•Capitolo 5•

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La domenica mattina mi svegliai alle sette e un quarto senza la sveglia, non era normale da me, io la domenica mi sveglio minimo alle undici. Sarà che ero nervosa dalla sera prima...

Facendo il tragitto camera da letto-cucina, nel vedermi allo specchio nel corridoio vidi che avevo due occhiaie veramente paurose, orribili.

Però siccome ero pigra, prima feci colazione, poi andai a coprire quelle due "lumache" spaventose col correttore.

Siccome era presto, pensai di andare a trovare Andrea, che chiamai prima di andare a casa sua per vedere se si era svegliata

-Pronto?- era sveglia. Buon segno.
-Andreee- madonna che voce da zombie che avevo...
-Shà sicura di stare bene?- lei sapeva perfettamente che io non mi svegliavo mai così presto.

-No, decisamente no- le dissi ridacchiando
-Ah ecco, non è da te svegliarti alle sette, mai nella vita!-
-Comunque, ti va se vengo lì da te stamattina? Almeno mi aiuti a finire dei disegno, così me li levo di torno...- le chiesi tranquillamente, io e lei ci aiutavamo sempre a lavoro, lei lavorava in computer grafica e io facevo la tatuatrice, ma avevamo fatto la stessa scuola, le basi erano quelle

-Sì tranquilla, però fammi togliere il pigiama- mi disse per poi ridere

-Tranquilla, io pure mi devo cambiare-
-Allora va bene, ti aspetto-
-A tra poco-
Riattaccai e andai a cambiarmi: leggins neri, maglietta bianca semplice e le Roshe run, tanto dopo pranzo dovevo andare a giocare.

Cinque minuti dopo ero a casa sua, con i disegni da finire tra le mani
-Andreee- la chiamai mentre scendeva le scale -Come va?-
-Tutto ok... Fa vedere codesti disegni piuttosto-
-Vai che ci mettiamo a lavorare- gli dissi mentre controllavo il cellulare, c'era un messaggio, lo aprii e ma guarda chi era, di Zlatan

"Da: Zlatan

Dopo ho una sfida con ricompensa da farti, fidati ti piacerà... Ah, i guantoni non ti serviranno"

Ma che ca... Vabbè, rispondiamo.

"A: Zlatan

Se proprio mi devo fidare... Vabbè, ci vediamo dopo allora"

-Shà ma con chi stai messaggiando?- mi ripresi dal mio mondo e tornai a quello reale, però cacchio se ero diventata rossa
-Ehm, messaggi della Vodafone, lascia stare-
-Se se, come no-
-Eh, non crederci!- ma infatti non ci doveva credere,ma queste sono cose apparte.

-Allora, questo lo finisco io e quei due te allora?- mi domandò mentre tirava verso se il foglio col disegno
-Sì dai, questi li faccio io che sono più complicati-
-Ok, buon lavoro-

Trascorrendo tutta la mattinata a finire i disegni mentre scherzavano e ci prendavamo in giro

-Ammazza se è bello!- anche se faceva computer grafica, aveva una mano d'oro
-Ma taci, guarda come ti sono venuti i tuoi!- e infatti, erano venuti molto bene
-Eheh, modestamente...- e ridemmo entrambe,
-Senti, vuoi venire al campetto oggi?- gli chiesi mentre ero appena fuori dalla porta
-No oggi non me ne va proprio, sono stanca Shà- si vedeva che non era proprio al suo solito cento per cento
-Vabbù, sarà per la prossima, fa niente-

Ci salutammo e io tornai a casa, si era fatto mezzogiorno e tre quarti.

Feci pranzo, poi andai a prendere le cose per andare a giocare, però presi i guantoni ugualmente, non dovevano mai mancarmi.

Andai al parco a piedi, oltre a non essere molto lontano ero anche in anticipo.

Raggiunto il campetto, già sentivo qualcuno che palleggiava, e quel "qualcuno" sentendo chiudere la porta degli spoiatoi avvicinandosi alla porta mi disse
-Muoviti.-
E io facendo la prepotente gli dissi
-Oh, con la calma eh-

"Est le vôtre?"||•Zlatan Ibrahimovic•||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora