare al compleanno di Marianne alle sette, ora sono le sei e mezzo- disse Rebecca un po' dispiaciuta

-Cavolo è vero! E DEVO FARGLI IL REGALO!- disse preoccupato Teo -Ehm, sì,ragazzi andiamo, Addio!-

-Ciao!- salutammo io e Andrea, che mi si avvicinò dicendomi -Senti shà... devo andare pure io, dovrei andare da mia madre- mi disse un po' triste

-ma se devi andare, vai tranquilla mica ti obbligo qui!-
-Ma grazie... ci vediamo domani dai, ciao shà!-
-ciao andrè!- la abbracciai per poi farla andare a cambiare.

Mi sedetti un attimo sulla panchina, ero stanca.

-Ma allora è vero che non sei da sottovalutare- lo vidi mentre mi levavo i guantoni

-Visto? Ti avevo detto che non potevi farlo!- dissi ridacchiando e provocandogli un sorriso.

-Allora penso che non finirà qui, sappilo- quasi minacciò
-Ma davvero?- chiesi incuriosita
-davvero, stai pronta mi raccomando-

-Ahh, allora mi devi comprare delle mani nuove!- dissi tra me e me mentre ci avviammo a cambiarci.

Uscendo abbiamo fatto due passi e abbiamo chiacchierato un po' per andare a prendere le auto e andare a casa.

Devo ammettere che era proprio simpatico senza la sua tipica maschera da stronzo egocentrico.

-Preparati eh, che ci conto- mi raccomandò mentre saliva nella sua Volvo, si vede che non voleva farsi sgamare.

-Contaci allora- dissi convinta mentre mettevo lo zaino dentro la macchina.

Tornata a casa, presi lo zaino e risistemati tutto, poi feci una doccia  per rilassarmi.

Dopo mi buttai sul letto, stanca ma contenta.

Che giornata fantastica.

"Est le vôtre?"||•Zlatan Ibrahimovic•||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora