"Quando, inviso alla fortuna e agli uomini,
in solitudine piango il mio reietto stato
ed ossessiono il sordo cielo con futili lamenti
e valuto me stesso e maledico il mio destino:
volendo esser simile a chi è più ricco di speranze,
simile a lui nel tratto, come lui con molti amici
e bramo l'arte di questo e l'abilità di quello,
per nulla soddisfatto di quanto mi è più caro:
se quasi detestandomi in queste congetture
mi accade di pensarti, ecco che il mio spirito,
quale allodola che s'alzi al rompere
del giorno
dalla cupa terra, eleva canti alle porte del cielo;
quel ricordo del tuo dolce amor tanto m'appaga
ch'io più non muto l'aver mio con alcun regno"{questo non è un sonetto di amor cortese, ma il caro, vecchio, e puccioso Shakespeare, al quale faccio anche riferimento poco più giù, col santo ed il pellegrino, preso ovviamente da Romeo e Giulietta }
Era oramai giunto il sole da tempo, e già si avviava a raggiungere lo zenit, quando i servitori, affaccendati per il pranzo imminente, iniziarono a dimandarsi seriamente che vi facesse l'cavaliere degli Hale seduto sul lerciume degli scalini.
Poiché erano ore che sedeva, messer Derek, con le ginocchia piegate, l'avambracci su di esse, le mani che sostenevano il suo volto.Mani che appen la sera prima s'eran macchiate di quel sangue, mani che ancora erano scure, mani che con il loro nero avevan impresso la pelle di quell'angelo. Tenea gli occhi chiusi, le gote ruvide di barba parean addirittura umide, seppur mai sarebbe arrivato a mostrarlo a qualcuno, le labbra morse e martoriate da denti che parean voler punirle, poiché quelle labbra avevano saggiato ciò che non era loro concesso, avevano marchiato il loro peccato su quella pelle bianca, su quella pelle che avrebbe dovuto essere baciata sol da Dio.
E seppur fosse in mezzo a folle, seppur fosse sotto il sole, seppur anche suo fratello, dall'alto delle sue stanze e della sua illusoria superiorità, potesse vederlo, null'altro sapea far che premer l'occhi chiusi, imponendogli un silenzio che si rifiutavano di rispettare.
Poiché quegli occhi, quegli occhi da cui era nato il primo peccato, quell'occhi che non portan l'amore al cuore, come gli parea di aver letto in una di quelle poesie, quell'occhi che portan solo dannazione, che incatenano le loro prede invitandole all'inferno, per danzar con loro, quegli occhi volean tornar al sangue su quelle lenzuola bianche, su quella pelle bianca, su quell'anima bianca. Quegli occhi pretendevan di porlo davanti alle lacrime miste allo sperma, miste al sangue, miste a quella purezza, quella purezza che parea aver portato via, preso dalla foga, preso dalla paura che potesse contagiar anche lui.
Perché quella purezza lo aveva coperto, anch'egli, e ora più che mai ricordava quanto calda fosse quella copertura, quanto fosse delizioso addormentarsi col calor che suscitava in lui la consapevolezza d'esser in Grazia di Dio, di non aver peccato in alcun modo, di non aver donne e cavalieri e fanciulli sulla coscienza. Di poter socchiueder l'occhi e non dover ricordare di come avesse rubato, tirato via, quella purezza a qualcun altro.Qualcuno che, seppur sembrava impossibile, l'aveva offerta anche a lui, quella sua stola, disposto anche a dividerla, pur di far sentir a lui quel calore che avea preferito gettar via, spaventato come un bambino, e che ora ben sapeva di non poter sentir mai più su quella sua vecchia pelle dura, macchiata di lacrime e di sperma e di sangue.
Poiché davvero Stiles parea volerlo portar verso la sicurezza di una redenzione, offriva lui labbra che eran disposte a levar il peccato dalle sue, si offriva come la statua di un Santo, che ascoltava lui pellegrino, e cancellava ogni suo peccato, se quel pentimento e quell'Amore nel cuore era sincero.
Poiché era questo, quello che l'cuor di Derek suggeriva, in quel momento, quel cuore bistrattato e appesantito da peccati e colpe, soffocato da un'indifferenza al bene che pare impossibile persino a Satana. Questo cuore, che ancora non stanco di cercar uno sbocco, in quei giorni era stato alleggerito, in quei giorni sembrava aver ripreso a respirare, e aveva anche osato suggerirgli che in quel ragazzo sentiva una speranza. Che voleva donarsi, aprirsi al ragazzo, che sentiva di poter esser accolto con cura da quelle mani delicate, che sentiva di poter esser viziato da quelle labbra piene, dalle parole di poeta che promettea di dedicargli.
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Io dico che anche il nostro è amor cortese
FanfictionErano tempi duri, si usava dire. Tempi in cui le campagne brulicavano di briganti, e le coste di pirati. Tempi in cui l'autorità era al più forte, e la giustizia era ormai sparita. Tempi in cui i cavalieri dal cuor distrutto in gioventù giaravan fi...