Capitolo III- La un po' meno nobil dama

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S'era ormai ben lontani dalla taverna 'ove avean consumato il pasto, ed il sole stava già cominciando a farsi più caldo, calando verso l'orizzonte.
Messer Hale avanzava di buon grado, mentre l'giovine lo seguiva, un po' perplesso.

Il pensier che egli dicesse il vero neanche lo sfiorava, poiché in lui, il suo animo, riusciva a trovare bontà e giustizia, e ben si fidava del suo giudizio inesperto.
Era forse per modestia che si era dichiarato così meschino? O voleva forse valutar la forza d'animo dell'altro?
E cosa dovea fare lui, in tal circostanza?
Doveva esser fedele al suo spirito, od ad il suo padrone?
E tutto ciò risuonava nella sua mente, e tintinnava, richiamando versi nuovi, rime, e le sue mani smaniavan per poter scriver ancora, mirando con attesa la sosta, per la notte.

Derek, dal canto suo, avanzava innanzi, l'occhi fieri e la postura composta.
Gli parea quasi di respirar il dubbio di Stiles, la sua paura, e la sua incertezza.
E sebben trovasse tutto ciò estremamente divertente, ed il tutto riscuoteva un po' l'apatia delle sue giornate, spesso tutte uguali, doveva ricordar a se stesso di chi fosse nipote il tale, e a chi tornasse, una volta finita la sua ventura, ed imponendosi di non esagerar, non troppo.

Fu poi il momento per il destrier di Stiles di farsi insofferente, ormai stanco. Si agitava, ed il giovane riusciva a malapena a tenersi in piedi, figurarsi a sostenere il passo sostenuto dell'altro.

"Messer Derek, Messer Derek! La... Ti prego, possiam fermarci? Il mio cavallo non vol saper d'andar avanti, ed io non riesco a tenerti il passo."

Ma Derek era ben troppo assorto nei suoi pensieri, nelle sue imposizioni, per poter risponder in modo consono, così che si girò, con muso duro.

"Non è affar mio se non vi hanno mai insegnato a dominar un cavallo ribelle. Or dovete avanzar per forza, poiché non ho intenzione alcuna di aspettare un inesperto bambino come voi."

La faccia di Stiles si fece buia, imbarazzata ed anche un po' adirata per il commento del cavaliere, ma restò silenziosa, spronando ancora il suo cavallo che, vecchio e sfinito, dava segni di cedimento.

Ma fu solo nel bel mezzo di un boschetto, quando il destriero scaraventò di sotto il suo fante, che Derek prese sul serio la situazione.

Scese agilmente dal suo, di cavallo, e si precipitò vicino al ragazzo, sebben non ci volle nulla a constatare che, effettivamente, stava bene.

Il destriero invece, Rosco parea si chiamasse, s'era accovacciato ad un bordo del sentiero, soddisfatto, e già era con la testa china, addormentata.
A nulla serviron le prepotenze di Derek, e le sue mal parole, poiché il cavallo sembrava quasi morto, lì.

"Non v'è altro verso. Lasciamo questo vecchio caprone qua, e tu monterai per poco sul lo mio destriero, finchè non giungeremo al primo paese, dove comprerai un cavallo si spera migliore."
"
Me ne duole, Messer Derek, ma io non mi moverò di qui senza questo cavallo. Non avrò cavalcato a lungo, nella mia vita, ma in ogni cavalcata costui era al mio fianco. La mia cara madre, oh..." disse segnandosi "Sia pace all'anima sua, amava molto questo suo cavallo, donatole in gioventù. E sono stato io ad averlo voluto qui con noi. Quindi non mi muoverò senza di lui, od almeno senza saperlo in qualche luogo maggiormente sicuro."

E Derek avrebbe ben volentieri sfilato la spada, per poter trafigger l'cavallo e per poter poi dire che era andato in un luogo maggiormente sicuro, ma non tanto per pietà, ma per evitar rogne pesanti, si trattenne, limitandosi a guardar male il ragazzo.

Io dico che anche il nostro è amor corteseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora