•Capitolo 4•

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Corsi di sopra a prendere il cellulare in camera anche se ancora non ci credevo; ho il numero del mio idolo? Ma seriamente?

Nella speranza che fosse vero presi il cellulare e cominciai a comporre il numero con le mani che a momenti tremavano, poi chiamai.

Il numero era vero, poi finalmente qualcuno rispose, ed era chiaramente lui, ero strafelice

-Pronto?- *esaminando i dati* ma visto che ci stavo, perché non prenderlo in po' in giro?
-Buonasera signor Ibrahimovic, è la polizia- gli dissi in viva voce con la voce in un altro tono
-Sì mi dica- c'era cascato!

-Le volevo chiedere se conosce una certa Sharon Nalti...- dopo la domanda mi venne una risatina, che dedussi lui abbia sentito data la risposta

-Sì, e immagino sia quella che mi sta parlando, sbaglio?- mi chiese mentre rideva
-Non si sbaglia!- risi a sua volta come un idiota
-Quasi che ci ero cascato, mi stavo leggermente preoccupando mannaggia a te!- mi disse quando ancora rideva, e io risi ancora di più

-Ma ci eri cascato! E comunque, mannaggia a me?! Io quando ho trovato il biglietto dentro alla zaino ho rischiato qualche infarto!-gli dissi mentre in pratica ero rimasta senza fiato dalle risate, poi fortunatamente ripresi a respirare normalmente

-Oh mi raccomando, fai in modo che il numero rimanga a te, sennò mi tocca cambiare cellulare- mi disse seriamente, essere famosi non deve essere una passeggiata

-Tranquillo Volvo, il tuo numero è al sicuro!- lo rassicurai
-Beh spero di sì, mi posso fidare di te?- e io risposi con tono poco modesto
-Se non ti fidi di me, non puoi fidarti di te stesso.-
-Dalla regia mi dicono che sei modesta eh-mi disse lui ridacchiando

-Hai ragione sì, però detto da te... Capitan Modestia- ridemmo entrambi, poi mi disse -Che dici, sarà ora di fare cena?- e in effetti erano quasi le otto

-Oddio hai ragione, andiamo a cenare che è meglio- risposi mentre mi alzavo dal letto

-Va bene, ci si rivede, ciao!- mi disse lui mentre si sentiva un rumore di pentole in sottofondo

-Ciao!- chiusi la chiamata è appoggiai il cellulare sopra al comò e andai in cucina; aprendo il frigo vidi che dovevo decisamente andare a fare la spesa, però c'era ancora qualcosa.

Fatta cena ripulii la cucina e andai in camera da letto, mi misi il pigiama e mi misi sotto le coperte e a pensare a quello che mi stava accadendo in quei giorni, provocandomi un sorriso, che mi rimase fino a quando non mi addormentai.

Il mattino dopo andai a lavoro e solita routine per tutta la giornata: sedute da tre ore, nuove richieste, appuntamenti e cose da pagare, e prima di pranzo approfitta per fare un po' di spesa.

La sera mi chiamò Andrea
-Shà!- -Andre!- ci salutammo felici
-Come va?-
-Tutto tranquillo qua, e te invece?-
le dissi in tutta calma

-Anche io tutto bene, senti ti voglio fare una proposta- mi disse abbastanza felice sentendo il suo tono di voce

-Vai dimmi- gli ordinai curiosa
-Sabato ti va di andare in discoteca con Rebecca e Dani?- oh, finalmente in discoteca, sono tre mesi che non ci metto piede
-Oui! A che ora?-
-Alle nove e mezza fuori casa mia, cioè fuori casa tua-

Tanto per precisare, Andrea mi abitava davanti casa.
-Allora ok, ci sarò-
-Va bene, ciau-
-Ciau-

Chiusi la chiamata, poi feci una doccia, mi misi il pigiama, tanto erano le otto e mezza.

Mangiai un po' di insalata, non avevo molta fame, poi andai a dormire.

[...]

Ero appena tornata dal lavoro e da una settimana proficua, ma comunque, stasera si balla!
Mangiai giusto un po' di insalata e petto di pollo, poi andai a prepararmi.

"Est le vôtre?"||•Zlatan Ibrahimovic•||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora